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Al di là delle apparenze, e delle intenzioni di Grillo che si dice pronto a governare, il Movimento 5 stelle mostra i muscoli ma non sfonda. Perché se è vero che i pentastellati prenderanno quasi sicuramente Roma - la città più importante - e che se la giocheranno a Torino, è altrettanto vero che in quasi tutti gli altri Comuni le stelle grilline non brillano. Sono fuori dai giochi a Napoli e sono fuori dai giochi a Milano. Ma soprattutto sono fuori dai giochi a Bologna, dove a correre per la poltrona di sindaco cera un tale Massimo Bugani, consigliere comunale uscente, amico/socio/consigliori di Davide Casaleggio e volto storico del Movimento. Nel capoluogo emiliano, da sempre considerato patria del grillismo, lM5s non va oltre il 16,6 per cento. E così, al ballottaggio con Virginio Merola (Pd) ci sarà Lucia Borgonzoni, candidata della Lega e di Forza Italia. Discorso diverso a Ravenna e Rimini, invece, dove i pentastellati hanno proprio rinunciato alla competizione. «Dobbiamo essere onesti con i cittadini: non chiediamo un voto per una lista per cui non siamo pronti, continuiamo a lavorare per essere pronti la prossima volta», aveva spiegato poco più di un mese fa Luigi Di Maio. Erano pronti invece a Salerno, dove il candidato Oreste Agosto aveva sì ottenuto lincoronazione dallassemblea cittadina ma anche la scomunica dal Blog dopo poco tempo. Risultato: nessuna lista neanche nella città campana. Come del resto a Caserta e a Latina.Il successo storico, dunque, riguarda per ora solo Roma e Torino, dove due donne completamente diverse sono riuscite in unimpresa straordinaria. Virginia Raggi ha letteralmente stracciato ogni concorrenza politica con 35,2 per cento, Chiara Appendino ha rovinato i sonni tranquilli di Piero Fassino, con un 30,9 per cento che al ballottaggio potrebbe trasformarsi in una vittoria inattesa. Dati che Beppe Grillo rivendica così sul Blog: «Il Movimento 5 Stelle si sta espandendo a macchia dolio. È la prima forza politica a Torino e a Roma dove ha il doppio dei voti del Pd. I risultati di Virginia Raggi e Chiara Appendino sono storici». Parole che somigliano a un sospiro di sollievo per un partito che nelle ultime settimane era finito sotto i riflettori per le vicende Nogarin a Livorno e Pizzarotti a Parma. Lo stesso comico aveva preferito non esporsi troppo in campagna elettorale, con un distacco che aveva un sapore di diffidenza nei confronti dei candidati. Tanto da commissariare Virginia Raggi, facendola affiancare da uno Staff ad hoc, ancor prima di essere eletta. «Niente di speciale, sono le regole del Movimento», hanno ripetuto allinfinito i big del partito per provare a normalizzare lanomalia romana. Peccato che a quelle stesse regole sia stata libera di sottrarsi Chiara Appendino, laspirante sindaco torinese, che senza colpo ferire si è rifiutata di firmare il contratto capestro con penale da 150 mila euro in caso di tradimento e di finire sotto tutela da parte di una manciata di commissari calati dallalto. Ma Beppe Grillo, per il momento, preferisce guardare laltra faccia della medaglia: «I candidati sindaci del Movimento 5 Stelle sono al ballottaggio in 20 comuni e ci sono già quattro nuovi sindaci a Dorgali, Grammichele, Fossombrone e Vigonovo», dice. E poi puntualizza: il Movimento «dove non è al ballottaggio come a Milano, Bologna, Napoli, Cagliari, Trieste e negli altri comuni superiori ha raddoppiato, triplicato o quintuplicato i voti rispetto alla tornata precedente». Affermazione opinabile questultima, a seconda del dato che si sceglie come termine di paragone. Alle Comunali del 2011, il Movimento 5 stelle era ancora una forza meno che marginale nel Paese, il dibattito italiano era tutto incentrato sulla dialettica tra berlusconiani e antiberlusconiani, un mondo che adesso sembra lontano anni luce. Confrontare il risultato ottenuto dallallora candidato sindaco di Milano, Mattia Calise, con quello odierno di Gianluca Corrado è dunque poco credibile. Più attendibile, anche se non sovrapponibile, sarebbe invece paragonare il voto del 5 giugno con quello delle ultime Politiche. In questo caso il successo sbandierato da Grillo sarebbe parecchio ridimensionato: a Milano, nel 2013, scelsero Movimento 5 stelle più di 121 mila elettori, alle ultime Amministrative i sostenitori del sindaco grillino hanno superato di poco le 54 mila unità. I numeri non sono mai oggettivi, si prestano sempre a interpretazioni diverse.Il dato certo è che i 5 stelle hanno ottenuto un risultato straordinario in due città importantissime. E quasi certamente saranno chiamati a governare Roma. Una prova che metterebbe in seria difficoltà chiunque, figurarsi un partito che finora ha mostrato di non sentirsi a proprio agio nella fase amministrativa. Per Di Maio, le urne hanno mostrato che «è finita la storiella del voto di protesta, degli incompetenti. È finita la macchina del fango». Ma intanto il sindaco Pizzarotti aspetta di sapere quale sarà il suo destino.