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Zanettin, parlamentare di Forza Italia
Le intercettazioni del colloquio in carcere tra Filippo Turetta e suo padre stanno facendo discutere. Purtroppo quasi tutti si sono concentrati sulle parole che Turetta padre ha rivolto al figlio, senza minimamente considerare la gravità della diffusione delle intercettazioni sulla cui utilità ai fini processuali ci si dovrebbe interrogare. L’unica voce fuori dal coro è quella del senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia a Palazzo Madama, Pierantonio Zanettin, che ha annunciato anche di aver presentato una interrogazione al ministro della Giustizia. «Prima il tabloid “Giallo” e poi i principali quotidiani – ha dichiarato Zanettin – hanno pubblicato le intercettazioni e le immagini di un incontro tra Filippo Turetta e i suoi genitori avvenuto il 3 dicembre dello scorso anno. Si tratta di materiale che fa parte del fascicolo del processo che si celebrerà davanti alla Corte di assise di Venezia il prossimo 23 settembre. Quanto accaduto fa sorgere una serie di domande che credo meritino una risposta. Per quali esigenze investigative sono stati intercettati i colloqui tra i genitori e Filippo Turetta, che è reo confesso? Chi ha diffuso le intercettazioni e le foto? È evidente che quel materiale non ha alcuna rilevanza processuale: si tratta solo di voyeurismo su sentimenti di umanità familiare. Ho perciò presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia per sapere se intenda assumere iniziative ispettive e verificare, così, possibili violazioni di legge».
Di tutt’altro tenore la posizione della senatrice di Fratelli d’Italia, Susanna Donatella Campione, membro della Commissione bicamerale sul femminicidio, secondo la quale se fossero confermate le frasi del padre di Turetta «certificherebbero quanto, come avvocato impegnato da anni in difesa delle donne e come parlamentare so purtroppo da tempo. Spesso, si cela un’educazione tossica dietro certi soggetti che poi compiono delitti come quello commesso da Turetta che non hanno niente a che vedere con il patriarcato ma con un’educazione che crea individui fragili incapaci di tollerare un diniego. La violenza contro le donne si combatte con la cultura del rispetto e con l’educazione in famiglia e a scuola, altrimenti non ci sarà norma, nè inasprimento delle pene che potranno invertire definitivamente il trend dei femminicidi».
Comprensibili le parole di Giovanni Passarotto, cugino di Giulia Cecchettin, anche restano i dubbi sulle intercettazioni e la loro pubblicazione. «Sono profondamente deluso e arrabbiato – ha scritto in una storia su Instagram Giovanni Passarotto - . Il padre di Filippo ha fallito come persona e come genitore. Anziché riconoscere la gravità del crimine commesso dal figlio, ha cercato di minimizzarlo, dimostrando una mancanza totale di responsabilità e comprensione. Questo atteggiamento vergognoso non solo manca di rispetto a Giulia e alla nostra famiglia, ma perpetua una cultura di violenza e impunità che deve essere fermata».