È la vittoria dei garantisti contro la dittatura della gogna. Chissà se sarà compresa, e se i fan del processo mediatico parleranno di bavaglio alla stampa, come sempre in questi casi. Di certo c’è che ieri pomeriggio, nell’aula della Camera, è arrivato il via libera all’emendamento Costa sul divieto di pubblicare il testo delle ordinanze cautelari.

«Un grande passo avanti a tutela della presunzione d’innocenza», lo definisce il deputato e responsabile Giustizia di Azione. Ed è vero. Perché è dai tempi della riforma Orlando sulle intercettazioni, un decreto legislativo di fine 2017, che era possibile riportare integralmente sui giornali le ordinanze dei gip. Non sarà più così: la modifica sulla quale Azione e il governo ieri hanno raggiunto l’accordo e che è poi passata a Montecitorio introduce il “divieto di pubblicazione integrale, o per estratto, del dispositivo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”.

Inizialmente la formulazione sembrava lasciare spazio all’equivoco per cui non si sarebbe potuto più scrivere degli arresti. Con il fitto scambio intercorso ieri fra Costa e via Arenula, la norma è stata precisata in modo da evitare fantasie interpretative: è il contenuto letterale e dettagliato degli atti che non potrà più finire sui giornali, ma continuerà a essere possibile, com’è ovvio, dare notizia delle misure restrittive e dei motivi che le giustificano.

È un passaggio chiave, per la politica giudiziaria del governo Meloni. Definisce la rotta del centrodestra in campo penale. Che è la sintesi fra il rigorismo (con sbandate populiste) di Fratelli d’Italia, il garantismo di Forza Italia e una certa ambivalenza della Lega, a volte schierata per il diritto di difesa ma assai più spesso “conservativa” al pari dei meloniani. Da questo mix viene fuori un’altalena ormai costante fra provvedimenti- spot come i decreti Caivano e Cutro e insperati passi avanti in direzione garantista. Come quello sancito dal voto di ieri. Che certifica anche un altro dato politico rilevante: l’asse consolidato, sulle scelte garantiste, tra Forza Italia, Azione e Italia viva. L’emendamento Costa – sottoscritto anche da Riccardo Magi (+ Europa), Davide Faraone ( Iv) e diversi deputati di centrodestra – è passato con 160 voti favorevoli, dell’intera maggioranza e, appunto, dell’ex Terzo polo e di + Europa, e 70 contrari, provenienti da Pd, M5S e Avs. «È davvero una svolta», spiega Costa al Dubbio, «è dai tempi della riforma Orlando», appunto, «che il regime di pubblicabilità delle ordinanze cautelari aveva di fatto vanificato le norme previste per tutelare la privacy e la difesa degli indagati, quelle ad esempio che imporrebbero al pm di citare solo le intercettazioni rilevanti ai fini di prova e al gip di riferirsi ai soli passaggi essenziali delle conversazioni captate. In realtà, al pm bastava inserire, nella richiesta di misure cautelari, elementi anche irrilevanti per l’accertamento del reato, tratti magari dall’informativa dei carabinieri, per compromettere l’immagine dell’indagato e fare marketing giudiziario. E nel momento in cui il giudice omette, come quasi sempre avviene, di filtrare questa valanga di particolari diffamanti, ecco che il processo mediatico è bello e servito. Mi pare importante sancire invece che gli atti dei gip non possano essere riportati dai giornali in modo testuale: diventa così illegittimo pubblicare i dettagli di un’indagine finché non si chiude la fase preliminare del procedimento». Ed è un successo politico dei garantisti, oltre che una buona notizia per il diritto di difesa.

Il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, Tommaso Calderone, aveva avvertito molto chiaramente, nei giorni scorsi, che il suo partito avrebbe votato a occhi chiusi l’emendamento Costa. Il guardasigilli Carlo Nordio aveva invece dato parere negativo sulla modifica. Una contraddizione che, per l’alleanza di governo, rischiava di diventare esplosiva. Finché ieri il ministro della Giustizia e il suo vice Francesco Paolo Sisto, anche lui di FI, hanno preso di petto la questione – di concerto con Palazzo Chigi – e hanno comunicato a Costa il loro via libera sull’emendamento, che lo stesso parlamentare calendiano aveva sottoposto a via Arenula in versione riformulata.

È stato il relatore Stefano Candiani, della Lega, a formalizzare in Aula il parere positivo. La scelta di inserire la modifica nell’ambito della legge di delegazione Ue è stata coerente, considerato che la norma sulle ordinanze cautelari integra la disciplina sulla presunzione d’innocenza, introdotta nel 2021 – sempre su iniziativa di Costa e con la regia di Sisto e Marta Cartabia – proprio in attuazione di una direttiva europea, la ormai nota 343 del 2016. E il fatto che la svolta garantista arrivi in capo a una giornata come quella di ieri, aperta dall’informativa di Guido Crosetto sulla magistratura, rende tutto ancora più “pesante”, per la politica giudiziaria dell’era Meloni.