Ci sono sempre due piani, nella giustizia. Quello ordinario, affidato all’impegno di oltre 200mila avvocati, migliaia di magistrati e un esercito di amministrativi. C’è poi lo straordinario, che ha proiezione mediatica: le riforme, i casi eclatanti e drammatici come la vicenda di Cospito, le vere e proprie tragedie che si consumano nelle carceri. Pare non esista una terra di mezzo che reclami l’impegno del guardasigilli. Ma è una ricostruzione fuorviante. E ormai le analisi circolate per alcune settimane sul cosiddetto stallo di via Arenula cominciano a sgretolarsi.

Non solo perché, come riferito negli ultimi giorni su queste pagine, si moltiplicano le attività preliminari alla presentazione dei ddl sul penale e su alcune aspetti della detenzione, sia per l’ambito minorile che per i reclusi con tossicodipendenza. Non si tratta solo si questo. Perché nei mesi trascorsi dal 22 ottobre, giorno del giuramento al Quirinale, Nordio è stato in realtà assorbito da una mole di impegni forse persino sottovalutata. Via Arenula ha infatti messo al lavoro non solo il proprio Ufficio legislativo ma tutte le risorse tecniche di cui dispone per elaborare provvedimenti e atti di normazione secondaria, meno “glamour”, meno mediaticamente spendibili, ma pure necessari per rispettare gli impegni presi con l’Europa. Al di là dei decreti legislativi che attuano le leggi delega di Cartabia sul civile e sul penale, e che sono stati emanati dall’esecutivo Draghi nella fase conclusiva del mandato, si contano qualcosa come 22 provvedimenti di diverso livello che dovranno attuare il Pnrr, innanzitutto sul versante organizzativo e infrastrutturale.

È la notevole mole di lavoro che il ministero della Giustizia ha tuttora in agenda, e che dovrà concludersi nel giro di poche settimane, per portare a compimento ulteriori step innanzitutto nella digitalizzazione della macchina giudiziaria. Ed è questo carico di impegni normativi e amministrativi che, nei giorni scorsi, ha costretto Nordio e il suo vice Francesco Paolo Sisto a battersi affinché nel decreto “Pnrr 3” fosse inserito, con un emendamento, il rinvio al 31 dicembre del termine per emanare i decreti attuativi della riforma su Csm e ordinamento giudiziario.

Nel caso del civile, la priorità è digitalizzare l’arretrato, gli atti che non hanno beneficiato della rivoluzione portata dal processo telematico. Un lavoro immane, che si svolge in parallelo con la piena implementazione del processo penale telematico: altra materia per la quale non basta certo un’attività di ordinaria amministrazione e che va definita anche sul piano normativo.

Una parte notevole del “Pnrr giustizia” riguarda, com’è noto fin dall’epoca in cui a via Arenula c’era Alfonso Bonafede, l’edilizia giudiziaria. Quella penitenziaria in particolare, con una decina di interventi di ampliamento e recupero, e altre decine di cantieri di grandi, medie e piccole dimensioni nei tribunali, per dare strutture decorose alla giustizia, spesso costretta a fare i conti con un drammatico degrado strutturale.

C’è poi il capitolo delle assunzioni. Con un doppio binario. Da una parte il reclutamento del secondo contingente di giovani giuristi nell’Ufficio per il processo, che è lo strumento più direttamente mirato allo smaltimento delle vecchie pendenze, presupposto per cogliere l’obiettivo principale, la riduzione dei tempi (del 40% nel civile e del 25% nel penale, entro il 2026), del “disposition time”. Negli “Upp” sono già entrate 8.000 unità, dovrebbero esserne ingaggiate altrettante (con prospettive di stabilizzarne una parte). Dall’altro lato ci sono le assunzioni nella pianta organica vera e propria: solo sul fronte del personale amministrativo, il Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria ha previsto, con il Piano triennale dei fabbisogni per il periodo 2023-2025, presentato a fine marzo, un totale di 9.204 nuove unità. È un ritorno ai concorsi e al rinnovo dell’organico avviato anche in questo caso già da Bonafede, proseguito con Cartabia e ora destinato ad ampliarsi in vista degli impegnativi target concordati con l’Europa

Con la rete di lavori preparatori che via Arenula ha messo in piedi, e che è destinata a tradursi anche in attività normativa, si incrocia il rapporto “politico” con i protagonisti della giurisdizione, avvocatura e magistratura. Un confronto a cui Nordio tiene molto, come ha dimostrato il tavolo sul penale aperto martedì scorso dal ministro a Ucpi e Anm. In questo quadro si inserisce l’insediamento del nuovo Consiglio nazionale forense, interlocutore decisivo per il guardasigilli, che mercoledì ha eletto il presidente Francesco Greco e gli altri vertici per il quadriennio 2023-2026. La nuova guida del Cnf continua a raccogliere messaggi di auguri dal mondo politico e istituzionale.

È stato, fra gli altri, il deputato di Forza Italia e vicepresidente della commissione Giustizia Pietro Pittalis a diffondere una nota per rivolgere «le congratulazioni a Francesco Greco, nuovo presidente del Consiglio nazionale, e un augurio di buon lavoro a tutti i consiglieri. A loro», ricorda il parlamentare azzutto, «spetterà il compito di continuare a contribuire alla stagione delle riforme sulla giustizia che il governo ha avviato. Noi di Forza Italia saremo sempre attenti alle richieste e segnalazioni che arrivano dall’avvocatura italiana e al tema della giustizia per renderla sempre più efficiente e al passo con i tempi». Un obiettivo che non consente pause nell’attività sulla giustizia, a dispetto dell’idea di immobilismo in cui nelle scorse settimane si è finito per deformare l’avvio del mandato di Nordio a via Arenula.