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«Come convincerei i no-vax irriducibili? Con una bella obbligatorietà»: è questa la ricetta di Fabrizio Pregliasco, virologo e docente all'Università Statale di Milano, per piegare le sacche di resistenza che ancora non si arrendano alla vaccinazione contro la Sars- Cov2. Appena la curva dei contagi ricomincia a salire, riemerge, quasi come un riflesso pavloviano, il tema dell'obbligatorietà vaccinale. Volendo scomodare la semantica, Pregliasco sembra cadere nel paradosso tipico dell'ossimoro: come si può convincere e contemporaneamente obbligare? In realtà è lui stesso che ammette che l'opera di persuasione è fallita, come ha raccontato all'Adnkronos: «non c'è speranza. Ci ho provato diverse volte, ho fatto riunioni in mezzo a no-vax duri e puri, ma tanto sono impermeabili e poi il dubbio tra quella quota di indecisi si instilla e quando è instillato è difficile da sradicare». Un altro metodo, forse ancora più strong, è quello proposto da Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell'Università di Padova: «ci sono persone che non si vogliono vaccinare per pregiudizio. In quel caso, penso che il miglior deterrente che ci sia è togliere la copertura sanitaria se si prendono il covid: un giorno in rianimazione costa 2500 euro, non capisco perché lo debba pagare il servizio sanitario, visto che è una decisione loro». Costringere e minacciare possono essere strade giuste da percorrere? Il tema è complesso: si tratta del solito bilanciamento tra la libertà individuale e la salute collettiva. Forse la questione si potrebbe dirimere guardando ai numeri: come ci disse qualche intervista fa Antonio Clavenna, capo dell'unità Farmacoepidemiologia dell'Istituto Mario Negri, « i no vax veri e propri, quelli che rifiutano ogni tipo di vaccinazione anche in maniera pregiudiziale, sono una minoranza, meno del 3% della popolazione. Altri studi dicono addirittura che sono l'1%, anche se sono molto rumorosi e hanno anche una attenzione mediatica molto alta». Quindi forse si tratta di una percentuale che incide poco sull'intera campagna vaccinale e comunque esperimenti di psicologia sperimentale hanno evidenziato che le cosiddette “informazioni correttive”, cioè quelle atte a contraddire le credenze delle persone che sono radicalmente contrarie ai vaccini rinforzano i “loro bias cognitivi”, i loro pregiudizi, e non risultano utili nella comunicazione con una parte degli oppositori integralisti. Bisognerebbe quindi, invece, concentrarsi su quella fascia di popolazione che, pur non assumendo un atteggiamento pregiudiziale contro i vaccini, tuttavia nutre qualche timore e dubbi legittimi soprattutto sulla sicurezza. Con loro il dialogo risulta essere efficace. Forse il metodo Macron potrebbe essere più pervicace? Sono arrivate quasi un milione di prenotazioni infatti in un giorno dopo l’annuncio del presidente della Repubblica francese sull’obbligo di esibire il pass sanitario, già da inizio agosto, per poter accedere ai caffè, ristoranti, centri commerciali, come anche aerei, treni, pullman di lunga percorrenza e strutture mediche della Francia. Questa soluzione tiene banco da ieri e sembrerebbe trovare il consenso anche del nostro commissario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, che al Tg2 Post ha dichiarato: «Concordo con Macron sul fatto che la vaccinazione è una delle chiavi per il ritorno alla normalità. Per convincere gli ultimi irriducibili utilizzare il green pass per questo tipo di eventi potrebbe essere una buona soluzione. Potrebbe essere anche una spinta per la vaccinazione». D'accordo anche il consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, Walter Ricciardi, che avrebbe già suggerito la possibilità di rendere vincolante in Italia il green pass, non solo per gli spostamenti, ma anche per altre attività. Sul punto dal Ministero della Salute hanno fatto sapere che «sono in corso valutazioni complessive su tutti gli aspetti di controllo della pandemia, e l’utilizzo del green pass è uno di questi». Il nodo potrebbe sciogliersi già nei prossimi giorni, visto che tra la fine di questa e l'inizio della prossima settimana è in programma un tavolo tecnico per valutare il da farsi alla luce della situazione epidemiologica venutasi a creare con la variante Delta. Tuttavia, parallelamente, la Francia è pronta ad adottare anche misure molto più severe per quanto concerne il personale sanitario: chi non si sarà completamente vaccinato entro il 15 settembre non potrà più lavorare e non verrà più pagato, ha riferito il ministro della Salute francese, Olivier Véran. Resta il fatto «ogni decisione sull’obbligatorietà della vaccinazione spetta ai Governi nazionali», ha dichiarato Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione europea, nel corso del briefing quotidiano di ieri. Per esempio, benché la Germania sia ancora lontana dall’obiettivo di avere l’85% dei vaccinati tra i 12 e i 59 anni, la cancelliera Angela Merkel ha confermato di non avere nessuna intenzione di rendere obbligatoria la vaccinazione anti-Covid.