La nascita di un Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina è sempre più vicina. Durante i lavori preparatori, svoltisi a Leopoli nella “Giornata dell’Europa”, è stata definita l’istituzione, che avrà come base un accordo tra l’Ucraina e il Consiglio d'Europa. A suggellare l’importante iniziativa è stata la “Dichiarazione di Leopoli” di qualche giorno fa, che ha impegnato la Commissione europea, il Consiglio d’Europa e alcuni Stati - una quarantina - della coalizione internazionale che sostiene Kyiv.

Il Tribunale speciale avrà il potere di indagare, perseguire e processare i leader politici e militari russi responsabili del crimine di aggressione contro l’Ucraina. Sarà il Consiglio d'Europa a predisporre il quadro necessario per istituire l’organo giudicante, con giurisdizione detenuta dall’Ucraina. Le autorità nazionali ucraine potranno deferire le indagini e i procedimenti penali nazionali in corso, relativi al crimine di aggressione, al procuratore del Tribunale speciale. Anche le prove raccolte dall’Icpa ( International centre for the prosecution of the crime of aggression), ospitato presso Eurojust, saranno trasmesse, se opportuno, al procuratore del Tribunale. È inoltre prevista la presenza di giudici internazionali per assicurare il rispetto delle garanzie procedurali e del diritto internazionale nei procedimenti che si instaureranno.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di un passo necessario per assicurare alla giustizia i responsabili della guerra di aggressione scatenata dalla Russia nel febbraio di tre anni fa. «Celebrando la Giornata dell’Europa – ha affermato -, ci avviciniamo alla giustizia per il popolo ucraino. Sosteniamo pienamente il Tribunale speciale, affinché chiami a rispondere i responsabili dell’atroce crimine di aggressione contro l’Ucraina. Il popolo ucraino merita giustizia e faremo tutto il possibile per garantirla. L’Unione europea è impegnata a garantire la piena responsabilità per il crimine di aggressione commesso dalla leadership russa, nonché per tutti i crimini e le atrocità internazionali commessi in Ucraina».

Va ricordato che una serie di attività furono avviate neanche un mese dopo l’operazione militare speciale ai danni dell’Ucraina. Eurojust ha supportato la creazione di una squadra investigativa comune attualmente composta dall’Ucraina, da sei Stati dell’Ue, dalla Corte penale internazionale e da Europol. Nel novembre 2022, la Commissione europea aveva presentato agli Stati membri diverse opzioni per garantire l’accertamento delle responsabilità per il crimine di aggressione contro l’Ucraina.

Silvana Arbia, già Prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, riflette su alcuni aspetti legati all’istituendo Tribunale speciale, che avrà il mandato di perseguire e punire il crimine di aggressione. «I processi che riguarderanno imputati con ruoli di leader – dice al Dubbio Arbia -, possono svolgersi in contumacia con facoltà degli imputati di chiedere, all’atto della loro comparizione, la riapertura del processo. Gli individui che godono delle immunità nel loro Paese non sono perseguibili fino a quando rimangono in carica. Si prevede la conclusione di una convenzione con la Corte penale internazionale per definire la cooperazione tra le due giurisdizioni, riconoscendosi il primato della Cpi, nei casi in cui quest’ultima proceda contro individui sui quali opera anche il Tribunale speciale».

Arbia si sofferma sul pragmatismo del Consiglio d’Europa: «Credo che, al di là del risultato politico sulla creazione di un Tribunale speciale per perseguire e punire l’aggressione della Russia, l’entrata del Consiglio d’Europa in questioni cruciali sia di particolare importanza e dovrebbe essere valorizzata al massimo. Il Consiglio d’Europa rivela una strategia che manca nei programmi dell’Ue e pragmaticamente tratta la crisi in Ucraina innanzitutto come una crisi europea per la soluzione della quale non bisogna attendere l’intervento di organizzazioni e meccanismi internazionali agenti a livello mondiale come l’Onu». Attenzione però a non svilire quanto già esistente. «Trattandosi di politica criminale internazionale e del crimine di aggressione in particolare – aggiunge l’ex Prosecutor del TPIR -, non si può facilmente creare un sistema di giustizia penale internazionale per uno Stato europeo senza cercare di rafforzare l’operatività, l’efficienza e l’efficacia delle istituzioni internazionali come l’Onu e il suo organo giurisdizionale, la Corte internazionale di giustizia, e la Corte penale internazionale. Quest’ultima è sottoposta a tentativi di grave discredito da parte di Paesi influenti, a partire dagli Stati Uniti».

Silvana Arbia riflette sul ruolo della Corte penale internazionale negli scenari che potrebbero delinearsi. «L’esercizio – conclude - della giurisdizione della Cpi sul crimine di aggressione può e deve essere semplificato e gli Stati parte dello Statuto di Roma devono attivarsi a tal fine. La repressione del crimine di aggressione, che trova il suo fondamento giuridico nella Carta delle Nazioni Unite, non può essere attuata selettivamente, perché ogni aggressione, in ogni parte del mondo, minaccia la pace e la sicurezza a livello globale. Diversamente si alimenta la critica rivolta all’Occidente di usare un doppio standard nell’affrontare il problema dell’impunità di crimini gravissimi di rilevanza internazionale. E questo è un rischio da non ignorare».