In questi giorni di reati universali per la maternità surrogata e di mancate trascrizioni spesso si suggerisce che esiste un’ottima alternativa: l’adozione in casi particolari. Ma è vero? Vediamo cosa significa e che cosa prevede.

Intanto è in genere una soluzione proposta alle coppie dello stesso sesso per colmare la mancata trascrizione, ma quei certificati di nascita dovrebbero essere trascritti nell’interesse dei figli. Poi, come vedremo, è una procedura lunga e il cui esito è incerto. Che cosa succede se dei due genitori solo uno è del tutto genitore, cioè legalmente riconosciuto? L’ho chiesto a Gianfranco Goretti che con Tommaso Giartosio ha due figli.

“In caso di morte del genitore legale, se c’è un testamento o ci sono delle testimonianze di parenti e amici, un giudice potrebbe riconoscere il legame socialmente costruito con l’altro genitore e dovrebbe nominare un tutore per poi far adottare l’orfano – che è tuo figlio. Altra questione: gli ospedali. Nostro figlio Andrea – io sono il genitore legale – è allergico alle vespe e una volta è stato punto e l’ho portato al pronto soccorso. Poi per almeno 7 anni, una volta a settimana e poi a scalare sempre meno frequentemente, ha fatto delle punture di sensibilizzazione per consentire all’organismo di reagire senza avere una reazione allergica. Questo intervento si fa in day hospital e solo autorizzando il ricovero e il rilascio – che può fare il genitore legale. Sono azioni invasive e non consentono deleghe. Se in tante altre circostanze siamo andati avanti con le deleghe – per la scuola, per esempio – in questo caso l’altro padre non avrebbe potuto fare niente. Un’altra cosa non delegabile è la morte”.

Se non bastasse questo, ci sono le questioni legate al riconoscimento di tutti gli affetti, della eredità e del resto della famiglia. “Le mie sorelle non erano nulla per Lia – la nostra prima figlia che non è mia geneticamente”. Come i figli naturali di un tempo, con meno diritti e senza legami parentali. “Siamo andati avanti così per tanti anni. Poi c’è stato un caso di adozione speciale nel 2015. Che non era un strumento apposta ma ‘forzato’, ossia la legge non la prevede per le coppie dello stesso sesso ed è solo in base alla giurisprudenza che è possibile rimediare almeno in parte ai mancati diritti”.

L’altro aspetto di cui si parla poco è che per avviare questa procedura ci vuole il consenso del genitore legale e poi ci sono una serie di cose da dimostrare. “L’avvocato fa l’istanza e dal tribunale dei minori parte lo stesso tipo di macchina per andare a vagliare se una famiglia che vuole adottare è adatta. Quindi l’Asl attiva un percorso di osservazione degli aspiranti genitori: i colloqui con gli assistenti sociali, con gli psicologi, vengono a vedere la casa. È il protocollo. Dopo una serie di incontri che sono a discrezione dell’Asl – possono durare 4, 5 o 6 mesi – viene mandata una relazione al tribunale, il tribunale sente i genitori e se abbastanza grande anche il bambino. Può volerci molto tempo: 2 o 3 anni se tutto va bene, ma possono esserci anche intoppi burocratici, ritardi dovuti a errori. È un meccanismo complesso e costoso: almeno 3-4 mila euro”.

E poi c’è l’incertezza. Perché c’è un giudice che può decidere che non sei adatto, non è una procedura automatica, ma passa attraverso dei gradi di giudizio e una perizia. E potrebbe non andare bene.

“Dopo quel caso del 2015, abbiamo deciso di provarci. Nel frattempo si discuteva delle leggi civili e c’era la stepchild adoption che avrebbe forse abbreviato i tempi e reso la procedura più sicura. Noi abbiamo aspettato che l’adozione speciale si consolidasse per provarci. Abbiamo usufruito e interpretato una norma. È stato un esperimento, poi molti giudici si sono convinti che fosse una via percorribile. Noi abbiamo incontrato persone molto attente, ma ti rendi conto di quanto è umiliante spiegare a sconosciuti la tua famiglia, dimostrare che sei un buon genitore, ogni volta raccontarti e giustificarti. Esporre la tua vita privata e convincere gli altri. Dopo 15 anni che sei padre ti ritrovi davanti a persone che devono darti la patente di genitore. Ma se nel frattempo ti separi tutto si ferma. Perché il consenso del genitore legale è una condizione necessaria. Se il genitore legale non vuole non c’è niente da fare – anche se ha dato il consenso alle tecniche riproduttive”. E questo è un altro aspetto surreale: la legge 40 alle coppie etero impone la genitorialità, nessuno ci può ripensare (giustamente). “Nelle coppie di donne non solo non lo impongono ma lo ostacolano. E quando vuoi assumerti la tua responsabilità genitoriale, devi adottare e ci deve essere il consenso dell’altro genitore. E siete stati dall’inizio genitori insieme, ma non per la legge”.

E l’unica differenza è l’orientamento sessuale, che non c’entra niente con l’essere un buon genitore o no. La legge 40 stabilisce che può accedere alle tecniche solo una coppia eterosessuale, non una coppia di donne né un single. Quindi quell’obbligo non vale per tutti.

“È falso quindi quello che dice Eugenia Roccella, cioè che si diventa genitori per biologia o per adozione, perché lo si diventa anche dopo una eterologa – quindi per consenso, avendo assunto la responsabilità all’inizio del percorso. Uno dei due non ha un legame biologico e non deve adottare il proprio figlio. Firmano un consenso per le tecniche e sono genitori”. Ma questa possibilità è riservata, appunto, solo alle coppie eterosessuali. “Noi abbiamo fatto due figli insieme e per anni è stato solo uno di noi a essere genitore”.

È difficile capire come sia possibile non garantire i diritti ai bambini. “Io ho paura che si stia diffondendo l’idea che si stia facendo giustizia per questi bambini, perché noi abbiamo violato il loro diritto di avere un padre e una madre”. D’altra parte come non ricordare “meglio in Africa che con due genitori gay” – ed era Rosy Bindi, mica Almirante.

Insomma, l’adozione in casi particolare non è una alternativa alla trascrizione automatica e immediata – che è l’unico mezzo per garantire davvero i diritti dei figli (prima che di quelli dei genitori). E bisognerebbe almeno smettere di mentire.