DONNE IN PIAZZA

In Iran dilaga la protesta delle donne contro il regime degli ayatollah: sono in piazza da giorni per ricordare e chiedere giustizia per Mahsa Amini, la 22enne arrestata la scorsa settimana a Teheran dalla polizia religiosa e poi morta in ospedale. «Giustizia per Mahsha» In Iran dilaga la protesta contro gli ayatollah

Migliaia di donne in piazza dopo la morte della giovane arrestata dalla polizia perché “non portava bene il velo”. Uccisi 5 manifestanti

L’ACCUSA DEGLI “AGENTI MORALI” DI TEHERAN: NON INDOSSAVA CORRETTAMENTE IL HIJAB. I FAMILIARI: «L’HANNO PESTATA»

In Iran dilaga la protesta delle donne contro il regime degli ayatollah, in piazza da giorni per ricordare e chiedere giustizia per Mahsa Amini, una donna ragazza di 22 anni abitante nella città occidentale di Saqez arrestata la scorsa settimana a Teheran dalla polizia religiosapoi morta in ospedale dopo aver trascorso tre giorni in coma. Le autorità hanno parlato di infarto, ma in pochi hanno creduto a questa versione, tanto più che la giovane aveva subito diverse percosse durante l’arresto. Il bilancio delle manifestazioni inizia a essere pesante: 5 morti e centinaia di feriti.

Mhasha si trovava in compagnia di suo fratello durante una visita nella capitale quando è stata fermata con l’accusa di aver infranto la legge, introdotta nel 1979 con la rivoluzione khomeinista, che impone alle donne di coprirsi i capelli con un hijab, velo, e le braccia e le gambe con abiti larghi. Sembra che il suo velo non fosse indossato in maniera corretta.

Portata in un centro di detenzione e caduta a terra improvvisamente e successivamente caduta in coma.

La polizia ha negato che sia stata maltrattata dichiarando che la donna e stata colpita da un «improvvisa insufficienza cardiaca.» Una circostanza negata nettamente dalla sua famiglia che ha descritto Mahasa in perfetta salute. Un tentativo maldestro forse per coprire qualcosa che è successo durante la detenzione ma che ora ha travalicato i confini dell’opinione pubblica iraniana.

Sulla vicenda infatti è intervenuto anche l'Onu. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Nada Al- Nashif, ha riportato alcune segnalazioni secondo le quali Amini è stata picchiata con un manganello da agenti di polizia e che la sua testa è stata sbattuta contro uno dei loro veicoli. Secondo Al- Nashif «la morte di Mahsa Amini e le accuse di tortura e maltrattamenti devono essere prontamente, imparzialmente ed efficacemente indagate da un'autorità competente indipendente.» Che si tratti di un caso tale da mettere in imbarazzo evidente il governo lo dimostra il fatto che un assistente della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ha fatto visita alla famiglia lunedì promettendo «che tutte le istituzioni agiranno per difendere i diritti che sono stati violati.» Lo stesso presidente iraniano Ebrahim Raisi ha ordinato un'indagine e si è impegnato a perseguire il caso.

Nel 2014, le donne iraniane hanno iniziato a condividere foto e video di se stesse mentre si facevano beffe pubblicamente delle leggi sul hijab come parte di una campagna di protesta online chiamata My Stealthy Freedom.

Da allora sono nati altri altri movimenti, tra cui White Wednesdays e Girls of Revolution Street. Ma mai le autorità hanno concesso libertà su questo piano, anzi hanno stretto ancora di piu la vite repressiva portando in carcere molte attiviste.

La morte di Mahasa Amini però questa volta ha scatenato qualcosa di più grande, secondo Hengaw, un'organizzazione con sede in Norvegia che monitora i diritti umani nelle aree a maggioranza curda, 38 persone sono rimaste ferite sabato ( giorno del funerale) e domenica quando la polizia antisommossa ha sparato munizioni vere, proiettili di gomma e gas lacrimogeni durante le proteste a Saqez e Sanandaj, la capitale della provincia del Kurdistan.

Il gruppo ha poi riferito che tre manifestanti sono stati uccisi in scontri con le forze di sicurezza lunedì, uno a Saqez e altri due nelle città di Divandarreh e Dehgolan, mentre i disordini si intensificavano. In precedenza aveva riferito della morte di un secondo uomo a Divandarreh rivelatosi invece in condizioni critiche in ospedale. Ma le proteste sono arrivate con forza anche a Teheran. Qui gli studenti di diverse università hanno marciato nel fine settimana per chiedere lo scioglimento della polizia morale. Le donne sono state filmate mentre si toglievano il velo e gridavano «morte al dittatore» riferendosi riferimento alla Guida Suprema. Altri hanno gridato «giustizia, libertà, no al hijab obbligatorio.»