Ennesima fumata nera, ieri, per la tanto attesa nomina del nuovo presidente del Tribunale di Milano. Dopo una settimana di discussioni, la Commissione per gli incarichi direttivi del Csm non solo non è riuscita a fare la sintesi su un nome condiviso, ma neppure ha provato a proporre al Plenum una rosa di candidati. Tutto rinviato. L'ufficio giudiziario, uno dei più importanti, è senza una guida da maggio dello scorso anno e il ritardo nella nomina pare essere dovuto a “tensioni” fra le correnti.

Per cercare di “neutralizzarne” il potere, prima ancora che esplodesse il Palamaragate, il Movimento5stelle, allora partito di maggioranza relativa, nel 2018 aveva previsto il “sorteggio” dei componenti togati del Csm. Tale proposta, però, non venne inserita nel successivo contratto del governo gialloverde e, terminata l’esperienza del Conte uno, finì nel dimenticatoio, disconosciuta dallo stesso ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede.

Esploso il Palamaragate a maggio del 2019, il Guardasigilli pentastellato annunciò allora una riforma “epocale”, senza sorteggio, ma con modifiche ai collegi elettorali. Con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, la neo ministra della Giustizia Marta Cartabia cambiò tutto, incaricando una Commissione di esperti, presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani, di elaborare un testo che mettesse finalmente un punto alla degenerazione correntizia. I lavori della Commissione non ebbero grande successo e il testo elaborato finì in un cassetto. Si decise così di riesumare, con alcune modifiche, il testo Bonafede. La riforma Cartabia, approvata da una maggioranza quanto mai eterogenea e pur a fronte dei richiami dal capo dello Stato Sergio Mattarella, non ha però intaccato minimamente il potere delle correnti, anzi, lo ha rafforzato.

Il modello voluto dalla ministra, una sorta di Mattarellum, un maggioritario con correzione proporzionale, ha infatti premiato alle ultime elezioni le correnti più forti e strutturate, facendo passare i componenti togati da 16 a 20. Vista la situazione, in Senato è adesso ripartita la discussione sul sorteggio “temperato”, proposto dal forzista Pierantonio Zanettin e temuto dall’Anm. Il testo prevede l'elezione della componente togata tra un determinato numero di candidati, preventivamente sorteggiati dopo richiesta di disponibilità di candidatura a tutti i magistrati. Sono previsti una serie di requisiti di “sorteggiabilità” «È un male necessario», ha dichiarato il senatore Ivan Scalfarotto ( Iv). Il sorteggio “temperato”, nelle intenzioni, restituirebbe anche un ruolo ai componenti laici. La Costituzione ha previsto, infatti, che un terzo dei membri del Consiglio venga scelto dal Parlamento fra avvocati e professori di diritto, proprio per evitare che il Csm divenga autoreferenziale e scollegato dal controllo delle istituzioni democratiche. «Non mi sembra che sia cambiato nulla rispetto a prima», ha affermato l'ex laico Antonio Leone. «Leggendo in questi giorni i giornali ha aggiunto - vedo che le correnti continuano ad avere un grande peso sulle nomine».