È stato un fine settimana meno “arroventato” sulle chat della magistratura. S’è attenuata la tensione per le riforme di Carlo Nordio, anche grazie ai segnali di dialogo partiti dai vertici Anm. Le discussioni che s’erano fatte affilatissime sul presunto endorsement di alcune correnti alla linea del governo si sono dissolte nei commenti su un caso meno divisivo: la notizia della parziale riduzione dei trasferimenti che ogni anno il ministero della Giustizia assicura alla Scuola superiore della magistratura. La notizia è stata anticipata da Repubblica in un articolo on line di sabato scorso, e riguarda i “capitoli giustizia” del decreto “Pa bis”, il 75 del 2023, in Gazzetta ufficiale da giovedì 22 giugno. Ha fatto rapidamente il giro dei gruppi social utilizzati dalle toghe.

D’altra parte la portata della vicenda sembra limitata, e non pare riferibile alle coperture finanziarie che in queste ore l’esecutivo sta per assicurare alla riforma della giustizia targata Nordio. È vero che per il triennio 2024- 2026 via Arenula metterà nella casse della Scuola 8 milioni anziché 13 come avvenuto finora. Ma è anche vero che la riduzione del trasferimento non è destinata a incidere sulle attività delle sedi in cui si formano i magistrati, a cominciare dai freschi vincitori di concorso, vale a dire Scandicci e la neo-inaugurata Napoli (a Roma la Scuola ha ulteriori spazi, in prevalenza destinati all’amministrazione). Non ci saranno “traumi”, considerate le cospicue “riserve” su cui attualmente può contare l’istituzione presieduta da Giorgio Lattanzi: oltre 50 milioni di euro. Un “tesoretto” accantonato negli anni del covid, quando si è potenziato l’on line ma si è risparmiato tantissimo, ovviamente, sull’alloggio in albergo di docenti e allievi. E il “Regolamento di contabilità” della Scuola stabilisce che l’ente non possa spendere cifre superiori alle entrate previste in bilancio, ma anche che nella disponibilità annuale va conteggiato, appunto, l’eventuale “avanzo di amministrazione accertato”.

È la relazione tecnica con cui il governo accompagna il decreto “Pa bis” a specificare che, “sulla base delle evidenze contabili dell’anno 2022, risulta una consistenza di fondi relativi agli avanzi di amministrazione pari a oltre 50 milioni di euro”. Una cifra che, se pure via Arenula decidesse, per assurdo, di interrompere del tutto le erogazioni, consentirebbe alla Scuola superiore della magistratura di andare avanti per un quadriennio. Il board dell’istituzione che forma le toghe avrebbe preferito un’altra soluzione: e cioè che l’avanzo di Bilancio, gli oltre 50 milioni, fosse intaccato direttamente dal ministero, che fossero prelevate da quel tesoretto le risorse di cui via Arenula, come spiega la Relazione del decreto, ha necessità. Ma, seppure la “continuità lineare” del finanziamento sia più “tranquillizzante”, sarebbe stato impossibile destinare a via Arenula l’avanzo della Scuola: si tratta di finanze immobilizzate, la cui competenza non può che essere del Mef (in tempi di inflazione non lontana dalla doppia cifra, lo Stato non può tenere ricchezze simili ferme senza valorizzarle finanziariamente).

La Scuola della magistratura svolge attività costose, perché oltre a pagare i docenti deve fare fronte, appunto, anche al soggiorno dei magistrati che raggiungono le sedi dei corsi. A Scandicci, dove arrivano tutte le toghe di prima nomina, i cosiddetti Mot, non ci sono strutture ricettive e si deve ricorrere quotidianamente a pulmini che trasferiscano gli allievi dagli alberghi di Firenze alla Scuola. D’altra parte, via Arenula non ha mancato di riconoscere il sempre maggiore impegno richiesto dall’istituzione formativa ai propri 50 dipendenti: nello stesso decreto “Pa bis” che ridefinisce i flussi di cassa, si prevede anche uno stanziamento specifico di ulteriori 450mila euro (in gran parte provenienti ancora dalle riserve del ministero della Giustizia) per il trattamento economico integrativo destinato a ricercatori ed esperti assunti dalla Scuola. Riceveranno in media uno “straordinario” di 9.000 euro annui, esattamente il doppio rispetto al passato. Non c’è aria di recessione, insomma, per la struttura che forma giudici e pm.