«Il tema ulteriore dei test psico-attitudinali, pur non trattato dallo schema di decreto legislativo in esame, merita un supplemento di riflessione da parte della Commissione. Infatti, l'introduzione dei test citati - che pure era stata discussa in Consiglio dei ministri - non ha affatto un valore punitivo ma anzi rappresenta una valorizzazione della fondamentale funzione svolta dalla magistratura. I test psico-attitudinali sono presenti invero in molte professioni che prevedono l’esercizio di rilevanti funzioni pubbliche».

Il virgolettato è di Pierantonio Zanettin, senatore di Forza Italia e relatore, in Commissione Giustizia al Senato, dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riforma ordinamentale della magistratura. Che giovedì, dopo aver terminato di illustrare l’atto, ha rimesso sul piatto la storia dei test per i magistrati, già proposta, tempo fa, a Palazzo Chigi e respinta, allora, dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

A raccogliere l’assist è stata la presidente della Commissione, la leghista Giulia Bongiorno, che ha precisato «di essere favorevole, come spesso ho avuto modo di rappresentare, alla possibilità di introdurre test psico-attitudinali per i magistrati». Test che alla Pubblica amministrazione «fanno tutti - ha sottolineato -. Quello del magistrato è un lavoro delicato che richiede la massima ponderazione ed equilibrio, quindi cosa c’è di male se vieni sottoposto al test?». E proprio da ministra della Pa Bongiorno, nel 2019, Bongiorno aveva provato a introdurre il tema, proponendo prove in grado di valutare l’equilibrio psichico-mentale ed eventuali patologie psichiatriche delle aspiranti toghe.

Zanettin, con un passato al Consiglio superiore della magistratura, non è di certo l’ultimo arrivato in materia. «Conosco a menadito l’ordinamento giudiziario - spiega al Dubbio - e quella di inserire tra gli elementi da discutere in Commissione i test è stata una mia idea personale, che so essere condivisa dal mio partito. Per ora ho solo illustrato questa proposta, ma ho invitato tutti ad affrontare serenamente questo dibattito». Il clima sembra essere favorevole. E dalle informazioni raccolte dal Dubbio anche Fratelli d’Italia, che in Commissione non si è espressa, potrebbe dare il suo ok per far arrivare la questione al governo. Ne sono la prova la riflessione di due senatori che hanno ascoltato con attenzione l’intervento di Zanettin giovedì a Palazzo Madama. «In linea di principio siamo favorevoli alla proposta, per una serie di ragioni - spiega al Dubbio la senatrice Susanna Donatella Campione -, in primo luogo perché a questi test vengono sottoposti anche altri professionisti, quindi non vediamo preclusioni sul fatto che possano essere applicati anche alla magistratura. Anche perché è notizia di questi giorni che si rileva una carenza di preparazione tra i ragazzi che si sottopongono agli esami per diventare magistrati. Risultano meno preparati, in generale, delle generazioni precedenti. Allora perché non fare una selezione anche dal punto di vista attitudinale? La proposta è ancora solo accennata, quindi ci riserviamo di valutare bene la proposta e come il collega Zanettin ha intenzione di articolare questi test. Di certo l’idea non ci sembra peregrina». E a conferma che la maggioranza potrebbe proporre al governo in maniera compatta l’idea dei test c’è anche il commento di Sergio Rastrelli. «È una questione che stiamo approfondendo come gruppo anche sotto il profilo tecnico - spiega al Dubbio -. Personalmente sono assolutamente favorevole».

L’idea, però, era già stata rispolverata a novembre, quando il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, aveva proposto, in Consiglio dei ministri, di sottoporre ai magistrati in ingresso a prove psico-attitudinali. All’epoca, stando alle indiscrezioni giornalistiche, Nordio bocciò subito la questione tramite Antonello Mura, capo del legislativo, secondo cui era necessario un preventivo confronto con i magistrati. Ma è stato lo stesso Nordio, il giorno dopo, a rilanciare l’idea in un’intervista al Corriere della Sera: «Il test psicoattitudinale non è uno scandalo ma il tema è delicatissimo», aveva detto. In quell’intervista il ministro aveva tentato di smentire le indiscrezioni sul botta e risposta in Consiglio. «Al Cdm il provvedimento sull'ordinamento giudiziario è stato da me illustrato compiutamente e approvato all’unanimità senza interventi di nessuno. Sottolineo nessuno», aveva spiegato.

Ma a confermarle sono altre fonti, nonché l’accenno di Zanettin, nella sua relazione, proprio a Palazzo Chigi. Quel che è certo è che il tema non è distante dalle idee del ministro: «Nelle mie pubblicazioni degli ultimi venti anni - aveva aggiunto ancora dialogando col CorSera - ho scritto che questo esame è previsto per la polizia giudiziaria, e quindi non sarebbe uno scandalo se fosse esteso ai pm che ne sono i capi. Anzi a dire il vero io parlavo di esame psichiatrico». Ma «si tratta di argomento delicatissimo, che va discusso con grande pacatezza e con le interlocuzioni del Csm e degli ordini forensi».

L’idea non piace però alla magistratura. «Sembra quasi un monito - aveva commentato al Dubbio Giovanni Zaccaro, neo segretario di AreaDg -: se non fate i bravi facciamo i test». E anche Angelo Piraino, segretario generale di Magistratura indipendente, la corrente cui aderiva il sottosegretario Mantovano quando indossava la toga, sembra non comprendere molto il tema. «Mi chiedo a cosa servirebbero: siamo già la categoria di dipendenti pubblici più controllata durante la carriera - aveva commentato -. Ogni quattro anni verificano il lavoro che abbiamo fatto, se va bene possiamo continuare a farlo, se va male siamo sorvegliati speciali per due anni e se il successivo giudizio è nuovamente negativo ci licenziano. Non si tratta di essere promossi, si tratta di continuare a fare il proprio lavoro».

Le Commissioni di Camera e Senato dovranno esprimere un parere entro il 28 gennaio. E a Montecitorio il relatore incaricato di redigere il parere è Ciro Maschio, presidente della Commissione ed esponente di Fratelli d’Italia. A dare supporto a Zanettin c’è anche Italia Viva, che però sembra lanciare una frecciatina al sottosegretario Andrea Delmastro: «Giusti i test psicoattitudinali per le toghe: i magistrati decidono sul bene più prezioso, la libertà - ha commentato la deputata Raffaella Paita -. Dobbiamo essere certi che lo facciano con il giusto equilibrio. Certo, vista la cronaca degli ultimi tempi, quel test andrebbe riservato anche a certi membri della maggioranza…».

L’idea non è comunque nuova, essendo stata una vera e propria ossessione di Silvio Berlusconi: «Questi giudici sono doppiamente matti - disse nel 2003 -. Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana». Ed è per questo che nel 2006 ci aveva provato il ministro della Giustizia Roberto Castelli, che nella sua riforma aveva provato a introdurre un colloquio di idoneità psico-attitudinale all’esercizio della professione. Ma anche per via delle critiche dell’Anm, la disposizione fu abrogata con la riforma Mastella l’anno successivo.