PHOTO
Carlo Nordio, ministro della Giustizia
«Questo anniversario è carico di speranza, grazie ai processi in corso a Cavallini e Bellini, condannati all'ergastolo in primo grado. Ma anche di inquietudine, per il clima politico e culturale. Dalle parti del governo, assistiamo a manifestazioni sgradevoli di amici dei terroristi. O quantomeno in sintonia con i loro interessi. E con il ministro della giustizia, che in Parlamento ha fornito un assist ai terroristi». Così Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, in un'intervista a 'La Stampa'. «Gli avvocati del terrorista neofascista Cavallini hanno chiesto l'annullamento della condanna di primo grado sostenendo che quattro giudici popolari avevano superato il limite dei 65 anni, previsto dalla legge. E si basavano su due precedenti in Sicilia - spiega Bolognesi - Noi abbiamo ribattuto che la legge prevede il limite di età al momento della nomina, non alla fine del processo».
Nordio, «rispondendo a un question time in Parlamento, ha detto che esiste una sentenza delle sezioni unite della Cassazione favorevole alla tesi Cavallini, e questo è falso. Ma nessuno ha protestato. Nemmeno quando la Cassazione ha confermato la nostra tesi». Su Chiara Colosimo, presidente della commissione antimafia, Bolognesi afferma: «Mi ha telefonato per spiegare di non essere in combutta con lo stragista Ciavardini, ma di averlo conosciuto occupandosi di cooperative sociali. Mah. Cooperative che hanno preso milioni dallo Stato per tutelare i terroristi neri. Poi mi ha invitato a Roma. Le ho risposto: non c'è bisogno. Le chiacchiere sono inutili, vedremo i fatti».
Per il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, il ministro Piantedosi «conosce la città, sa che aria tira, quando era prefetto avevamo un buon rapporto. Mi ha telefonato. Gli faremo domande, speriamo ci dia risposte». E a chi gli chiede che messaggio si aspetta dalla premier Meloni, Bolognesi conclude: «Se ha cose chiare da dire, bene. Se sono frasi di circostanza, meglio il silenzio. Abbiamo bisogno di verità, non di spalle su cui versare lacrime».