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È un bel risultato. Un tassello nella costruzione dello Stato di diritto. Il fondo per il ristoro delle spese legali agli assolti comincia finalmente a suscitare interesse, a essere utilizzato più diffusamente. Nel 2025 cresce, fino a sfiorare il migliaio, il numero delle istanze proposte: in tutto 919, più del doppio rispetto alle domande presentate nel 2022, cioè nel primo esercizio di vigenza dell’istituto, quando si registrarono appena 362 richieste.
L’opportunità riguarda gli imputati prosciolti con formula ampiamente liberatoria, come recita la norma (articolo 1, commi da 1015 a 1020, della Manovra per il 2021, cioè la legge 178 del 2020). È il ministero della Giustizia, interpellato dal Dubbio, a fornire gli ultimi dati. Che dimostrano quanto la previsione introdotta cinque anni fa rispondesse a un principio sacrosanto, a un’aspettativa reale.
E, va detto, la “tenuta” del fondo è anche uno dei meriti da riconoscere a Carlo Nordio, a fronte degli “atti mancati” nella politica giudiziaria dell’attuale governo, in particolare sul carcere. Al guardasigilli va dato atto di aver investito sul ristoro delle spese legali agli innocenti fin dal proprio insediamento: la dotazione della “riserva”, all’inizio, era di 8 milioni, ma con la prima legge di Bilancio del governo Meloni, il ministro ha preteso e ottenuto che lo stanziamento fosse innalzato a 15 milioni. Il limitato utilizzo delle risorse, riscontrato anche nel 2023 e nel 2024, aveva fatto temere che la voce potesse essere persino soppressa, o comunque drasticamente ridimensionata. Alla fine c’è stata sì una riduzione, da 15 a circa 12 milioni, ma è niente rispetto alla parte del “tesoretto” rimasta inutilizzata anche l’anno scorso, quando sono stati erogati poco più di 3 milioni e 600mila euro.
Adesso la marcia è più spedita, fanno sapere, soddisfatti, da via Arenula. I numeri lo dicono. Rispetto al 2023, le istanze presentate sono cresciute di oltre il 30%: da 703 (diventate 783 nel 2024) ora ammontano, come detto, a 919. Non si conosce l’importo che, per l’anno in corso, sarà effettivamente erogato, dal momento che il vaglio delle domande è agli inizi. Ma è interessante, spiegano dagli uffici di Nordio, che «nel corso degli anni le somme effettivamente erogate sono cresciute insieme alle domande di accesso al fondo» e che anzi, «gli importi erogati sono aumentati in maniera ancora più evidente rispetto al numero delle istanze: le somme versate nel 2024, 3 milioni e 617mila euro, risultano pari a circa il 400% di quanto erogato nel primo anno di vigenza del fondo, quando ammontarono a un po’ meno di 951mila euro». Altrettanto significativo, fa notare ancora il ministero della Giustizia, il balzo in avanti compiuto dalla percentuale di domande accolte: all’esordio, sempre nel 2022, furono esattamente il 50%, 182 su 362. Si è passati al 72% delle istanze ammesse nel 2023 (506 su 703) e all’80% delle pratiche andate in porto nel 2024 (627 su 683).
Da qui la ragionevole aspettativa che, per il 2025, ci si possa attestare attorno alle 800 istanze accolte, in modo da avvicinarsi a un impiego del fondo pari a circa 5 milioni.
«La crescita degli importi erogati è correlata a una crescita della qualità delle istanze presentate», spiegano da via Arenula «dovuta a una serie di fattori: la pubblicazione e l’aggiornamento di dettagliate schede informative sul sito del ministero, l’introduzione di un canale di contatto specifico da parte di Equitalia Giustizia e l’attivazione del cosiddetto soccorso istruttorio».
Via Arenula punta ovviamente a una progressione continua nell’uso delle risorse destinate a risarcire gli imputati assolti. Dagli uffici del guardasigilli aggiungono: «Si possono intraprendere ulteriori misure, per favorire un’ancora maggiore partecipazione al fondo: innanzitutto, promuovere una modifica normativa sui criteri di accesso», in modo da «ritenere ammissibili tutti i pagamenti digitali o tracciabili e non solo i bonifici. Ancora, consentire la presentazione della domanda da parte dell’avvocato per conto dell’imputato assolto, come avviene, ad esempio, per la legge Pinto, semplificare la documentazione giurisdizionale e di spesa richiesta», fino a «pubblicizzare il fondo con gli attori istituzionali coinvolti, con gli Ordini professionali e, eventualmente, con gli organi di stampa».
Il Dubbio ha fatto la propria parte, fin dalla nascita dell’istituto. Ha segnalato alcuni “bug” del regolamento, come la preclusione per i giovani che, pur maggiorenni, non dispongono di reddito propri e pagano il difensore grazie all’intervento dei familiari: il Gabinetto di Nordio è stato prontissimo, va riconosciuto, nell’eliminare quel paradosso.
L’introduzione del fondo, bisogna ricordarlo, si deve all’iniziativa dell’allora responsabile Giustizia di Azione, e oggi deputato di FI, Enrico Costa. Fu lui a convincere addirittura il guardasigilli M5S Alfonso Bonafede a istituire un risarcimento, seppur entro un massimale di circa 10mila euro, per chi è inghiottito, da innocente, nella macchina del processo penale.
Non si può dimenticare, d’altronde, come l’idea, in origine, provenga dal Consiglio nazionale forense che, prima ancora del vittorioso tentativo di Costa, aveva affidato a diversi parlamentari la propria proposta di legge, in cui si prevedeva il recupero di tutte le spese legali sostenute da chi, davanti a un giudice penale, non sarebbe dovuto mai comparire. Ce n’è voluto per affermare un principio in realtà sacrosanto. E merito a chi, come Costa e Nordio, ci ha creduto e continua a crederci.