Giovanni Guzzetta, avvocato e ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma “Tor Vergata, immagino lei voti Sì al referendum. Come spiegherebbe ad un cittadino perché fare questa scelta?

Ovviamente ho un’idea su come voterò, ma non è questo il punto, perché lei non mi sta intervistando come cittadino che ha le sue idee politiche?

No, come giurista.

E allora a me in questa veste non spetta convincere nessuno. Ma cercare di essere intellettualmente onesto nel fare il mio lavoro. Che è quello di offrire elementi di riflessione sulla base delle mie limitate competenze. In questo tentativo, quello che posso dire è che siamo di fronte ad una scelta squisitamente politica che riguarda l’approvazione di una legge che, a mio parere, non presenta dubbi di costituzionalità. Peraltro, trattandosi di una legge di revisione costituzionale gli unici dubbi potrebbero essere quelli secondo cui tale revisione violi valori supremi dell’ordinamento costituzionale. Il che francamente mi pare difficilmente sostenibile, soprattutto in presenza di una giurisprudenza costituzionale che ha già affermato che, sia l’unità delle carriere, che la loro separazione, sono perfettamente compatibili con il quadro costituzionale.

Dalla parte dei contrari alla riforma si parla di questa riforma come dell’ennesimo mattone verso una deriva antidemocratica. Che ne pensa?

Sinceramente non capisco cosa voglia dire. Antidemocratico è qualcosa che va contro il principio di maggioranza. Qui mi pare che la riforma sia doppiamente soggetta all’approvazione di una maggioranza. Una parlamentare e una popolare, visto che ci sarà un referendum. Se poi, confondendo in modo preoccupante i concetti, si vuol dire che è una riforma che, pur se democratica, viola libertà o garanzie, sarebbe necessario che si dicesse a cosa ci si riferisce.

L’Anm parla di attacco alla Costituzione. Come giudica questa affermazione?

Beh, se una revisione della Costituzione è vista come un attacco, vuol dire che abbiamo perso il senso delle parole… E mi preoccupa che si usi questo linguaggio un po’ terroristico. Soprattutto in un mondo in cui gli attacchi veri, quelli con le armi, sono molto diffusi. Io credo che sarebbe più responsabile da parte di tutti lasciare che i cittadini si formino un’opinione fondata sui contenuti e sul merito. E credo che i cittadini andrebbero semmai rassicurati sul fatto che esistono garanzie, a cominciare dalla Corte costituzionale, che assicurano che le leggi fossero anche costituzionali, qualora fossero illegittime, possono essere neutralizzate dall’ordinamento.

I contrari alla riforma sostengono che dopo l’approvazione, quando la politica vedrà che il pm sarà troppo forte lo porrà inevitabilmente sotto il controllo dell’Esecutivo. Scenario possibile?

Ma io ho sentito interpretazioni di ogni tipo, l’una e il suo contrario. Sono pure congetture. Non c’è nessuna conseguenzialità giuridica o logica tra la separazione delle carriere e la temuta perdita di indipendenza dei pubblici ministeri. Ma veramente qualcuno pretende di difendere la propria legittima posizione contraria alla riforma illudendosi di convincere gli italiani che quello che esiste in tutto il resto del mondo (la separazione tra organi dell’accusa e giudici) sia l’anticamera della dittatura? Semmai la domanda andrebbe ribaltata. Quali sono le ragioni per mantenere un sistema praticamente unico al mondo? L’onere della prova spetta a tutte le parti in gioco. Anche perché non so se sia un attacco alla Costituzione, ma certamente non è un attacco ai costituenti, visto che la scelta di carriere unificate fu assunta perché all’epoca non esisteva il processo di tipo tendenzialmente accusatorio, quale esiste adesso, ormai dal 1989.

Perché sarebbe giusto sorteggiare i membri di un organo di rilevanza costituzionale come il Csm?

La domanda da porre a me, non è se sia “giusto” o “sbagliato” ma se sia legittimo o meno. Io penso che, giusto o sbagliato, sia legittimo, perché il Csm non è un organo di rappresentanza politica e dunque ci possono essere vari modi di selezionare la sua composizione.

Non ci potrebbero essere profili di incostituzionalità nella previsione normativa che prevede il sorteggio dei membri laici del Csm da un paniere però eletto dal parlamento, mentre per i togati il sorteggio è puro?

Mi pare anche questa una scelta politica. I costituenti ritenevano che si dovesse trovare un equilibrio tra estrazione interna ed estrazione esterna alla magistratura, per evitare sia la politicizzazione o la corporativizzazione di quest’ultima sia un controllo politico su di essa.

Gaspare Sturzo, membro del Comitato direttivo centrale dell’Anm, ha detto: «Con il sorteggio si vuole privare i magistrati del diritto di elettorato attivo e passivo, per responsabilità altrui. Nella storia italiana, a mio ricordo, la perdita del diritto di scegliere con il voto è stata una vittima collaterale di tangentopoli, con l’eliminazione delle preferenze. Prima, qualcosa di simile, ci riporta ai plebisciti su liste bloccate nel ‘26 e poi la selezione per censi di categoria per le nomine alla Camera dei fasci e della corporazioni». Che ne pensa?

Che non conosce la differenza tra elezioni politiche e la scelta per la composizione di un organo di alta amministrazione come il Csm. Ricordo che in Assemblea costituente qualcuno, su quell’equivoco, proponeva anche l’elezione popolare dei giudici…

Per Meloni e Nordio è una riforma che serve a ridimensionare il potere giudiziario e l’efficacia dei suoi poteri di controllo. Basti pensare alle dichiarazioni rese dalla premier sulla Corte dei Conti e a quelle del Ministro, stupito «che una persona intelligente come Elly Schlein non capisca che questa riforma gioverebbe anche a loro, nel momento in cui andassero al governo». Anche per Mantovano servirebbe per “ricondurre” la magistratura dopo le sue “invasioni di campo”. Non le sembra che le motivazioni dovrebbero essere altre?

Non mi pare che queste siano le uniche motivazioni. Il punto è che bisogna riconoscere con onestà intellettuale che l’equilibrio voluto dai costituenti è saltato da molto tempo. Questo equilibrio si fondava su uno schermo reciproco tra politica e magistratura. L’immunità parlamentare da una parte e l’indipendenza della magistratura dall’altra. Non dico che fosse il migliore del mondo e anzi penso che se ne possa e se ne debba trovare un altro. Ma mi piacerebbe che si riconoscesse che anche quella fu una scelta dei Costituenti. Mi verrebbe da chiedere se anche quello è considerato un attacco alla Costituzione. Ciò detto, io mi auguro che in tutti prevalga il buon senso e che si riesca a fare un dibattito di merito su cose che i cittadini chiedono di conoscere bene per poter deliberare con cognizione di causa. Il tema è troppo importate perché ciascuno non faccia la propria parte per evitare l’escalation dello scontro.

Come giudica queste prime settimane di campagna elettorale? Si sta facendo un buon servizio di informazione ai cittadini?

Diciamo che si può fare di meglio. Ma certamente non tutte le vacche sono grigie. Ognuno, credo, dovrebbe sentirsi responsabile del proprio ruolo. I giornalisti, i tecnici, i politici, gli opinionisti. Purtroppo la tentazione è spesso quella di fare più parti in commedia.