Nell’Aula del Senato è stato approvato con 89 sì, 18 no e 34 astenuti il ddl n. 806 recante modifiche al codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi e sistemi informatici, smartphone e memorie digitali.

Il provvedimento, che ha come firmatari il senatore di FI Pierantonio Zanettin e la presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, Giulia Bongiorno, passa ora alla Camera. Il testo, che introduce nel cpp l’articolo 254 ter, non ha subito modifiche rispetto a quello illustrato dal senatore di Fratelli d’Italia Rastrelli, così come uscito dalla commissione Giustizia. Respinti tutti gli emendamenti; nelle dichiarazioni finali hanno annunciato un voto favorevole i senatori Scalfarotto (Iv), Zanettin (FI), Erika Stefani (LSP) e Berrino (FdI).

Il senatore Scarpinato (M5S), che aveva presentato una diversa proposta sul tema, ha dichiarato il voto contrario del Gruppo, criticando la maggioranza di dare priorità a interessi particolari a discapito dell’interesse generale e rilevando alcune contraddizioni nel testo proposto, che potrebbero ostacolare la lotta alla corruzione e complicare ulteriormente il sistema giudiziario. Il dem Verini ha annunciato un voto di astensione. Il fulcro del provvedimento è prevedere che nel caso in cui nel dispositivo siano presenti scambi di comunicazioni, carteggi mail o conversazioni telematiche e di messaggistica, vada applicata la identica disciplina che riguarda le Intercettazioni.

«Abbiamo seguito da vicino i lavori della commissione, collaborando con il relatore Rastrelli e con il primo firmatario Zanettin per arrivare a un testo che riteniamo pienamente soddisfacente, equilibrato e in sintonia con l'azione riformatrice che sta portando avanti il governo – ha dichiarato il vice ministro Sisto – La nuova disciplina va nella direzione giusta: maggiore tutela dei cittadini, a partire dalla garanzia del diritto alla riservatezza costituzionalmente riconosciuto, e del riconoscimento della centralità del giudice». Zanettin ha rivendicato invece il ruolo del suo partito: « il disegno di legge in esame, di cui siamo orgogliosamente promotori, va a colmare una grave lacuna dell'ordinamento e rappresenta – io credo – un caposaldo della riforma della giustizia in chiave garantista, voluta da questa maggioranza di centrodestra, in particolare da Forza Italia, come elemento qualificante della nostra azione politica».

«Voteremo sì – ha dichiarato il senatore di Italia viva, Ivan Scalfarotto durante le dichiarazioni di voto – a questo disegno di legge sui sequestri degli smartphone. Una norma attesa per troppo tempo. Gli smartphone contengono tutta la nostra vita, e intorno a questi strumenti è necessario stabilire una rete di protezione, quella che i costituenti e i legislatori consideravano propria della corrispondenza e delle conversazioni telefoniche».

Ha polemizzato invece il dem Verini: «Vorrei segnalare un dato politico che attiene al rapporto che questo Governo, questa maggioranza, hanno con il sistema della giustizia e che – non giriamoci attorno – si è palesato con evidenza in molti dei provvedimenti che abbiamo affrontato negli scorsi mesi, dalla prescrizione all'abuso d'ufficio, dai test psicoattitudinali per i magistrati agli attacchi all'autonomia della magistratura. L'elenco potrebbe essere più lungo, perché un assillo di questo Governo sembra essere quello di indebolire l'azione della magistratura, la sua indipendenza, colpendo il principio civile e costituzionale della separazione dei poteri, o quantomeno quello di rendere più complicato, più difficile il lavoro della magistratura, soprattutto nel contrasto e nel perseguimento di alcuni tipi di reati. Questo provvedimento ne è un esempio. Detto questo, l'idea che il pubblico ministero nella sua attività investigativa venga dipinto come una figura oscura fuori controllo, che si impossessa dei dati e non vigila sulla loro divulgazione, per me è malata. Inoltre allungare i tempi prevedendo la doppia procedura di sequestro degli smartphone e dei sistemi informatici è una sorta di udienza stralcio che rischia di far disperdere in particolare il materiale archiviato in cloud. Saremmo davvero tentati di votare contro questo provvedimento, non per la sua ispirazione originaria, ma per questo pasticcio. Ma è la prima lettura, questa, e ci aspettiamo che alla Camera le proposte, gli emendamenti, gli argomenti che l'opposizione ha presentato e che qui avete bocciato possano invece conoscere un ripensamento».

Intanto nella II di Montecitorio è slittato il termine per presentare gli emendamenti al ddl Nordio, il testo che tra l’altro abroga il reato di abuso di ufficio, già approvato in prima lettura al Senato lo scorso 13 febbraio. La scadenza era prevista originariamente per le 15 di ieri. Su richiesta delle opposizioni però è stato deciso di far slittare il termine alle 15 di lunedì, 15 aprile. Da parte della maggioranza l’intenzione sarebbe quella di non presentare nessun emendamento al testo, per garantire un iter più rapido del provvedimento.