Arriva la durissima replica dell’Unione Camere penali al documento licenziato ieri durante il Cdc dell’Anm in merito alla separazione delle carriere. Scrivono i penalisti, guidati da Gian Domenico Caiazza: «l’Associazione nazionale magistrati ha licenziato un documento gravissimo. Per proporre le solite faziose e indimostrate critiche al progetto di riforma della separazione delle carriere dei magistrati, getta la maschera lanciandosi in considerazioni e idee pericolose per la democrazia e in alcuni spropositi culturali e giuridici». Ciò che desta maggiore allarme «non è tanto il merito delle osservazioni critiche rivolte alle varie proposte di legge oggi pendenti avanti la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati, che si afferma riprodurre “fedelmente la proposta di iniziativa popolare presentata dalle Camere penali”. Si tratta in larga parte di obiezioni ben conosciute, tutte caratterizzate da una capziosa faziosità, interamente volte a dimostrare ciò che il testo di tutte quelle proposte invece esplicitamente nega, è cioè la fantomatica sottoposizione del pm al potere esecutivo». Quello che realmente ha suscitato la severa reazione dell’Ucpi è che «ora anzi Anm gioca al rialzo, pretendendo di sostenere che la volontà della “Politica” sarebbe in realtà quella di sottoporre indistintamente giudici e pubblici ministeri al proprio indiscriminato controllo. Ciò avverrebbe, tra l’altro, perché nei due Csm conseguenti alla separazione delle carriere, la presenza dei componenti di parte politica è prevista come paritaria e non più minoritaria». Nel documento dell’Anm, dal titolo “Cavallo di Troia”, abbiamo infatti letto ieri: «L’Anm esprime grande preoccupazione per i contenuti dei disegni di legge in discussione dinanzi alla Commissione affari costituzionali della Camera di deputati che, nel riprodurre fedelmente la proposta di iniziativa popolare presentata dalle Camere penali nella XVII legislatura, rivelano, al di là dei propositi annunciati nelle relazioni illustrative, l’intento di assoggettare tutti i magistrati, giudici e pubblici ministeri, al potere politico». La critica dell’Ucpi alle toghe arriva anche per un altro motivo: «La seconda affermazione di inaudita gravità è l’idea della funzione difensiva come “rappresentazione di interessi privati”, che in quanto tale non ha titolo a pretendere parità rispetto alla parte pubblica, cioè al pubblico ministero. Si tratta di uno sproposito giuridico che è strabiliante dover leggere in un documento ufficiale della rappresentanza politica della magistratura italiana». Per tutto questo i penalisti auspicano che «che Parlamento, governo e forze politiche di maggioranza e di opposizione sappiano cogliere la straordinaria gravità del documento licenziato dal Cdc nazionale di Anm, sulla prospettiva della riforma costituzionale della separazione delle carriere» e si convincano «di quanto quella della separazione delle carriere sia la solo riforma davvero indispensabile per cambiare il volto della giustizia penale nel nostro Paese».