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Genova. Quello che si sono detti lo sanno solo loro ma Elly Schlein (leader del Pd), Cesare Parodi (Presidente Anm), Giovanni Zaccaro (Segretario di Area) e Rocco Maruotti (Segretario Anm) si sono ritagliati circa dieci minuti di colloquio privato (foto esclusiva del Dubbio) tra loro al termine dell’intervento della Segretaria dem al congresso di AreaDg in corso a Genova.


Un prolungato cordiale scambio di saluti? Proiezioni sul futuro del referendum sulla separazione delle carriere? Strategie comuni per fronteggiare la maggioranza? Impossibile saperlo. Apparentemente ognuno seguirà il suo percorso, evitando di appaiarsi l’uno con l’altro per scongiurare critiche di politicizzazione. Poi chi può dire cosa ci sia davvero dietro. Inevitabile che si faccia insieme quadrato contro il referendum costituzionale. Resta oltre al garbo istituzionale anche sintonia.
Sta di fatto che Schlein è stata oggi l’unica esponente dell’opposizione presente fisicamente nel capoluogo ligure: «L'obiettivo della separazione delle carriere è mettere mano ai pesi e contrappesi definiti sempre fastidiosi lacci e lacciuoli». Ha osservato la leader dem che «abbiamo visto l'insofferenza della destra verso qualunque forma di controllo, l'abbiamo vista anche in altre leggi», con la volontà di «imbavagliare la libertà di informazione, i sindacati sotto attacco ogni giorno, contro l'opposizione accusata di terrorismo».
Ma per Schlein quanto accade in Italia «non è diverso da quello che sta facendo la destra a livello globale, da Trump a Orban a Netanyahu. Si stanno cercando di indebolire i fondamenti della democrazia», con una «stampa che non sia troppo libera e un'opposizione che non sia scomoda così come i sindacati e una magistratura asservita al potere».
Da remoto è intervenuto Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, che ha lanciato un allarme: «Di fatto stiamo andando verso i regimi differenziati con una forte alterazione delle nostre istituzioni democratiche». Quella sua separazione delle carriere «è una battaglia essenziale , vitale per la democrazia» perché «la politica mira ad allungare la sua “longa manus” sulla magistratura e se questo obiettivo sarà raggiunto ci sentiremo tutti meno garantiti».
Pure da remoto il Ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha ribadito quanto già detto in altre occasioni: «Non dobbiamo arrivare allo scontro frontale quando ci sarà il referendum» confermativo sulla separazione delle carriere dei magistrati. «Mi preoccupa - ha proseguito il numero uno di via Arenula - il fatto che a questo referendum possa essere conferito un significato politico che non può e non deve avere. Il mio auspicio è che questo argomento venga trattato in modo tecnico, giuridico, che non ci sia una guerra di religione».
Sempre in collegamento il segretario di +Europa, Riccardo Magi: «La riforma costituzionale sulla giustizia è nata in un clima di contrapposizione alla magistratura e di insofferenza e fastidio, addirittura intolleranza, verso le giurisdizioni, anche sovranazionali, che troppo spesso sono percepite come un inutile limite all'esercizio dei pieni poteri: penso allo scontro con i magistrati sull'Albania, penso al Decreto cosiddetto Anti-rave party, penso al Decreto “Cutro”, al Decreto “Caivano”, fino allo scempio costituzionale del Decreto “Sicurezza”»
A prendere la parola dal palco del capoluogo ligure il presidente del Cnf, Francesco Greco, unica voce dell’avvocatura ad intervenire: «La mia più grande preoccupazione quando si parla di separazione delle carriere è il rischio di una deriva politica, anzi partitica, su un tema tanto delicato. Per questo rivolgo un appello: allontaniamoci dai partiti, evitiamo che una questione di tale rilievo venga trascinata in una logica di contrapposizione politica, senza cadere nello scontro tra maggioranza e opposizione, e senza trasformarlo in una bandiera di parte».
«L’ho detto più volte e lo ribadisco anche oggi - ha proseguito il vertice dell’avvocatura istituzionale - come continuerò a ribadirlo sempre: se mai l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dovessero essere messe in discussione noi avvocati saremmo i primi a scendere in piazza. Non lo permetteremmo a nessuno. Perché nel momento stesso in cui vengono meno l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, viene messa in discussione anche la stessa ragione d’essere dell’avvocato. La nostra funzione perde senso e dignità se il magistrato non è autonomo e indipendente».
Poi l’applauso della platea quando ha detto che il sorteggio per i due Csm «è un abuso, è abominevole» tuttavia, ha concluso Greco, «non ho mai sentito una proposta alternativa».
Resta dalla platea un clima teso verso l’avvocatura. A chi come la magistrata di Medel, Maria Rosaria Guglielmi, ha comunque invocato un “confronto” con la controparte qualcuno dalla platea ha replicato, mugugnando: «eh sì, come no? Dicesse agli avvocati di votare “no”!».