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GIOVANNI ZACCARO SEGRETARIO DI AREA DEMOCRATICA PER LA GIUSTIZIA MAGISTRATO
«Altro che straripamento del potere giudiziario», qui è «la politica che annaspa nel dare risposte di sistema alle sfide del presente» e così «i magistrati sono costretti a prendere una decisione sulla base delle fonti del diritto interno ed internazionale»: è il j’accuse di Giovanni Zaccaro, leader della corrente progressista dell’Anm, AreaDg, che in apertura del V congresso dal titolo “La forza e il diritto” rivendica il ruolo delle toghe di «garanzia dei diritti di tutti» anche «dei pochi e dei pochissimi, contro gli interessi nazionali, contro le decisioni delle maggioranze».
Lo fa dal palco del Teatro della Tosse di Genova, città «medaglia d’oro della resistenza», «porto di partenza degli avi per emigrare», «i cui magistrati sono stati vittima di una campagna mediatica per avere indagato e processato “potenti” locali», ricorda Zaccaro. La scelta del capoluogo ligure dunque rispecchia la volontà di rafforzare l’identità militante del gruppo associativo delle toghe rosse che non a caso dedicano la prima tavola rotonda ai diritti sotto attacco e negati con gli interventi di Rita Bernardini (Nessuno Tocchi Caino) sulle carceri, di Filomena Gallo (Associazione Coscioni) sul fine vita, di Don Mattia Ferrari (cappellano di Mediterranea Saving Humans) sui migranti e tra gli intercettati dal software Paragon. «Nessuna istanza di sicurezza può trasformare la pena in mera segregazione», ha aggiunto la presidente di Area, Egle Pilla.
A questo tema è stato dedicato in parte anche l’intervento del vice presidente del Csm, Fabio Pinelli, per cui «bisogna chiedersi» se «per i detenuti delle nostre carceri esista ancora un diritto». Ha poi criticato l’equivalenza più reati uguale maggiore sicurezza. «Quando il diritto si piega alla forza - ha detto il numero due di Palazzo Bachelet - nasce il diritto penale della paura, della reazione, dell’emergenza. Quantomeno dall’inizio del terzo millennio, con qualche parentesi occasionale (comunque singolare e non di sistema), si è assistito ad un progressivo scivolamento verso un uso eccessivo e distorto del diritto penale».
Una vera e propria «bulimia panpenalistica», ha stigmatizzato Pinelli, tale «da rendere sconosciuto e non conoscibile, neppure per gli addetti ai lavori, il numero di reati oggi in vigore nel nostro ordinamento. Punire, una passione contemporanea, direbbe Didier Fassin». Secondo Pinelli, negli ultimi decenni «si è legiferato sull’onda dell’emozione collettiva, si sono moltiplicate le fattispecie incriminatrici, anticipate le soglie di punibilità. È l’illusione repressiva: l’idea che l’aumento del numero di reati e di pene, “il tintinnio delle manette”, porti ad un maggiore ordine sociale. È il diritto penale della paura, non il diritto penale del cittadino, non il diritto liberale».
In programma, ma assente, il leader della Cgil Maurizio Landini, impegnato all’ultimo momento in un incontro a Palazzo Chigi. Molto applaudito, ca va sans dire, dai colleghi magistrati Enrico Zucca, procuratore generale di Genova, che ha puntato il dito contro i difensori: «L’avvocatura non riesce proprio a spiegare come ci saranno più garanzie per i cittadini» se viene approvata la riforma di Nordio, ha detto, per poi sottolineare che «chi davvero fa le leggi e usa le porte girevoli sono i tanti avvocati in Parlamento». Avrà forse avuto un vuoto di memoria rispetto a tutti i magistrati che lavorano negli uffici legislativi dei ministeri. Ha preso poi la parola anche un pimpante presidente dell’Anm, Cesare Parodi, che ha voluto sollevare un «problema logico» ossia se «i due Csm funzioneranno grazie al sorteggio perché allora privarlo della funzione disciplinare?».
Comunque quello che maggiormente si percepisce, soprattutto dietro le quinte del teatro, è una forte ostilità verso l’avvocatura, principale antagonista nella battaglia sulla separazione delle carriere. «Fanno tanti discorsi in difesa dei cittadini ma poi a difendere i poveri e gli stranieri in aula ci stanno solo i difensori d’ufficio», dicono alcuni magistrati e ancora: «Si stanno vendendo l’anima per la riforma costituzionale». Rispetto all’esito del referendum ci sono previsioni diverse, l’ottimismo spesso lascia il posto al pessimismo.
C’è chi dice, sottovoce, che «è chiaro che vincerà il sì» e altri, invece, che sostengono «che la partita è ancora aperta, considerato soprattutto che non c’è il quorum. Non tutto è così scontato». Sta di fatto che tanti magistrati sono molto entusiasti del fatto che all’assemblea dell’Anm del 25 ottobre sarà presente tra i relatori il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, “un colpaccio” per qualcuno. A mezzogiorno è intervenuto in collegamento anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Sulla separazione delle carriere ha detto che si asterrà in Parlamento nel quarto ed ultimo voto, ma ancora non ha deciso cosa farà al referendum: «Non puoi dire che vuoi separare le carriere dei magistrati, principio che io condivido, con l’Esecutivo che cancella il legislativo, Montesquieu si rivolta nella tomba», ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio che poi però, irritato dal fatto che il giornalista chiamato a moderare non l’abbia interpellato sul caso giudiziario di Bibbiano per cui era stato invitato ad intervenire, ha interrotto bruscamente il collegamento. Imbarazzo condiviso da tutta la platea.
Oggi interverranno il ministro Carlo Nordio, la Segretaria del Pd Elly Schlein, il leader del M5S Giuseppe Conte, il segretario di +Europa Riccardo Magi e il presidente del Cnf, Francesco Greco.