«Sono sorpreso per l’iniziativa pubblica del dottor Mario Palazzi: i fatti, per come sono avvenuti, li ho già puntualmente descritti e non riguardano affatto la sua persona ma il metodo e i rumours che hanno preceduto e accompagnato l’intera vicenda concorsuale della Scuola superiore della magistratura», afferma al Dubbio il togato Andrea Mirenda, consigliere indipendente del Csm, replicando ieri a quanto scritto in una mail dal pm romano a proposito delle procedure per la nomina del nuovo Comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura.
Palazzi, pm molto noto a Roma per aver gestito importanti procedimenti penali, aveva fatto domanda, insieme ad una ottantina di colleghi, per uno dei sei posti del Comitato direttivo della Scuola la cui designazione spetta al Csm.
Il Dubbio si è occupato nella scorse settimane diverse volte di questa vicenda (ed infatti è anche citato nella mail del dottor Palazzi, ndr).
Far parte del Comitato direttivo della Scuola è molto prestigioso, come si evince dalle decine di domande presentate. Il vertice della Scuola, poi, è stato fino ad oggi appannaggio dei presidenti emeriti della Corte costituzionale: Giorgio Lattanzi, Gaetano Silvestri e Valerio Onida.
Le nomine dei componenti del Comitato direttivo sono quasi sempre accompagnate da uno strascico di contenzioni amministrativi da parte degli esclusi. Le ultime, in particolare, furono azzerate dal Tar che aveva accolto il ricorso di un magistrato al quale, per scartarlo, era stato svalutato il cv.
«Quanto alla ventilata querela, sarà occasione felicissima per chiarire, in primo luogo, come le nostre documentate segnalazioni - di cui si darà ampia contezza al giudice - non avessero affatto ad oggetto la persona del collega bensì le gravi distorsioni della procedura concorsuale, sia in fieri che poi in concreto. Ed in secondo luogo, che la richiesta di non selezionare “front-man” di corrente per la Scuola esprimeva ed esprime la legittima “visione culturale” di un consigliere secondo cui la Ssm dovrebbe essere istituzione neutra, estranea ad ogni logica di reclutamento correntizio: una visione, insomma, che dovrebbe essere rispettata proprio da coloro che affermano, un giorno sì e l’altro pure, la politicità del Csm», prosegue quindi Mirenda, il quale in una intervista nei mesi scorsi aveva sottolineato come il nome del pm romano, insieme a quello di altri magistrati, già prima dell’estate, e quindi prima ancora che iniziassero le procedure di selezione, era dato per certo a Scandicci.
Su questa circostanza, alquanto delicata, è pendente una interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Mirenda, insieme ai togati Roberto Fontana e Mimma Miele, il primo indipendente e la seconda di Magistratura democratica, lo scorso ottobre aveva anche scritto una lettera al vice presidente Fabio Pinelli affinché si evitasse che i sei posti fossero assegnati secondo logiche spartitorie.
Area, la corrente di Palazzi, la scorsa settimana a sua volta ha diffuso un comunicato che bollava come “gravi e sconsiderate” tali affermazioni.
Palazzi, oltre ad annunciare querele, nella sua mail ha comunque manifestato, comprensibilmente, grande amarezza per quanto accaduto
Tornando invece alle nomine, la sesta Commissione, presieduta dal togato progressista Marcello Basilico, ha proposto Roberto Giovanni Conti, Loredana Nazzicone e Gian Andrea Chiesi, per il settore civile, Vincenzo Sgubbi, Fabio Di Vizio e Roberto Peroni Ranchet, per il penale.
La sestina è passata con quattro voti e due astensioni, quella di Dario Scaletta, togato di Magistratura indipendente e dell'avvocata della Lega Claudia Eccher.
L’ultima parola spetterà ora al Plenum. Un’altra grana per Pinelli che non ha iniziato l’anno nel migliore dei modi.