Il Consiglio superiore della magistratura è stato rinnovato lo scorso anno ma le “abitudini” sembrano essere sempre le stesse. A Palazzo dei Marescialli si trascina ormai da prima dell’estate la querelle riguardante la nomina dei sette componenti, sei magistrati ed un professore, del Comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura e poi del segretario generale del Csm. Si tratta di nomine ambitissime per le quali le domande sono state, come sempre, in gran numero.

Per l'unico posto destinato al professore, tanto per fare un esempio, le domande sono state circa sessanta e fra queste quella dell'ex presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio alla vigilia di Capodanno, per quanto riguarda la Scuola, ha nominato i cinque componenti di suo competenza, un magistrato, due professori e due avvocati. Il ritardo da parte del Csm, causa sembra il mancato accordo fra i gruppi associativi, rischia adesso di dover prorogare il Comitato uscente in scadenza il prossimo 30 gennaio.

Sul punto il deputato e responsabile giustizia di Azione Enrico Costa, all’indomani delle dichiarazioni del togato “senza correnti” Andrea Mirenda che aveva motivato lo stallo proprio per il mancato accordo fra i gruppi, ha presentato nei giorni scorsi una interpellanza al Guardasigilli per sapere cosa abbia intenzione di fare trattandosi di una bando a evidenza pubblica. Pare inoltre che non tutti coloro che hanno presentato domanda siano stati chiamati per le audizioni. E alcuni hanno già fatto sapere di voler procedere per le vie legali.

I precedenti non sono certamente dei migliori. La storia della Scuola superiore della magistratura e del suo Comitato direttivo è segnata da un episodio molto imbarazzante avvenuto nel 2021. In quell’anno, il Consiglio di Stato, su ricorso di un magistrato escluso che lamentava un “ribasso” dei propri titoli rispetto a quelli altrui da parte del Csm, aveva annullato tutte le nomine fatte da Palazzo dei Marescialli, richiamandolo a una scelta motivata e non per così dire “politica” o comunque “fiduciaria'.

Il Csm aveva provato a difendere in giudizio la tesi secondo cui non era stata effettuata una selezione dei più bravi nei vari settori, ma si era cercato invece di assicurare la completezza della “proposta culturale” della Scuola' e quindi “un’adeguata e equilibrata compagine di designati che possano interpretare le variegate esigenze della formazione dei magistrati” e “rappresentare un equilibrio ( non certo facile) tra le diverse istanze provenienti dall’esercizio della giurisdizione su tutto il territorio nazionale”.

Gabriele Positano, consigliere di Cassazione, nel ricorso contro la bocciatura aveva stigmatizzato il fatto che il Csm nella delibera ( su 98 domande ridotte a venti da una prima scrematura) avesse taciuto il suo bagaglio di “formatore per ben due mandati e componente del Comitato scientifico del Csm”, e ricordato poi un solo biennio ( invece erano stati due) come referente per la formazione a Lecce, quattro corsi da relatore alla Scuola di Scandicci ( invece erano stati quattordici), due corsi da relatore in sede decentrata ( invece erano stati quindici). Positano lamentava anche che il Csm avesse “gonfiato” possibili punti deboli di altri colleghi, ad esempio non considerando in un caso il rientro nelle funzioni giudiziarie solo da pochi mesi da un fuori ruolo durato dieci anni, oppure valorizzando una formazione internazionale che in realtà era la mera conoscenza della lingua inglese.

Anche se la procedura di selezione del direttivo della Scuola di Scandicci non è un concorso in senso stretto, sottolineò il Consiglio di Stato, i criteri non possono essere quelli invocati dal Csm: essi, per “emanciparsi dai caratteri di una ripartita nomina ‘ a scelta’”, devono invece esprimersi in una “attività tecnico- valutativa strettamente legata al principio meritocratico”, e dunque “lungo il giusto crinale di una discrezionalità tecnica che – obbligando alla coerenza e imponendo adeguata e congrua motivazione – esclude sia nomine arbitrarie ( in quanto affidate a logiche non verificabili), sia designazioni meramente fiduciarie che prescindono da profili meritocratici e sono incardinate invece su criteri estranei alla funzione propria del governo autonomo della magistratura costituzionalmente configurato”.

Per il posto di segretario generale, ieri si sono svolte le audizioni, le domande inizialmente erano una decina. Al momento anche in questo caso non ci sarebbe una soluzione condivisa. Il vice presidente Fabio Pinelli avrebbe espresso il proprio gradimento per Roberto Mucci, sostituto procuratore generale in Cassazione, Margherita Cassano, numero uno a Piazza Cavour, per Gianluigi Pratola, anch’egli pg in Cassazione. Outsider sono il procuratore di Avellino Domenico Airoma e il capo dipartimento affari di giustizia di via Arenaula Luigi Birritteri.