«Deve essere chiaro: un conto è il merito delle vicende, un conto è ciò che è oggetto di strumentalizzazione politica. E' compito dei giudici analizzare i fatti. Il tema che io invece ho posto da tempo è che in questa fase, che in realtà va avanti da almeno 30 anni, la magistratura viene usata per vicende politiche. E in questo senso i casi Delmastro e Santanchè sono esplicativi». Lo dichiara Luca Palamara, intervistato da Notizie.com. «La battaglia è politica e non bisogna usare la magistratura per le contese politiche. La mia sensazione - spiega - è che ciò accada quando si è di fronte ad un'opposizione debole».

La magistratura viene chiamata in causa ma «non sposterei il problema solo sulla magistratura che viene usata per altri fini. E comunque la difesa corporativa arriva sempre dagli stessi nomi. In larga parte le dico che la magistratura non ha alcuna voglia di essere trascinata su questi terreni». Quanto alle ragioni di una difesa “debole” delle toghe Palamara osserva: «Ci sarebbe bisogno di una magistratura maggiormente attrezzata… Fa sentire poco la sua “voce” perché vuole legittimarsi attraverso le sentenze, nel lavoro svolto nelle aule dei tribunali. Ci vuole una presa di coraggio ulteriore, con una politica che sia in grado di decidere i reali problemi venuti fuori negli anni. Faccio un esempio preciso: la legge Cartabia doveva risolvere il rapporto dentro il Csm e invece non lo ha fatto, non ci è riuscita!».

Invocare una giustizia a orologeria, infine, è «sì una frase fatta, ma che trae spunto da situazione realmente accadute. Restiamo al presente e torniamo sulle vicende dalle quali abbiamo iniziato questa intervista, ultima in ordine di tempo quella che coinvolgerebbe il figlio del presidente del Senato. Ecco qua che si mettono insieme fatti e situazioni che sono funzionali a creare il caso politico… Se questo è il ragionamento che viene seguito, occorre chiedersi quale sia il metro comune. Ristabiliamo luoghi, ruoli, posizioni», conclude l'ex magistrato.