«Sarebbe un errore eliminare un reato che è già stato riscritto nel 2020 in modo da eliminare applicazioni generalizzate». Così Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, in una intervista a “Repubblica”. L'eliminazione del reato, come proposto dal ministro della Giustizia Nordio, «significherebbe rinunciare a colpire casi di abusi che meritano comunque una punizione perché si sono verificati comportamenti che violano specifiche norme di legge».

Sulla intercettazioni Santalucia dice che «sono uno strumento importante di contrasto di fronte a reati gravi quando non vi sono testimoni o comunque soggetti disposti a collaborare», e «sarebbe un errore» lasciarle solo per mafia e terrorismo «perché sguarnirebbe l’azione di contrasto verso altri delitti comunque gravi».

La microspia Trojan «è uno strumento da usare con particolare cautela e con elevati tassi di professionalità. Detto questo, resta indispensabile per accertare alcuni reati maturati in contesti di sostanziale omertà». Santalucia parla di "espressione infelice" riguardo la possibilità che i marescialli selezionino le intercettazioni scegliendo solo quelle che vogliono, che «fa correre il rischio di gettare discredito sugli investigatori. Se poi ci sono dei casi di abuso, che si puniscano le persone che li commettono, ma non si generalizzi nelle accuse».

Le indagini sulla corruzione non possano fare a meno di Trojan e intercettazioni, «perché significherebbe diminuire la capacità investigativa delle procure quando il problema è di migliorarne l’efficienza. Non capisco come si possa pensare di indebolire l’attività della polizia giudiziaria e dei pm proprio quando all’opposto gli strumenti di contrasto andrebbero potenziati. E penso al pericolo di infiltrazioni nella gestione dei finanziamenti del Pnrr», afferma Santalucia.