L’ANALISI

L’amministrazione Usa ha scelto di armare pesantemente la difesa ucraina

Altri 800 milioni di dollari per finanziare la difesa ucraina. Pur senza inviare un singolo uomo sul terreno, l’amministrazione Biden, nei fatti partecipa alla guerra contro la Russia in prima linea. Dopo aver acclamato acclamato come un eroe il presidente Volodymyr Zelensky collegato in streaming, il Congresso americano ha deciso formalmente di incrementare, quantitativamente e qualitativamente, le forniture di materiale bellico destinato a Kiev. Nessuna no- fly zone, che significherebbe intervento diretto della Nato, e nessun aereo da caccia, come invocato ripetutamente dal presidente ucraino, ma armi comunque letali, in grado di adattarsi perfettamente al tipo di combattimento ingaggiato contro l’Armata di Mosca e più facili da trasportare logisticamente.

«Questo nuovo pacchetto da solo fornirà un'assistenza senza precedenti all'Ucraina», ha detto Biden mercoledì scorso, aggiungendo che l'inclusione dei droni «dimostra il nostro impegno a inviare i nostri sistemi più all'avanguardia in Ucraina per la sua difesa». Infatti, per la prima volta “in chiaro”, gli americani invieranno nel teatro di guerra cento droni Switchblade, piccoli velivoli senza pilota carichi di esplosivo che si schiantano come kamikaze contro obiettivi di diversa natura. Non è ancora chiaro se gli americani riforniranno Kiev di Switchblade 300, un drone che pesa poco più di due chili e può essere trasportato in spalla all’interno di uno zainetto, ha un’autonomia di volo di soli 15 minuti, ma è concepito per attaccare postazioni mobili di artiglieria leggera. Oppure lo Switchblade 600: poco più di 22 chili, autonomia di 40 minuti e capace di annientare mezzi corazzati. Nella lista di Biden, anche 9 mila di missili anticarro e 800 Stinger, missili anti aereo. L’amministrazione Usa valuta però di inviare anche sistemi antiaerei S- 300 in grado di prendere di mira i jet ad altitudini più elevate. Infine, l’elenco comprende migliaia di fucili d’assalto, a pompa, lanciagranate, mitragliatrici, pistole ed elmetti. Senza considerare l’intensificazione del supporto prezioso dello spionaggio americano, in grado di intercettare rapidamente le posizioni dell’esercito russo e informare la difesa ucraina.

Difficile, con questo tipo di supporto militare, unito alle pesantissime sanzioni economiche imposte a Mosca, considerare gli Stati Uniti formalmente fuori dal conflitto. Anche se, in continuità col suo predecessore alla Casa Bianca, Joe Biden evita di inviare stivali sul campo per evitare bare americane, a differenza di Donald Trump torna a occuparsi pienamente di Europa, evitando di concentrare tutti gli interessi esclusivamente sul Pacifico. Soprattutto dopo la rovinosa ritirata dall’Afghanistan, il presidente Usa ha necessità di mostrare al mondo il ritorno del protagonismo americano sulla scena globale. E il sostegno ostentato al governo ucraino vuole essere un esempio per tutti. «Del resto, gli Stati Uniti non sono affatto preoccupati dall’idea che la guerra possa protrarsi più del previsto», spiega Mattia Diletti, ricercatore di Scienza politica alla Sapienza ed esperto di politica americana. «A differenza dell’Europa, che dipende dalla Russia per gli approvvigionamenti, gli Usa possono permettersi un conflitto lungo, senza però scendere direttamente sul campo. Perché Mosca ha l’atomica, perché in gioco ci sono i rapporti con la Cina e perché sarebbe complicato spiegare all’opinione pubblica l’invio di soldati in un fronte lontano». Perché ai cittadini americani piace quando “sleepy Joe” si desta di soprassalto e aggredisce verbalmente senza alcun timore Putin «il criminale», ma non lo seguirebbero in un conflitto globale dall’esito incerto. In questo, “l’America First” di Trump ha forse forse lasciato un segno profondo nella società statunitense, sempre meno incline all’idea di inviare uomini a morire in guerra. Biden lo ha capito e ha deciso di indossare l’elmetto senza però spostarsi di un metro dallo Studio Ovale.