DOPO GIORNI DI POLEMICHE E RINVII VA IN SCENA L’INCONTRO TRA EX PREMIER E PREMIER

Nulla di fatto a palazzo Chigi tra il premier e Italia Viva Bellanova: «Il presidente ci darà una risposta a giorni»

Dopo giorni di polemiche e rinvii, va finalmente in scena l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il leader di Iv Matteo Renzi. Il quale si è presentato con tutto lo stato maggiore del partito. Con lui, oltre alla ministra Teresa Bellanova, c’era l’altra ministra Elena Bonetti, Ettore Rosato e i capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone. L’incontro, durato meno di un’ora, si è concluso con una dichiarazione di Bellanova: «Il presidente Conte ha detto che ha letto la lettera di Matteo Renzi. L'ha trovata interessante e utile. Ci fara' sapere una risposta ai punti che abbiamo posto». LA DELEGAZIONE DI ITALIA VIVA INCONTRA IL CAPO DEL GOVERNO

«Noi non concepiamo la politica come occupazione di posti. Non tiriamo a campare, vogliamo cambiare. Non ci basta uno strapuntino, vogliamo la politica». Come promesso ai suoi lettori, Matteo Renzi pubblica sulla sua E- news la lettera inviata da Italia Viva al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, poche ore prima dell'incontro a Palazzo Chigi, durato solo quaranta minuti. Dopo vari rinvii, l'ex premier si presenta alle sette di sera al tavolo col capo del governo insieme ai capigruppo Davide Faraone e Maria Elena Boschi, le ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova, il presidente Iv Ettore Rosato. «Conte ha detto che ha letto la lettera di Renzi e l’ha trovata utile e costruttiva. Ora ci farà sapre una risposta», commenta Bellanova all’uscita dal Palazzo. «Abbiamo ribadito al presidente del Consiglio che i problemi a cui bisogna dare risposta non sono gli incarichi né nuove formule di governo», dice la ministra, specificando che la questione principale riguarda l’idea di Paese. L’incontro lascia aperta la porta alla possibilità di andare avanti, visto che le ministre oggi parteciperanno al Cdm, ma per Iv il confronto col capo del governo è solo un passaggio perché «dalle parole bisogna passare ai fatti. Inutile discutere ore, Conte decida. Le cose sono chiare. Sono chiare le nostre richieste. Ora spetta a Conte. Vediamo se alle parole seguiranno atti concreti».

L’impressione è che le posizioni restino distanti, l’unica certezza è che Renzi fa sul serio, o almeno così vuol far credere, non ha alcuna intenzione di impacchettare una tregua sotto l'albero di Natale dell'ex avvocato del popolo e elenca tutte le condizioni per la permanenza del suo partito all'interno della maggioranza. E non tratta di richieste marginali, anzi, Renzi mette sul piatto una visione politica dell'Italia pandemica inconciliabile con il «rifiuto ideologico» opposto, ad esempio, dal Movimento 5 Stelle sul Mes. I 36 miliardi del Meccanismo europeo di stabilità sono però solo una parte dei problemi complessivi individuati dal leader di Iv. Al primo punto della lettera inviata al premier, compare infatti la gestione delle risorse messe in campo dal Recovery Fund. «Quando un Paese può spendere 209 miliardi di euro non si organizzano task force cui dare poteri sostitutivi rispetto al governo. Non si scambia una sessione del Parlamento con una diretta Facebook. Non si chiede al Consiglio dei ministri di approvare un documento condiviso all’ultimo momento», rimprovera Renzi senza sconti, convinto che questi duecento miliardi siano l'ultima chance del Paese. «Come nota acutamente Mario Draghi: “Il problema è peggiore di quello che appare e le autorità devono agire urgentemente”», aggiunge l'ex premier, sventolando ancora una volta in faccia a Conte il nome dell'ex presidente della Bce, il possibile “salvatore della Patria” invocato a più voci, l'unica alternativa credibile all'attuale presidente del Consiglio in caso di crisi di governo. Perché quello, semmai, lo scopo ultimo dei renziani: disarcionare Conte, scongiurando in tutti i modi il ritorno alle urne, che per Italia viva sarebbe disastroso, senza passare attraverso rimpasti. E bisogna lavorare a un'alternativa da subito, coinvolgendo le opposizioni, per persuadere Sergio Mattarella a non sciogliere le Camere.

La lettera di Renzi a Conte, si trasforma così in un atto d'accusa sulle inefficienze, sui ritardi e sulla mancanza di coraggio dell'esecutivo. Come accaduto col Next generation Eu, «un collage di buone proposte senza un’anima, senza una visione, senza un’idea di come vogliamo essere tra vent’anni», scrive il segretario di Iv. «Che senso ha spendere 88 dei 127 miliardi dei prestiti europei solo per finanziare progetti che già esistevano? Abbiamo una visione o abbiamo solo svuotato i cassetti dei ministeri con le vecchie proposte? Pensiamo di non avere idee buone da coltivare oggi? Che fine hanno fatto i documenti di Colao che avevi coinvolto con grande eco mediatica?».

Le divergenze poi si focalizzano su tuttoil resto: dalla scuola al giustizialismo, dal terzo settore alle riforme. Sì, le riforme: quella elettorale ( «noi siamo per il maggioritario. Vogliamo sapere la sera delle elezioni chi governa» ) e quella del Titolo V della Costituzione ( «che ha mostrato i limiti più evidenti proprio in questa pandemia).

Infine Renzi lancia un ulteriore monito sulla concentrazione di potere nelle mani del premier, che continua a tenere per sé la delega ai Servizi segreti: «Ti chiediamo di indicare un nome autorevole per gestire questo settore. Io mi sono avvalso della collaborazione istituzionale di Minniti, Monti ha lavorato con De Gennaro, Berlusconi con Letta: tu non puoi lavorare con te stesso anche in questo settore», scrive il leader di Iv, prima di congedarsi con un «caro saluto». Non è un «Giuseppe stai sereno», ma un po’ ci somiglia.