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«Era stato definito un accordo per la riduzione del 90% dell’arretrato civile in due o tre anni. Un’impresa impossibile: o bisogna rassegnarsi a sforare questa soglia, oppure va rivisto, come stiamo provando a fare, l’accordo con l’Europa, in modo da ridurre questa percentuale irrealistica». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo due sere fa al Senato alla presentazione della ricerca “L’Italia e la sua reputazione: la giustizia civile cinque anni dopo”, realizzata da Italiadecide in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Nordio ne ha parlato anche sabato scorso al congresso di “AreaDg”: «Questa è una cosa che noi stiamo affrontando con grande preoccupazione ma anche con grande determinazione, per certi aspetti anche con la fantasia».
Il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, a fine luglio, aveva annunciato di voler proporre a Bruxelles, nell’ambito della revisione del Pnrr, anche un più ragionevole target sull’arretrato delle cause civili in primo grado. Secondo le stime di via Arenula, anticipate dal Dubbio nelle scorse settimane, da qui al 2026 sarebbe possibile “tagliare” quell’arretrato solo del 32%, anziché del 90. Il restyling si tradurrebbe, come si legge nella relazione di Fitto, «in una riformulazione che potrebbe prevedere, alternativamente, una mera rideterminazione quantitativa, oppure target differenziati che tengano conto delle differenze tra Uffici giudiziari».
Ieri Fitto, al termine di un incontro con gli eurodeputati italiani, ha dichiarato che «il lavoro con la Commissione Ue procede positivamente: nelle prossime giornate sarà erogata la terza rata, abbiamo ottenuto l’approvazione delle modifiche della quarta, siamo in fase di verifica dei risultati raggiunti per puntare a ottenere anche queste risorse entro l’anno, e poi abbiamo due tavoli di confronto: uno sulla riprogrammazione del piano e l’altro sul raggiungimento degli “obiettivi 5” entro il 31 dicembre». Ma riguardo alla giustizia, fonti di via Arenula spiegano che il ministero è ancora in fase valutativa, e che la questione non si risolve “one shot”. Bisognerà guardare agli obiettivi intermedi e a quelli finali. In ogni caso, a breve saranno pubblicati i dati relativi ai primi sei mesi del 2023 per comprendere qual è effettivamente la situazione alla luce dell’entrata in vigore delle riforme e dell’apporto fornito dagli addetti all’Ufficio per il Processo.