Diversi sono stati gli interventi dei politici al Congresso dell’Anm in corso a Palermo. La prima ad intervenire è stata la Segretaria del Pd Elly Schlein: “Quanto annunciato sulla separazione delle carriere vede la nostra ferma contrarietà. Noi riteniamo che la separazione delle carriere, oltre a non risolvere i problemi della giustizia, sia l'anticamera della sottomissione dei magistrati all'Esecutivo e comprometta il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale”. Ha poi aggiunto la dem: “Guai al pericolo di trascinare la magistratura nel dibattito politico quotidiano. L'ascolto delle vostre voci è prezioso. Per questo è essenziale sentire la voce della vostra associazione nel dibattito sulle riforme invece che alimentare un pericoloso scontro istituzionale che non fa bene al Paese”.

Non ha temuto la platea Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione: “Per primo ho presentato una proposta di legge sulla separazione delle carriere, ma questa riforma non si farà mai. Il governo non la vuole fare, sono solo effetti speciali per farlo credere ai loro elettori. Ma chiunque conosca i tempi parlamentari sa che non si farà assolutamente nulla”. E poi un appello: “Sarebbe un bel segnale se l'Anm prendesse le distanze da quei magistrati che descrivono le proposte garantiste come assist alla criminalità. Il diritto di difesa, la presunzione di innocenza, il giusto processo sono principi costituzionali che vanno attuati. Ed è quello che facciamo ogni giorno con le nostre proposte”.

“È necessario iniziare ripristinando una corretta grammatica istituzionale cominciando col rispettare l'indipendenza della magistratura. Solo così si possono affrontare le nuove sfide che si porranno come l'uso dell'intelligenza artificiale che deve essere strumento per migliorare l'efficienza della giustizia non per sostituire il giudice”. Lo ha detto invece la responsabile giustizia del Pd Deborah Serracchiani, che ha aggiunto: “La proposta di separare le carriere è inaccettabile nel metodo e nel merito: essa non può essere oggetto di un baratto tra le forze di maggioranza. E comunque fare uscire il pm dall’ ordine giudiziario significa creare le condizioni per la sua sottoposizione all'esecutivo, una sorte ineludibile nonostante le rassicurazioni”. “A noi pare che vengano riportate indietro le lancette dell'orologio - ha proseguito - e ci preoccupano idee come l'introduzione dei test psico-attitudinali per i giudici, mentre sui veri temi non si dice nulla”. “Stessa preoccupazione suscita l'idea del sorteggio per i componenti del CSM. Ho visto l'uno vale uno in politica e vorrei evitarlo in magistratura”, ha concluso.

Era molto atteso l’intervento del leader di Italia Viva, Matteo Renzi che subito ha accusato l’Esecutivo: “Sono imbarazzato da un metodo di questo governo, che è il metodo di chi scambia gli annunci con le riforme e Twitter con la Gazzetta ufficiale. Dopo due anni il governo non ha portato a casa una sola riforma”. Ha poi aggiunto: “Da Presidente del Consiglio non avevo capito fino in fondo, come ho capito da indagato e familiare di persone sottoposte a indagini, quanto sia pesante l'intrusione, del tutto legittima, nella vita privata delle persone”.

Ha poi ammesso: “Nella guerra dei trent'anni tra giudici e politica tutti abbiamo perso qualcosa e la prima responsabilità è della politica mediocre e vigliacca”. Renzi ha parlato del rapporto “malato che certi magistrati, certi politici, hanno con alcune redazioni di giornali. L'esasperazione del rapporto tra magistratura, politica e giornalismo crea un corto circuito”. Poi un riferimento a Piercamillo Davigo: “Di comunicati contro di me ne ho contati tanti. Ne ho contati meno invece contro chi ha attaccato i magistrati. Renzi l'avete criticato, ma quando l'ex presidente dell'Anm, presente in tutte le tv, dopo aver dato lezioni di giustizialismo, è stato condannato in primo e secondo grado, non ho letto parole di solidarietà verso chi l'aveva condannato”. E rispondendo ai cronisti ha concluso: “Tante persone soffrono oggi per la giustizia ingiusta, occupiamoci di loro. Diamo il diritto alle persone di avere un processo giusto. Ogni giorno tre cittadini innocenti finiscono in carcere. Il tema è la giustizia giusta che riguarda i cittadini e non noi politici o i magistrati”.