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MARIO OLIVERIO EX PRESIDENTE REGIONE CALABRIA
Una pagina complessa della recente storia politica calabrese torna oggi a chiudersi con una sentenza netta. Il Tribunale di Cosenza, con decisione della giudice Erminia Ceci, ha condannato la Rai per diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, riconoscendo un danno “eccezionalmente grave” causato dalla diffusione di una notizia rivelatasi non solo inesatta, ma profondamente lesiva della reputazione personale e istituzionale del politico.
La vicenda risale al 17 dicembre 2018, quando il TG2 delle ore 13 mandò in onda un servizio dedicato all’operazione della DDA di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. In quel contesto si sostenne che Oliverio fosse indagato per abuso d’ufficio “aggravato dal metodo mafioso”, con un titolo in sovrimpressione che enfatizzava l’asserita contestazione dell’aggravante. Ma dagli atti — sottolinea oggi il Tribunale — non emerse mai alcuna imputazione di questo tipo, né formulata dalla procura né dal giudice per le indagini preliminari.
La sentenza parla chiaro: i contenuti del servizio «hanno ingenerato nel pubblico l’erronea convinzione» che Oliverio fosse accusato di un reato aggravato da modalità mafiose. Una rappresentazione ritenuta falsa, fuorviante e frutto di una «mancata verifica della fonte primaria», ovvero dell’ordinanza del Gip, che i giornalisti avrebbero avuto il dovere professionale di esaminare. Quel passaggio, per la giudice Ceci, segna l’elemento decisivo dello sconfinamento oltre i limiti del diritto di cronaca giudiziaria.
Il danno riconosciuto va ben oltre la sfera personale. Secondo il Tribunale, la diffusione della notizia ebbe ripercussioni pesantissime sulla carriera politica di Oliverio, incidendo sulle dinamiche interne al Partito Democratico e sulle successive scelte elettorali. Un pregiudizio che, per la sua natura, assume carattere “non solo reputazionale ma politico-istituzionale”, e che la sentenza definisce irreparabile nella sua portata.
Soddisfazione è stata espressa dal difensore dell’ex governatore, l’avvocato Paolo Coppa, che parla di decisione «chiara, rigorosa e necessaria», capace di richiamare l’attenzione sui danni prodotti dalla gogna mediatica collegata a indagini poi rivelatesi infondate. Una dinamica che, ricorda il legale, è stata più volte censurata anche dalla Corte di Cassazione.
Profondo il commento di Mario Oliverio, che in una nota ha ricordato la lunga battaglia per ristabilire la verità: «Ringrazio l’avvocato Coppa per la professionalità e la sensibilità umana. Questa sentenza è un’iniezione di fiducia nel ruolo della giustizia». L’ex presidente rievoca il peso degli anni in cui ha subito una “condanna mediatica” parallela, «una morte civile» che ha inferto ferite non solo alla sua persona, ma anche alla Calabria che rappresentava. «Il pensiero che un solo calabrese abbia potuto credere che avessi tradito la sua fiducia è stato il tormento più grande della mia vita».


