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Nicola Gratteri, capo della procura di Catanzaro
La Procura di Napoli è pronta per un “papa straniero”? Il voto questa settimana da parte della Commissione per gli incarichi direttivi per Nicola Gratteri come nuovo procuratore di Napoli ha scatenato, come era facilmente prevedibile, forti polemiche.
Per il procuratore di Catanzaro si sono espressi la togata di Magistratura indipendente, il gruppo moderato delle toghe, Maria Luisa Mazzola, il togato “senza correnti” Andrea Mirenda, i laici Daniela Bianchini ed Ernesto Carbone, rispettivamente in quota Fratelli d'Italia ed Italia viva. I togati Roberto D'Auria e Antonello Cosentino, il primo esponente del gruppo centrista Unicost, il secondo del raggruppamento progressista Area, hanno invece votato per il procuratore di Bologna Gimmi Amato e per la ex procuratrice aggiunta di Napoli Rosa Volpe.
La sostanziale bocciatura di Volpe, toga di Magistratura democratica e favorita della vigilia, ha fatto storcere la bocca a molti dei magistrati in servizio presso la Procura del capoluogo partenopeo. Per una di quelle tradizioni consolidate nel tempo, infatti, gli uffici giudiziari di grandi dimensioni esprimono quasi sempre, in una logica di continuità, il successore del procuratore che lascia l’incarico.
Quando andò in pensione il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone la discussione per settimane riguardò il “rischio” che potesse arrivare a piazzale Clodio un magistrato da fuori e che quindi si ponesse in “discontinuità” con il predecessore. Al momento della nomina, poi annullata dal giudice amministrativo, del procuratore aggiunto Michele Prestipino che, obiettivamente, aveva meno titoli rispetto agli altri concorrenti che avevano ricoperto e ricoprivano incarichi direttivi, venne evidenziato come elemento qualificante quello di essere a conoscenza della realtà criminale romana e dunque di poter meglio pianificare le future attività investigative.
È molto probabile, allora, che su Volpe, che ha una grande esperienza alla Procura di Napoli dove è stata per otto anni procuratore aggiunto, possano in Plenum confluire i voti dei togati centristi di Unicost.
Nel gioco degli incastri, Amato potrebbe in questo modo spuntarla per la Procura generale di Roma, un incarico comunque di grandissimo prestigio in quanto ha competenza sulle attività svolte dai Servizi, come le intercettazioni “preventive”.
Tornado, però, a Gratteri, il suo approccio molto pratico e diretto non è apprezzato da tutti i colleghi. Il procuratore di Catanzaro, come ricordato nei giorni scorsi dall'ex laico del Csm Stefano Cavanna su questo giornale, è visto come un “super poliziotto”. Sono celebri le sue affollatissime conferenze stampa: in occasione dell'indagine Rinascita Scott del dicembre del 2019, Gratteri era attorniato da circa dieci ufficiali dei carabinieri, di cui almeno due o tre generali. Il magistrato calabrese, durante le audizioni al Csm, ha poi fatto sapere di voler dare una “sterzata”, non solo nel contrasto alla criminalità ma anche nelle dinamiche con i sostituti.
Sul punto merita ritornare con la memoria ai contrasti fra l'allora pm romano Stefano Fava e Pignatone per la conduzione delle indagini sul falso pentito Piero Amara.I contrasti degenerano a tal punto che Pignatone, non condividendo la scelta di Fava di richiedere per Amara la custodia cautelare, prima negò il visto e poi decise di revocargli il fascicolo per assegnarlo ad un altro magistrato. Fava fece allora un esposto al Csm, poi archiviato. Per Palazzo dei Marescialli, la scelta di Pignatone fu corretta in quanto il procuratore della Repubblica, «quale titolare esclusivo dell’azione penale, la esercita personalmente o mediante assegnazione a uno o più magistrati dell’ufficio». «L’assegnazione – precisò il Csm - può riguardare la trattazione di uno o più procedimenti ovvero il compimento di singoli atti di essi; con l’atto di assegnazione per la trattazione di un procedimento, il procuratore della Repubblica può stabilire i criteri ai quali il magistrato deve attenersi nell’esercizio della relativa attività». Il procuratore, in altri termini, determina «i criteri generali di organizzazione dell'ufficio e di assegnazione dei procedimenti», stabilisce di volta in volta «gli specifici criteri ai quali il magistrato assegnatario deve attenersi nell'esercizio delle attività conseguenti all'atto di assegnazione del procedimento», revoca l'assegnazione del fascicolo «in caso di inosservanza dei principi e dei criteri definiti in via generale o con l'assegnazione, e in caso di “contrasto” circa le modalità di esercizio delle relative attività».
Conoscendo i modi di Gratteri, è inevitabile che più di una toga napoletana abbia qualche perplessità.