«”Non volgere lo sguardo altrove”: è l’invito che desideriamo ribadire come Istituzione, come avvocate e avvocati, nel nostro ruolo costituzionale di difensori dei diritti di tutte le persone, ovunque si trovino, chiunque esse siano»:  così il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano Antonino La Lumia in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. «Occorre riaffermare l’essenzialità della funzione difensiva e la cultura del giusto processo – ha aggiunto La Lumia -. L'avvocatura non abbasserà mai la guardia, opponendosi con forza anche agli inaccettabili cortocircuiti. Parliamo di separazione delle carriere - giudicante e requirente - da troppi anni: è ora di darvi effettività. Non si tratta di un fine, ma di un mezzo, ragionevole e praticabile, per raggiungere proprio la pienezza del principio del giusto processo, previsto dall’articolo 111 della Costituzione: accusa e difesa equidistanti di fronte a un giudice terzo e imparziale».

«L’intelligenza artificiale – ha poi sottolineato -, con la sua espansione della conoscenza, sia e rimanga uno strumento e che rappresenti per noi il principio di un Nuovo Umanesimo».

Importante anche il messaggio del presidente della Corte d'Appello Giuseppe Ondei: «Piena consapevolezza che l'avvocato svolge un ruolo insostituibile nel processo e che non vi è processo giusto, senza adeguato esercizio di diritto di azione e di difesa», ha sottolineato. 

Quando si parla di giustizia, ha aggiunto, «ad essere centrale è il tema delle riforme che ogni governo ritiene necessarie e che sono sempre più ricorrenti. Eppure la giustizia, come ogni altro servizio pubblico, prima ancora che di riforme ha bisogno di essere amministrata e finanziata per riuscire a fronteggiare esigenze ordinarie e straordinarie come quelle imposte dagli obiettivi del Pnrr», ha sottolineato.

«Purtroppo, viviamo una bulimia riformatrice, in cui una grande riforma divora la precedente, già dimenticata, senza mai considerare i risultati ottenuti, anche per valorizzare i lati positivi e correggere gli altri. Si ignora il principio basilare per cui anche la giustizia, come qualsiasi organizzazione, richiede una relativa stabilità». Le riforme «sono politicamente identitarie, mentre gestire e finanziare la giustizia è compito routinario di difficile attuazione, quando mancano le risorse. I grandi assenti dal dibattito pubblico sono proprio i temi del finanziamento della giustizia e degli interventi strutturali ritenuti indispensabili per migliorarla come servizio pubblico: temi che, invece, significativamente sono i più avvertiti da magistrati, avvocati e funzionari pubblici ossia da coloro che quotidianamente frequentano le aule di giustizia e conoscono profondamente la realtà giudiziaria», ha osservato. E tra i «vuoti» di organico dei magistrati, «drammatica scopertura» del personale amministrativo e '«continuo stillicidio di abbandoni'» degli addetti all'Ufficio per il processo, «'è arduo assicurare un funzionamento dignitoso per gli uffici o predisporre progetti seri in assenza di un concreto programma di tempestiva gestione della crisi». In tal senso, «è assolutamente necessario attivare un piano di assunzioni. È sicuramente vero che in questi anni il ministero della Giustizia ha proceduto ad assunzioni massicce e senza precedenti, ma è altrettanto vero che queste assunzioni a stento sono riuscite a far fronte al massiccio esodo di decine di migliaia di addetti del personale giudiziario andati in pensione o vincitori di altri concorsi e anche le misure ''parziali e limitate'' nei confronti della magistratura onoraria faranno sì che ''andremo verso una sempre maggiore carenza di personale».