Incrociata più volte in centro a Roma, dove abitava, nonostante la sua disponibilità non ci siamo riusciti

È stata un modello di emancipazione per le ragazze che negli anni Sessanta si affacciavano alla vita. Nel suo sguardo c’era il candore e la sensualità e l’ingenuità delle adolescenti alle prese con amori e turbamenti in pieno boom economico. Quella voglia matta di vivere, di essere spensierati in un’Italia piena di pregiudizi e contraddizioni impersonata da Catherine Spaak con naturale sfrontatezza che le derivava dall’essere nata in una famiglia dell’alta borghesia europea. Suo padre Charles, sceneggiatore per Renoir, Duvivier, Grémillon, da giovane scelse di fare l’attrice come sua madre, la francese Claudie Clèvesstile, francese con origini belghe, con tanto di zio primo ministro.

Quel fascino l’ha accompagnata fino agli ultimi giorni della sua esistenza, morta nel giorno di Pasqua all’età di 77 anni. L’ho incontrata molte volte nel centro di Roma, a pochi passi da Castel Sant’Angelo, dove abitava, spesso in compagnia dei suoi cagnolini. La vedevo passeggiare con il suo incedere elegante, qualche volta ci siamo incrociati tra i banchi di un supermercato e non ho resistito: le ho chiesto un’intervista. La prima volta è rimasta un attimo sorpresa, era impegnata ad acquistare della verdura, ma con i suoi modi gentili e con un sorriso tranquillo mi ha dato la sua mail e mi ha risposto di contattarla. Ci ho provato varie volte, masenza successo. L’ho rivista altre volte, ci siamo salutati, mi sorrideva, ma intuivo che non fosse nel mood giusto. Poi nella primavera del 2018 sono ritornato alla carica, all’uscita del solito supermercato, aveva delle buste della spesa, mi sono offerto di portargliele, lei cortesemente mi ha ringraziato, rispondendomi che non c’era bisogno. Le ho ricordato dell’intervista e lei con il suo sorriso affascinante ed enigmatico mi ha detto: “prima o poi la faremo...”. Purtroppo non è successo, mi considero comunque un fortunato per averla conosciuta in momenti di vita quotidiani e averci scambiato quelle poche battute.

Ho avuto di fronte a me uno dei miti di tante generazioni, icona, modello da imitare. Una giovane donna alla quale si ispiravano le ragazzine, imponeva il caschetto biondo, sdoganava il sorriso irregolare. Musa di molti registi, come Alberto Lattuada, è stata protagonista ne “Il sorpasso”, figlia di Vittorio Gassman, “La voglia matta”, in cui appena diciottenne sconquassa la vita del quarantenne Ugo Tognazzi, “La noia”, con l’immagine iconica di lei distesa sul letto coperta di banconote. E poi tanti altri ruoli affrontati sempre con eleganza e naturalezza, come “L’armata Brancaleone” di Mario Monicelli, “Madamigella di Maupin” di Mauro Bolognini, e poi il sodalizio con Pasquale Festa Campanile. Con Gabriella, storica fidanzata di Mandrake - Gigi Proietti in “Febbre da cavallo”, è ancora una volta simbolo di una femminilità irriverente e controcorrente. Così come lo era nella vita. Negli anni ‘ 60 Catherine Spaak diede scandalo quando fuggì dal tetto coniugale con la figlia e fu arrestata a Bardonecchia. Su di lei per un lungo periodo di tempo è pesata l’accusa di ' dubbia moralità' per essere un’attrice e la piccola fu affidata alle cure della nonna paterna.

La Spaak ha sempre raccontato le donne, in tutte le loro sfaccettature, sia sul grande schermo che in televisione. È stata attrice, cantante, e conduttrice televisiva. Dal 1985 al 1988 conduce le prime tre edizioni di Forum all'interno di Buona Domenica su Canale 5. Il suo successo televisivo più grande è il talk- show ' Harem', condotto per 15 edizioni su Rai 3. È entrata nelle case in punta di piedi, con eleganza e con il suo sorriso ipnotizzante. Così come ha affrontato la sua malattia. Nel 2020 aveva avuto un'emorragia cerebrale in seguito alla quale aveva perso momentaneamente la vista e da cui non si era mai ripresa. In una recente intervista aveva detto di voler prendere le cose ' con leggerezza': ' La malattia, il dolore non sono una vergogna. Ho perso la vista e non riuscivo a camminare - aveva raccontato -. Ora ne rido, bisogna prendere le cose con leggerezza'. Quella leggerezza con la quale ha salutato i suoi cari e i suoi ammiratori, lasciando in tutti un ricordo molto dolce e il rimorso per non averla con noi.