OPEN ARMS SOCCORRE 169 MIGRANTI

L’ultima notte dell’anno si chiude con un salvataggio. Quasi come se il 2020 non fosse la maledizione che è stato, quasi come se il suo effetto si fosse esaurito nelle sue ultime ore, come promessa per un futuro meno disperato. Si chiude con 169 vite strappate alle acque del Mediterraneo, solcato su un’improbabile zattera di legno che nascondeva anche sei bambini piccolissimi, infagottati per affrontare la notte gelida di San Silvestro, l’acqua, la salsedine, la paura e la morte. E tirati su dalle mani delle donne e degli uomini della Open Arms come il più bello dei tesori. Di fronte ai loro volti protetti da mascherine e visiere, i bambini si sono lasciati andare in un pianto pieno di stanchezza e confusione. Inconsapevoli del pericolo appena scampato, sospesi per un attimo tra il cielo e il mare prima di ricevere cibo e coperte.

«Il 2020 termina con l’ennesimo scampato naufragio, con un mare deserto e privo di assetti governativi e umanitari, con un’Europa assente, incapace di prendere su di sé la responsabilità della tutela dei diritti e della vita. Le frontiere, quelle di mare e quelle di terra, e il tragico destino di chi prova ad attraversarle, impongono una riflessione profonda sul nostro ruolo di cittadini e cittadine e sulla necessità di agire come tali per la difesa dei diritti fondamentali di ogni essere umani e per la costruzione di una comunità più giusta e solidale», ha sottolineato l’ong. Costretta a ripetere, per l'ennesima volta, il rimprovero rivolto ad istituzioni assenti, che hanno abbandonato a loro stessi i disperati che si avventurano per mare, lasciando tutto in mano alle ong, salvo, poi, ostacolarle.

«Centosessatanove persone alla deriva hanno affrontato una morte quasi certa. Oggi, il primo giorno di un anno che inizia, a bordo dell'Open Arms celebriamo la vita. Nonostante tutto», recita un tweet dell’organizzazione non governativa. Un video immortala i naufraghi appena salvati a bordo della nave, mentre intonano un canto di gioia e rinascita. Con le mani che si uniscono, si separano e poi ondeggiano, quasi a mimare il mare che hanno sfidato e vinto, e un sorriso che si sovrappone al terrore trascinato con sé per tutto il viaggio. Immagini di gioia, che allontanano dalla mente il ricordo delle tragedie consumate tra le acque del Mediterraneo nell’anno più atroce dal dopoguerra ad oggi. Come quella del piccolo Joseph, rimasto bambino per sempre, scivolato in acqua ad un passo dalla salvezza, nello spazio infinito e pericoloso che tiene separate una crosta di terra dall’altra. E come le urla disperate di sua madre, che cercava prima una vita nuova e poi il suo bambino, avvolto a soli sei mesi dall’abbraccio nero del Mediterraneo. «Non esiste Natale o Capodanno quando si fugge dalla violenza - si legge in un altro post dei volontari -, che sia anche per loro un nuovo inizio». Si tratta di 157 uomini e 12 donne. Tra di loro, in tutto, sono 40 i minori, partiti da soli alla ricerca di una vita nuova. Quasi tutti vengono dall’Eritrea, ma c’è anche chi è scappato dal Bangladesh, dall’Etiopia, dal Sudan e dalla Libia. Le operazioni di soccorso sono iniziate il 31 dicembre alle 17.45, dopo una segnalazione di Alarm Phone, a circa 80 miglia da Lampedusa. Il loro viaggio era iniziato la mattina del 30 dicembre, da Sabratha, in Libia, su una imbarcazione di legno con doppia coperta. «Dopo aver ricevuto intorno alle 15 una segnalazione di distress dalla ong Alarm Phone, la nostra imbarcazione, la Open Arms, con a bordo personale di Emergency, ha soccorso 169 persone che viaggiavano su un’imbarcazione di legno alla deriva. Il nostro rimorchiatore, partito il 23 dicembre dal porto di Barcellona per la sua Missione 79, aveva appena ripreso il largo dopo una sosta in rada di fronte al porto di Siracusa per ripararsi dal maltempo», ha spiegato Open Arms, unica ong attualmente in un mare sempre più pericoloso. «Dopo aver allertato le autorità competenti, il nostro equipaggio ha raggiunto la posizione indicata e ha iniziato le operazioni di soccorso intorno alle 17.45 - ha aggiunto -. In questo momento tutti i 169 naufraghi si trovano a bordo della nostra nave in buone condizioni di salute, anche se molto provati fisicamente e psicologicamente».

La notte di Capodanno ha visto arrivare a Lampedusa anche una piccola imbarcazione, con a bordo venti tunisini, approdata in tarda serata a Cala Galera. I migranti, tra i quali anche due donne, sono stati portati nell’hotspot di contrada Imbriacola, dove sono stati poi sottoposti ai controlli sanitari e al tampone rapido anti- Covid. Tutti in buona salute, tutti sani e salvi. A dispetto del 2020.

IMMAGINI DEL SALVATAGGIO DI UNA BARCA ALLA DERIVA A CIRCA 85 MIGLIA A NORD DELLA LIBIA, DA PARTE DELLA ONG SPAGNOLA OPEN ARMS,

JOAN MATEU