Sconvolti, ma non stupidi. All’indomani della diffusione dell’audio nel quale il principale investigatore del caso Qatargate ammette di non credere al grande “pentito” Pier Antonio Panzeri, l'ex eurodeputato ritenuto al vertice della presunta organizzazione dedita alla corruzione che ha sconvolto il Parlamento europeo, gli avvocati dei politici coinvolti chiedono chiarezza. Compresi gli avvocati di Panzeri, che hanno invitato il giudice istruttore e la procura federale a spiegare quali azioni intendano intraprendere in merito a quello che viene definito un nuovo «linciaggio mediatico» contro il loro assistito. Il caso ha investito in maniera frontale gli inquirenti, che ieri hanno organizzato una unità di crisi alla quale hanno preso parte i vertici della polizia, il procuratore e il giudice istruttore. Per l’ispettore - stando a quanto si apprende da fonti belghe - si prospetta un semplice richiamo, probabilmente per evitare che tutti gli atti a sua firma vengano considerati inutilizzabili, ma rimarrà a capo delle indagini. Un fatto che ha suscitato non poco stupore tra i difensori coinvolti. «Siamo sconcertati dalla parzialità di questo investigatore e dal contenuto delle sue dichiarazioni», hanno sottolineato Laurent Kennes e Marc Uyttendaele, avvocati di Panzeri, secondo cui le parole dell’ispettore «dimostrano una forte ostilità» non solo nei confronti del loro cliente, «ma anche nei confronti delle autorità giudiziarie e politiche del Paese. Questa registrazione risale a nove mesi fa - hanno aggiunto - e, da allora, nessun elemento ha indotto l'autorità giudiziaria a mettere in dubbio la parola del loro assistito e, quindi, il suo status di pentito». Stando all’audio di cui il Dubbio ha dato conto sull’edizione di ieri, l’ispettore capo, registrato a sua insaputa il 3 maggio scorso da Francesco Giorgi - marito dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili ed ex braccio destro di Panzeri, tutti coinvolti nelle indagini -, ha ammesso di non credere ad una parola di quanto detto da Panzeri, addirittura sottolineando che «faremo quello che è necessario perché il pentito non passi». Dichiarazioni, quelle di Panzeri, che si sarebbero adeguate, di volta in volta, a quanto contenuto nel fascicolo e sulle cui basi diversi politici sono finiti nei guai, tra i quali Andrea Cozzolino e Marc Tarabella. «Fin dall'inizio di questo caso, abbiamo più volte richiesto alla procura federale la massima trasparenza sugli accordi che riguardavano il signor Panzeri e gli altri imputati in questo caso - ha sottolineato Maxim Toeller, legale di Tarabella -. Oggi appare evidente che le dichiarazioni dell'ispettore gettano una luce che lascia pochi dubbi sul valore delle confessioni del pentito e sull’accordo che lo proteggeva. Questa registrazione dimostra che lo status di pentito non è garanzia di verità. Ciò conferma, inoltre, che le preoccupazioni del signor Tarabella erano più che fondate e che le accuse del signor Panzeri non erano quindi le uniche ad avere un riscontro. Per essere chiari: è del

tutto impossibile che questa indagine riveli la verità su queste accuse se la procura federale, attraverso accordi ufficiali o segreti, influenza solo i cosiddetti “testimoni” per l’accusa. I metodi utilizzati da questa indagine ( accordi segreti, elementi investigativi nascosti, registrazioni di conversazioni riservate con avvocati, sequestro di documenti destinati ad avvocati, ecc.) sono molto inquietanti e sono inconciliabili con il diritto fondamentale ad un giusto processo». Nell’audio depositato lunedì dalla difesa di Giorgi, infatti, un passaggio viene dedicato proprio a Tarabella: «Tra il primo e il secondo interrogatorio - aveva ammesso l’ispettore - ( Panzeri, ndr) si dimentica di parlare di Tarabella. Nel frattempo ha accesso al fascicolo, vede che abbiamo interrogato Tarabella. Seconda videoconferenza cosa fa? “Guardate, vorrei aggiungere ancora qualcosa su Tarabella”. E lì comincia a parlare di Tarabella, ma non dice tutto, e noi lo sappiamo, ma non gli facciamo nessuna domanda».

Parole, commenta Toeller, che «la dicono lunga sul valore delle sue denunce. Ricordiamo che mentre questa “dimenticanza” risale al febbraio 2023, nello stesso periodo il signor Tarabella era comunque tenuto in detenzione preventiva. La somma dei fallimenti di questa indagine solleva seri interrogativi: fughe di notizie sistematiche alla stampa, ricorso discutibile al pentimento e conflitto di interessi manifesto del precedente gip a cui si aggiungono ora illegalità, accordi segreti e violazioni irrimediabili dei diritti di difesa. Tocca ora alla giustizia assumersi le proprie responsabilità e constatare che questa indagine è del tutto irrimediabile». A dirsi sbalordito è anche Sven Mary, difensore di Kaili: «La mia cliente è stata tenuta in detenzione preventiva per cinque mesi sulla base delle parole di una persona che sta mentendo ha commentato -. Quello che dice l’ispettore, è degno di uno stato totalitario».

Ad intervenire anche Dezio Ferraro, difensore, assieme a Federico Conte, di Cozzolino. Le parole pronunciate dall’investigatore, ha spiegato Ferraro, negano «qualsiasi tipo di valore probatorio alle dichiarazioni dell’unico soggetto che ha raccontato qualcosa di interessante per la procura federale sulla questione del Qatargate, ovvero di Panzeri. Inoltre, sembrerebbe, sempre secondo quanto si apprende, che sarebbe stata sequestrata a Giorgi documentazione redatta col proprio difensore utile a fini difensivi: se così fosse sarebbe di una gravità assoluta in quanto così si è leso il principio di libertà di difesa e il principio dell’inviolabilità del rapporto tra il difensore e il proprio assistito».