LA GUERRA È IDEOLOGICA: IL VERO NEMICO È LA DEMOCRAZIA

Prendete Erdogan, Orbán e Xi. Aggiungete qualche cubetto di ghiaccio della Siberia.

Frullate bene tutto – e il putinismo è servito. Prosit. Quello che non si coglie nell’aggressione di Putin all’Ucraina e che viene in fondo banalizzato quando si parla della disinformatija e della propaganda è che il putinismo è un sistema politico e una ideologia, e che la sua offensiva principale è quella ideologica. Putin non è un pragmatico ma un “fascista moderno” che lotta per imporci il suo modello imperiale

Combattere la democrazia per evitare il contagio: perché l’offensiva dello “zar” è tutta ideologica

Prendete Erdogan, Orbán e Xi. Aggiungete qualche cubetto di ghiaccio della Siberia. Frullate bene tutto – e il putinismo è servito. Prosit. Quello che non si coglie nell’aggressione di Putin all’Ucraina e che viene in fondo banalizzato quando si parla della disinformatija e della propaganda – con la coda dell’accusa di filo- putinismo a chi ne sostiene le ragioni geo- politiche – è che il putinismo è un sistema politico e una ideologia, e che la sua offensiva principale è quella ideologica.

Putin combatte la democrazia occidentale corrotta e degenerata, la cui mollezza di costumi è il segno più evidente di un declino inarrestabile. Tutto sommato, è esattamente la spiega storica della caduta dell’Impero romano – non dovremmo menarne scandalo o irriderlo. La combatte con determinazione non perché sia principalmente interessato al nostro destino, di cui gliene può fregare di meno, ma perché teme che la “sua” Russia ne possa essere contaminata. Quello che lo preoccupa non è l’allargamento a est della NATO, ma l’allargamento a est dei gay. È quindi, contemporaneamente, il difensore dell’anima slava e il purificatore delle nostre perdute anime. Ma con le nostre anime perdute va per le spicce – come con gli ucraini: ammazziamoli tutti, poi Dio salverà gli innocenti.

Il putinismo perciò si pone come sistema alternativo all’occidente – e solo in questo senso eredita il nocciolo politico del fondamentalismo islamico, che di certo non era meno aggressivo e potenzialmente espansivo, da Khomeiny a bin Laden, dall’Iran a el Daesh. È un “altermondialismo” il suo: e non è difficile ipotizzare che masse di diseredati, a milioni, possano restarne affascinati, in Medio- oriente, in Africa, in Asia. Perché Putin non ha solo una “ideologia di riscatto”, ha la forza. La forza di una grande potenza mondiale. E intende usarla. Questa è la differenza principale con la Cina di Xi, e con il suo soft- power.

L’Ucraina è solo un tassello di questo progetto espansivo e aggressivo. Ma cosa volete che gliene freghi a Putin del Donbas? Cambia davvero qualcosa nell’immensità delle terre russe – un ottavo della superficie terrestre e undici fusi orari ( la Cina ne ha cinque, gli Usa quattro), con o senza il Donbas? L’Ucraina è un “banco di prova” – d’altronde lo ha proprio esplicitamente detto nel suo discorso ai cadetti delle diverse accademie militari: stiamo sperimentando e imparando sul campo le nuove tattiche e le nuove tecnologie di guerra e investiremo su questo. Putin ha bisogno di una “forza moderna”. Che stia rottamando uomini e mezzi in Ucraina, è abbastanza evidente. Non sto dicendo che domani aggredisce la Polonia, o la Lettonia. Ma dopodomani, potrebbe. E finlandesi e svedesi l’hanno capito. L’Ucraina è solo una “operazione speciale”. E è vero – mica è la guerra, la grande guerra che ha in mente.

Il sistema politico putiniano non ammette opposizione – queste sono cose che vanno bene per noi mollaccioni. Chi si oppone al sistema putiniano non può che farlo per “intelligenza con il nemico” – che è esattamente il principio delle purghe staliniane. Se Putin rappresenta l’anima russa, proprio come era per il “piccolo padre” – chi si oppone lo fa perché è non- russo. Un- american, avrebbe detto il senatore McCarthy. Chi si oppone a Putin è “nemico della patria”, della Grande Madre Russa. E va eliminato – è “infetto”. E io temo che questa ideologia abbia oggi presa, dentro il popolo russo. L’intervento in Ucraina, raccontato per salvare le popolazioni russe e per difendere i sacri confini dalla minaccia alla propria sicurezza, temo possa essere vissuto così. Chi riesce, chi può raccontarlo diversamente?

Il sistema autocratico di Putin è modernizzatore – il richiamo a Pietro il grande ( che fondò San Pietroburgo, costruì la prima marina, tagliò le barbe dei boiari) ha significato in questo senso, non solo dal punto di vista della “riunificazione territoriale”. Putin è un modernizzatore industrial- tecnologico- militare – o almeno così si pone: se vuole fare grande la Russia non può continuare con un sistema economico sostanzialmente parassitario delle sue immense risorse naturali, con un PIL eguale a quello della Spagna. E sistema parassitario significa solo corruzione, la grande piaga dell’economia russa. Per farlo, deve chiudere “l’era degli oligarchi”, i “nuovi boiari” – a cui ha dato sinora enormi ricchezze purché si tenessero lontano dal potere politico e restassero nella sua cerchia; e deve aprire l’era degli “imprenditori”. Il discorso fatto al Forum economico di San Pietroburgo è indicativo: toglieremo lacci e lacciuoli, lo stato vi darà assistenza tecnica e tecnologica in tutti i sensi, ci saranno prestiti a lungo termine – rimboccatevi le maniche. Arricchitevi, fate grande la Russia. E con lo stesso cipiglio si è rivolto al forum economico del BRICS: la Russia è un grande mercato, venite, investite.

Vedete, il problema non è il pacifismo di chi crede che le armi non possano mai essere una soluzione, anche per l’Ucraina, il problema è il putinismo.

E chi ne può rimanere affascinato. In partibus infidelium. Non sono solo i rosso- bruni, quello strano impasto di destra e sinistra radicale il cui primo principio è l’odio verso gli americani. I cinesi alla fine sono sempre troppo esotici, i russi no.

È la Russia che è vicina. Che si è fatta troppo vicina.