DOPO IL REFERENDUM FARSA

Putin celebra l’annessione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson dopo i referendum farsa.

A DOPO I REFERENDUM FARSA, DIVENTANO TERRITORIO RUSSO A ZAPORIZHZHIA, STRAGE DI CIVILI: 25 UCCISI DAI MISSILI DI MOSCA: ERANO IN UN CONVOGLIO

La cerimonia e la firma ieri al Cremlino con il discorso dello “zar” alla nazione Zelensky: «Un atto di pirateria, chiediamo l’immediata adesione alla Nato »

«Dalla nostra parte abbiamo la verità, dalla nostra parte abbiamo la Russia» .

Si e concluso con queste parole il lungo discorso di 37 minuti con il quale il presidente russo Vladimir Putin ha celebrato la firma dell'annessione delle nuove quattro regioni ucraine. Un modo per tornare al tavolo dei negoziati dicono dal Cremlino, ma la prima reazione di Kiev è stata tutt’altro che conciliante con il presidente Zelensky che è tornato a chiedere una rapida adesione dell’Ucraina alla Nato, ribadendo che mai negozierà con i russi sulla base della violazione della sovranità territoriale ucraina. La cerimonia dell’annessione, che è stata un grande spot patriottico, si è svolta ieri nella sala di San Giorgio del Cremlino. Presenti tutti i “governatori” filo- russi di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk, Lugansk.

Dunque è stato messo in pratica il risultato dei referendum che hanno avuto come sbocco una schiacciante maggioranza favorevole all'annessione ma era un esito scontato visto che hanno votato in pochissimi e sotto il controllo dei militari di Mosca. Le votazioni sono infatti state macchiate dalle minacce degli occupanti russi e si sono svolte in un clima di guerra oltre alla mancanza di osservatori indipendenti. La comunità internazionale non ha riconosciuto l esito elettorale ma nonostante ciò Putin ha voluto dare una prova di forza di fronte al mondo.

Per completare l'iter dell'annessione devono compiere altri passi di carattere istituzionale, innanzitutto il pronunciamento della Corte costituzionale, immediatamente dopo la Duma di Stato approverà gli accordi aumentando le dimensioni della Federazione Russa. I documenti saranno poi approvati dal Consiglio della Federazione, dopo di che la decisione della Duma sarà ufficialmente firmata da Vladimir Putin. Il processo dovrebbe essere completato entro il 4 ottobre.

Nelle previsioni dunque i tempi saranno stretti. «Il popolo ha fatto la sua scelta, una scelta netta», ha esordito Putin.

Che poi ha sidato apertamente il governo ucraino e tutti i suoi alleati occidentali: «Voglio che mi sentano a Kiev, che mi sentano in Occidente: le persone che vivono nel Lugansk, nel Donetsk, a Kherson e Zaporizhzhia diventano nostri cittadini per sempre». Nessuna possibilità, per il presidente russo, che si torni indietro, e per impedire cio «la Federazione russa è pronta a difendere la nostra terra con tutti i mezzi a nostra disposizione» . Una remota condizione per la pace e che l'Ucraina deve «cessare il fuoco cominciato nel 2014. Siamo pronti a tornare al tavolo dei negoziati. Ma la scelta dell'annessione della popolazione delle quattro regioni ucraine non è più in discussione».

Messa in questi termini non esistono possibilità di dialogo anche perché il presidente Zelensky ha già da tempo fatto sapere che per Kiev non cambia nulla così come per la Ue.

Ma le parole di Putin erano rivolte all’Occidente nel suo complesso. Quello delineato dal capo del Cremlino è un vero e proprio scontro di civiltà, un tema non nuovo ma che è stato ribadito ulteriormente.

Un conservatorismo di valori culturali con tinte religiose unito al nazionalismo. Per Putin infatti «l'Occidente ha cercato e sta cercando una nuova occasione per indebolire e distruggere la Russia, sono ossessionati dall'esistenza di un Paese così grande.» Un paese che nella vulgata del Cremlino ha riconquistato il suo posto nel mondo dopo «i tragici anni ' 90, quando la gente moriva di fame.» Chi muore invece sono i civili che ieri sono stati oggetto di un attacco missilistico nei pressi proprio di Zaporizhzhia. Un convoglio umanitario è stato colpito e nei mezzi sono rimasti i corpi senza vita di almeno 25 persone.

Immediato il balletto delle accuse. Da quello che si conosce il convoglio di veicoli civili si era radunato ai margini della città ieri mattina, preparandosi a lasciare l'area. Stavano progettando di visitare i parenti e consegnare rifornimenti in una zonacontrollata dalle forze armate russe.

Si tratta di un’area strategica, dalì escono le persone che fuggono dalle aree occupate come Kherson, Luhansk e dalla parte meridionale di Zaporizhia ma è anche la stessa rotta da cui gli aiuti umanitari cercano di passare con mille difficoltà da quando è iniziata la guerra.