Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, è intervenuto alla seconda e ultima giornata del convegno nazionale di Unicost sul tema "Le nuove prospettive della giurisdizione alla luce delle Riforme Cartabia", a Monopoli. «La riforma Cartabia ha privilegiato l'efficienza, ma l'efficienza non puo' mai essere riduzione delle garanzie, ma rafforzamento dell'offerta", ha affermato. "Tu puoi scrivere le migliori norme del mondo, ma se mancano i magistrati», è impossibile.

Il viceministro ha quindi informato i magistrati di una novità: «Gli attuali 5.550 addetti dell'ufficio del progresso saranno prorogati. Lo abbiamo chiesto all'Europa. Stabilizzarli? E' impossibile, non ce lo concede l'Europa». «Perché abolire l'abuso d'ufficio? Per snellire il rapporto fra cittadini e PA. Oggi c'è la paura di firmare l'atto lecito. Questo è inaccettabile».

Sulle intercettazioni, «chi era il soggetto più titolato per decidere della pertinenza pubblica? Il giudice», sostiene Sisto: «Dobbiamo proteggere il processo dalle incursioni extraprocessuali». Argomento informazione di garanzia. «Doveva servire a garantire l'indagato. A tutela del diritto di difesa, l'informazione di garanzia deve contenere la sommaria enunciazione del fatto. E non sarà pubblicabile. Sarà una notizia segreta».

Sulle misure cautelari Sisto ha aggiunto che «se il pubblico ministero chiede il carcere, il cittadino è più garantito dal collegio. Non è questione di sfiducia nei confronti dei magistrati, ma di garanzie verso i cittadini». «La separazione delle carriere è già in Costituzione». Previsto dall'articolo 104, e dal 111, «dove si dice che “l'unico terzo e imparziale è il giudice”. Per me il Pm non sarà mai sottoposto all'Esecutivo», ma «il cittadino ha diritto di avere giudice e Pm separati dal giudice. La giustizia deve essere un triangolo isoscele».

«Qual è il timore che un Pm separato sia più gerarchizzato? La gerachizzazione, che non è nelle nostre intenzioni, è un problema ipotetico: dipende da come si comportano procuratori e sostituti». Infine, «magistrati, avvocati, accademia e politica, quattro stakeholder nell'interesse del cittadino. Questo è lo schema di gioco. Ma ci vuole sinergia causale e psicologica. Dobbiamo crederci», ha concluso Sisto.