Il Processo civile telematico non decolla nella giustizia minorile. Disservizi e sistemi informatici in tilt stanno caratterizzando i primi giorni di utilizzo della piattaforma online, rendendo complicate per avvocati, magistrati e personale degli uffici giudiziari le attività. Eppure, l’esordio a partire dal 1° luglio del Pct minorile è stato salutato da molti con entusiasmo e ottimismo. Una pia illusione in questo settore specifico del sistema giudiziario, che oggi fa i conti con una serie di disagi. Un paradosso se si pensa agli obiettivi, compresi quelli imposti dall’Europa e dal Pnrr, da raggiungere in tema di efficienza e produttività.
«Nessuno di noi – spiega al Dubbio Cristina Maggia, presidente del Tribunale per i Minorenni di Brescia e presidente dell’Aimmf (Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia) - è riluttante ad adeguarsi alla modernità e nessuno di noi ha in mente modelli conservatori. I cambiamenti vanno però programmati e realizzati con oculatezza. Da tanti anni tutti gli uffici minorili, comprensivi di Procura dei minori e Tribunale, chiedono a gran voce di essere digitalizzati. Quando è stato introdotto il Pct nei Tribunali ordinari, l’intervento è avvenuto con gradualità. Con l’individuazione prima di sedi pilota e poi con l’estensione alle altre sedi. Per almeno un anno si è conservato un duplice regime, sia informatico che cartaceo».
L’avvio del Pct minorile è scandito da varie tappe. Lo scorso 1° gennaio la prima fase della digitalizzazione con l’obiettivo di allestire un sistema informatico tale da entrare a regime nel giro di poco tempo. Così non è stato. Nessuno si è dato da fare, denunciano i magistrati minorili. A fine maggio la Dgsia, diramazione informatica del ministero della Giustizia, ha chiesto di formare un gruppo di lavoro composito. I risultati non sono stati apprezzabili. Anzi. La task force si è riunita poche volte. Inizia una corsa affannosa per farsi comunque trovare pronti, ma manca una adeguata formazione.

Via Arenula comunica che tra il 30 giugno e il 1° luglio scorsi sarebbe stato mandato in pensione il vecchio sistema informatico, denominato Sigma, per fare posto alla nuova applicazione Sicid. «Gli addetti ai lavori – dice la presidente Maggia – hanno svolto una veloce formazione, distribuita in tre giorni, dal 26 al 28 giugno. Pillole di formazione molto generiche per non dire inutili. Chi ha somministrato la formazione dava per assodata la conoscenza della nuova consolle telematica». Così non è stato, perché, nonostante da dieci anni fosse operativo il Pct nell’ordinario, nella giustizia minorile si è continuato a lavorare con i documenti cartacei. Sono state attivate quattro sedi pilota (Genova, Torino, Sassari e Cagliari), per effettuare il 24 e il 25 giugno un tentativo di migrazione dei dati. Di qui si è passati alla migrazione dal vecchio al nuovo sistema di tutti i processi nel resto d’Italia con il conseguente caos.
«Gli avvocati – aggiunge Cristina Maggia - hanno avuto difficoltà nell’effettuare i depositi. La situazione continua ad essere caotica e si protrae dal 1 luglio anche se i problemi veri e propri sono iniziati lunedì 3 luglio. Una situazione molto preoccupante come quella che stanno vivendo i Giudici di Pace. La migrazione è consistita nel passaggio dal sistema Sigma a Sicid. Il primo, concepito alla fine degli anni ’90, lavorava come un semplice registro, senza dialogare con nessun altro sistema informatico dedicato al minorile. Aveva tutti gli spazi in cui inserire i dati relativi al nostro lavoro. Con l’ingresso di Sicid ci siamo resi conto che tale sistema non è stato adeguato alle esigenze della giustizia minorile. Ecco, dunque, il caos di questi giorni».
Secondo la presidente del Tribunale per i Minorenni di Brescia, non sono state prese in considerazione le esigenze degli operatori della giustizia minorile. Un modus operandi che si è trascinato nei lavori che hanno portato alla riforma Cartabia del processo civile. «Noi – commenta - non facciamo processi contenziosi con le parti, ma c’è lo Stato, nella persona del pubblico ministero, che chiede la protezione del minore dalle inadeguatezze genitoriali variamente gradate, dalle più lievi fino ad arrivare all’abbandono. I nostri interlocutori principali sono i servizi socio-sanitari. A questo contesto si aggiunga la mancanza della formazione per affrontare le novità tecnologiche. Siamo bloccati da una settimana e credo che i problemi si protrarranno a lungo».
Il ministero della Giustizia è al corrente su tutto. Per il momento nessuna presa di posizione ufficiale. «Non abbiamo – conclude con un pizzico di amarezza Cristina Maggia - ancora posto in essere delle iniziative per sensibilizzare via Arenula. Registriamo però l’interessamento del Consiglio superiore della magistratura. La Settima Commissione, qualche giorno fa, ha organizzato un incontro online per conoscere direttamente dai capi degli uffici minorili quello che sta accadendo. Raccoglierà una serie di indicazioni per riferire al ministero. Sono entrata in magistratura nel 1981 e non ho mai visto una situazione così confusa e pesante come quella che stiamo vivendo in questo periodo. Non riusciamo a fare il nostro lavoro e pensare di utilizzare il cosiddetto “doppio binario”, ritornando all’utilizzo dei documenti cartacei, aumenterebbe soltanto la confusione. Ben venga la digitalizzazione, ma si proceda con tutti gli opportuni test tenendo conto delle diverse esigenze degli uffici».