Conte contro Salvini, Lamorgese contro Salvini, Di Maio contro Salvini. Nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo è andato oggi in scena il revival del governo gialloverde, con una punta di governo giallorossa data dalla testimonianza dell’ex ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Non fosse per la serietà dell’argomento, sembrerebbe una pièce teatrale. 

Il contesto è quello del processo che riguarda la Open Arms e i 147 migranti che erano a bordo della nave costretta a rimanere tre giorni in porto a Catania prima che le Autorità ne obbligassero lo sbarco, che il governo continuava a negare.

Poco prima dell’inizio dell’udienza l’allora ministro dell’Interno e attuale vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, ha lanciato sui suoi social una foto dall’aula bunker: «Oggi sono per l'ennesima volta a Palermo, nell'aula bunker dell'Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms - ha scritto - Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l'Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge: sono attesi come testimoni dell'accusa Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, non ci annoieremo».

E infatti così è stato, sin dalla testimonianza dell’ex presidente del Consiglio e oggi leader del Movimento 5 Stelle. «Non ho mai sentito parlare di armi o di accordi fra Ong e scafisti, nessuno mi fece cenno a queste circostanze», dice Conte prendendo le distanze da Salvini, accusandolo poi di aver proposto i decreti sicurezza, spiegando che «i migranti potevano sicuramente sbarcare anche prima che si completasse l'iter di redistribuzione delle quote in Europa e rivendicando la richiesta di far sbarcare i minori, che «in una situazione critica non potevano restare a bordo».

In Aula c'è pure Oscar Camps, il fondatore di Open Arms, che su twitter spiega: «Sono sette anni che le Ong del mare vengono indagate, diffamate, ostacolate, bloccate, eppure finora l’unico indagato è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini», lasciando intendere che questo, secondo lui, non dovrebbe essere il solo processo contro un esponente di governo.

Arriva Lamorgese, e spiega le differenze tra il suo operato, nel Conte II, e quello di Salvini. «Durante il periodo in cui sono stata ministro non ho mai negato la concessione di un porto sicuro - dice l’ex ministra rispondendo alle domande del pm Geri Ferrara - e non ho mai emesso un decreto di interdizione tranne durante la pandemia, quando l’Italia non era più un paese sicuro, ma per ragioni sanitarie. Poi spiega che «prima della pandemia la permanenza in mare dei migranti a bordo era di 3 o 4 giorni come media, poi ci sono stati dei casi che sono durati di più, anche 7-8 giorni!. Per l'accusa e le parti civili, una dimostrazione della «strumentalità» del blocco imposto all’epoca da Salvini.

Bordate anche da Di Maio, l’altro vicepresidente del Consiglio nel Conte I. «C’erano riunioni informali dopo che Salvini negava i porti alle navi delle Ong - accusa - Tutto quello che veniva fatto da Salvini era per il consenso».

Ironico Ettore Rosato, di Italia viva. «Leggo dichiarazioni di Conte in cui in tribunale racconta che lui era in disaccordo con Salvini sull’immigrazione - scrive - Non so, io lo ricordo così…». E posta la foto del decreto Salvini ben esposto da Salvini stesso ma anche da Conte.