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Il processo sullo scandalo finanziario in Vaticano legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue arriva a sentenza. Sabato, tra le 16 e le 17, il verdetto del Tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone. Dopo oltre un anno e mezzo di udienze - il processo è iniziato il 27 luglio 2021 - arriva dunque la sentenza in un processo che per la prima volta ha tra gli imputati un cardinale. Esito tutt'altro che scontato.
L'Ufficio del promotore di giustizia a capo del quale c'è Alessandro Diddi, questa estate, al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna più alta per il cardinale Angelo Becciu, già sostituto alla segreteria di Stato. Il porporato sabato non sarà presente in Aula. Ci saranno i suoi legali.
Nei confronti dei dieci imputati sono stati chiesti un totale di 73 anni. Nel dettaglio, il pm Vaticano ha chiesto per il card. Becciu: 7 anni e 3 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 10.329 euro di multa; per Rene' Bruelhart, ex presidente dell'Aif oggi Asif 3 anni e 8 mesi di reclusione, interdizione temporanea dai pubblici uffici e 10.329 euro di multa; per mons. Mauro Carlino, già segretario di Becciu, 5 anni e 4 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 8.000 euro di multa; per l'ex consulente finanziario della segreteria di Stato, Enrico Crasso: 9 anni e 9 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 18.000 euro di multa; per l'ex direttore Aif Tommaso Di Ruzza: 4 anni e 3 mesi di reclusione, interdizione temporanea dai pubblici uffici e 9.600 euro di multa; per Cecilia Marogna, manager sarda, 4 anni e 8 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 10.329 euro di multa; per il finanziere Raffaele Mincione: 11 anni e 5 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 15.450 euro di multa; per Fabrizio Tirabassi, già dipendente del reparto amministrativo della Segreteria di Stato, 13 anni e 3 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 18.750 euro di multa; per l'avvocato Nicola Squillace: 6 anni di reclusione, sospensione dall'esercizio della professione (avvocato) e 12.500 euro di multa; per il broker Gianluigi Torzi: 7 anni e 6 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e 9.000 euro di multa.
In una dichiarazione letta ieri in Aula al termine della 84esima udienza, che risale al 6 novembre, il segretario di Stato Vaticano card. Pietro Parolin ha osservato: «Facendo seguito a posizione già assunta dalla Segreteria di Stato, confermo l'istanza di perseguire e punire tutti i reati su cui si agisce su istanza di parte e di cui la Segreteria di Stato è considerata parte offesa».
La Segreteria di Stato si è costituita come parte lesa nel processo. In una pausa dell'ultima udienza di oggi, l'avvocato Fabio Viglione, difensore del card. Becciu unitamente a Maria Concetta Marzo, ha osservato: «Quando un processo come questo ha dimostrato che in tutti questi investimenti il cardinale non ha mai assunto un provvedimento che non fosse in linea con quello che aveva preparato l'Ufficio, già abbiamo una certezza importante. A questo, aggiungiamo il fatto che secondo l'accusa si sarebbero avvantaggiati dei soggetti coi quali il cardinale non aveva rapporti. Sono reati che necessitano della volontà di violare una legge a vantaggio di chi non conosceva. E' anche una questione di buon senso».
Ai margini dell'udienza, Luigi Panella, legale di Crasso, ha evidenziato un 'unicum' in questo processo: «Il Tribunale ha cercato di garantire i diritti della difesa tuttavia all'inizio c'è stata l'adozione di alcuni atti, i 'Rescripta' del Papa che hanno stabilito una procedura penale speciale solo per questa causa, consentendo al Promotore di giustizia di adottare ad esempio anche misure cautelari (arresti e sequestri) al di fuori dei casi previsti dalla legge. Quindi, il pm poteva arrestare le persone anche al di fuori dei casi previsti».