Il 20 maggio nell’aula bunker accanto al carcere milanese di Opera si terrà l’udienza preliminare del maxiprocesso di criminalità organizzata «Hydra»: 143 gli imputati ritenuti dalla procura appartenenti a ’ndrangheta, cosa nostra e camorra che avrebbero contribuito, secondo la Dda, a creare un «sistema mafioso lombardo».

Tra oggi e lunedì alcuni legali difensori, tra cui l’avvocato Cinzia Giambruno, hanno ricevuto una comunicazione da parte del giudice Mancini in cui si elencano 14 regole generali per lo svolgimento delle prossime udienze che a suo parere «riscrivono in parte le regole processuali». Tra queste, tre trovano il pieno disaccordo della legale.

La prima: «Per le Difese seguirà un ordine di chiamata secondo l’ordine alfabetico degli imputati indicati nel decreto di fissazione dell’udienza preliminare e prevedendone 35 per udienza». Secondo l’avvocato Giambruno, «questa previsione rappresenta una compressione e compromissione del diritto di difesa. Ho assistito diverse persone in altri maxi-processi ma non mi è mai capitato di ricevere un simile decalogo». Secondo la legale, «non è ipotizzabile la trattazione in una sola giornata di 35 posizioni con imputazioni quali quelle di questo processo. Le accuse contestate a diversi imputati sono molti gravi, come l’associazione mafiosa e i capi di imputazione molto complessi. Probabilmente diversi di loro richiederanno il rito abbreviato, con conseguente necessità di approfondito esame delle singole situazioni. Non si può contingentare il tempo di discussione dato ai legali. Il diritto di difesa va esercitato pienamente e senza limitazioni».

L’altro punto contestato dall’avvocato è il seguente: «L’interlocuzione tra Difensore e proprio assistito detenuto, presente mediante videoconferenza, verrà garantita nel corso delle pause di udienza». Secondo l’avvocato Giambruno, «il diritto dell’imputato a parlare con il suo difensore è inviolabile. Tutti gli imputati detenuti hanno il diritto di interloquire con il proprio legale in qualsiasi momento. Non dico che necessariamente gli imputati debbano essere presenti in Aula ma qualora questo non fosse possibile occorre garantire una comunicazione continua tra i due. Allora mi auguro che ad ogni richiesta di confronto tra assistito e proprio difensore venga prevista la giusta pausa per consentire che i due si parlino».

L’ultima regola contestata riguarda l’accesso all’aula, che «avverrà tutte le mattine a partire dalle 8 sino alle 9», pertanto «si invitano tutte le parti ad anticipare il proprio ingresso in aula rispetto all’orario di inizio udienza, previsto per le 9.30, tenendo conto dei tempi di attesa necessari per consentire il completamento delle operazioni di accesso».

Secondo Giambruno, «pur comprendendo le ragioni organizzative poste alla base dell’invito a presentarsi in aula tra le 8 e le 9, a fronte di un’udienza che deve cominciare alle 9.30, osservo che non tutti e non sempre potranno rispettare tali indicazioni, tenendo conto degli impegni, professionali e familiari». In sostanza per l’avvocato Giambruno, «non si possono sacrificare le garanzie difensive sull’altare dei tempi ristretti della giustizia».