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Un missile russo colpisce una stazione: almeno 50 morti Il Cremlino annuncia la fine dell’operazione. Sarà vero?
Ancora morte in Ucraina, ancora sangue di civili.
Dopo l’eccidio di Bucha, ieri è stato il giorno delle strage della stazione ferroviaria di Kramatorsk: almeno 50 morti e 100 feriti provocati dal lancio di un missile russo. Poche ore dopo il portavoce del Cremlino faceva sapere che l’operazione speciale, chiamarla guerra in Russia è reato, è in via di conclusione.
A Bucha, il luogo dell’altro massacro, è arrivata invece la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen: «Qui è successo l'impensabile. Qui a Bucha abbiamo visto la nostra umanità distrutta». Prima la strage poi l’annuncio : «Presto il ritiro»
Un razzo colpisce la stazione di Kramatorsk: 50 morti Von der Leyen: «È iniziata l’adesiome di Kiev a l’Ue »
Stavolta la morte è piombata dal cielo. Precisamente a Kramatorsk, città del Donetsk dove migliaia di civili ucraini sono in fuga: un missile ad alta precisione Iskander ha colpito la stazione centrale, provocando una strage. Almeno cinquanta le vittime, tra cui dieci bambini, e oltre cento feriti. Erano tutti sfollati, in attesa di lasciare la città per sfuggire alla furia della guerra. L’ennesimo massacro di civili da quando è iniziata l’invasione russa. «Hanno visto molto bene che la mattina presto c'erano migliaia di persone che cercavano di evacuare dalla stazione in quel momento, famiglie, bambini, anziani', ha sottolineato Oleksiy Arestovych, consigliere della presidenza ucraina. La tv locale Ukraine 24 racconta che sul razzo che ha devastato la stazione campeggiava una scritta in russo: “Per i bambini”, ma il raccapricciante dettaglio non è stato confermato da fonti indipendenti. Dal canto suo Mosca ha provato a negare la paternità della strage un po’ come è successo goffamente a Bucha, affermando che il missile era un Tochka- U in dotazione all’esercito di Kiev affermando che i militari ucraini avrebbero commesso «un’azione disumana», uccidendo i propri concittadini per far cadere la colpa sui russi.
La guerra della propaganda si sovrappone al conflitto vero e proprio in ogni passaggio, specialmente i più drammatici.
«In questo modo la Russia protegge i russofoni nell'Ucraina orientale? Qualcuno può spiegare perché sparare ai civili con i missili?», ha tuonato il presidente ucraino Zelenskyi, mentre il ministro degli Esteri Kuleda ha chiesto che Vladimir Putin venga processato per crimini di guerra e contro l’umanità.
Che poi è anche il pensiero di diversi leader occidentali, Boris Johnson in primis che ieri ha definito il capo del Cremlino «un criminale di guerra». Il premier britannico tuttavia in un conferenza congiunta con il cancelliere tedesco Scholtz ha aggiunto che la guerra di Mosca «è riuscita a unire l’Europa e tutta l’alleanza transatlantica».
Sul fronte si hanno notizie di battaglie intense nell’est dell’Ucraina, nel Donbass e a Odessa dove le forze navali dell’armata russa hanno cannoneggiato alcuni edifici, mentre Irpin è di nuovo sotto il controllo degli ucraini, Grandi difficoltà invece per allestire corridoi umanitari sicuri e trarre in salvo i civili intrappolati nelle città.
E se l’invasione russa è giunta al 44esimo giorno, ieri il ministro della Difesa di Mosca ha lasciato intravedere uno spiraglio per la fine delle operazioni «Gli obiettivi dell’operazione speciale russa in Ucraina saranno raggiunti molto presto sia militarmente che nel quadro del processo negoziale». C’è da credergli? La Russia d’altra parte aveva mentito pochi giorni prima dell’invasione, annunciando una diminuzione delle attività miltari alla frontiera ucraina e poi le cose sono andate come sappiamo. Le parole di Peskov, poi, cozzano con quanto detto sempre nella giornata di iero dal segretario della Nato Stoltenberg, per il quale dobbiamo prepararci a «una guerra di lunga durata».
Intanto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e l’Alto rappresentante per la politica estera europea Joseph Borrel sono andati a Kiev dove hanno incontrato il presidente Zelensky. Poi l’angosciosa visita a Bucha, che porta ancopra i segni del massacro e delle torture commesse dai soldati russi contro la popolazione civile. «Qui è successo l'impensabile. Abbiamo visto il volto crudele dell'esercito di Putin, l'incoscienza e la freddezza con cui hanno occupato questa città. Qui a Bucha abbiamo visto la nostra umanità andare distrutta», ha detto una von der Leyen visibilmente commosssa, Il viaggio delle due più alte cariche del’Ue non ha avuto soltanto un valore di solidarietà simbolica, ma è stata l’occasione per accelerare il processo di integrazione comunitaria dell’Ucraina. In tal senso la presidente della Commissione ha consegnato una busta a Zelensky: «Qui dentro c'è il questionario per l'adesione all'Unione, che andrà compilato, poi si dovrà fare la raccomandazione al Consiglio Ue. Se lavoriamo assieme potrebbe essere anche una questione di settimane»