«Il Pd aveva avversato fortemente la Bonafede, aveva votato contro e protestato in modo acceso. Oggi insegue il M5S su tutto, anche sulla giustizia, a costo di fare una figuraccia». Il vicesegretario di Azione Enrico Costa non le manda a dire. E accusa il Pd di incoerenza, rispedendo al mittente le accuse di fare da stampella al governo, dopo il parere positivo all’ordine del giorno (nel momento in cui scriviamo è in corso il voto, al quale seguirà quello al dl Rave) che mira a impegnare l’esecutivo a cancellare la riforma dell’ex guardasigilli grillino in tema di prescrizione, per ripristinare quella sostanziale.

Giorgia Meloni lo ha confermato ieri, nel corso della conferenza stampa di fine anno: la proposta del Terzo Polo, ha affermato, «è un'indicazione di buon senso. La prescrizione rimane un fondamento dello Stato di diritto altrimenti si rischia un sistema nel quale si possono avere indagati e imputati a vita, secondo scelte che sono abbastanza discrezionali». Ma i dem non ci stanno, nonostante tra le possibilità ci sia quella di tornare alla prescrizione pensata da Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia proprio del Pd. Che dopo un primo momento di confusione ha scelto la strada del no: «La Bonafede già non esiste più» e smantellare la Cartabia «metterà a rischio i fondi del Pnrr perché allungherà i processi e diminuirà l’efficienza della giustizia penale», ha dichiarato la capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani. Anche perché, secondo Alessandro Zan, l’approdo non sarebbe la riforma Orlando, ma «quelle volute da Arcore a firma Cirielli». E a confermare il voto contrario è anche la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia dem, Anna Rossomando. «Il Pd aveva fatto una promessa in merito al superamento della Bonafede sulla prescrizione e l’ha mantenuta con la riforma del processo penale, riforma che tra l’altro prevede interventi diretti proprio sulla riduzione dei tempi del processo - ha dichiarato -. Non è chiaro dunque a quali promesse faccia invece riferimento l’ordine del giorno Costa con la delega in bianco al governo Meloni per mettere di nuovo mano alla prescrizione. Peraltro notiamo con sorpresa che ad aprire la porta all’evidente tentativo di picconamento di una delle riforme più importanti in ambito di Giustizia approvate durante il governo Draghi sono proprio gli apologeti dell’agenda Draghi».

Costa, intanto, ha già depositato una proposta di legge che ricalca l’ordine del giorno, come annunciato ieri nel corso di una conferenza stampa. Dove non sono mancate le frecciatine al Pd. «Capisco che è nell'imbarazzo di non voler scontentare i nuovi amici del M5S e cercare di non contraddirsi rispetto all’essere stati all'opposizione fermissima di Bonafede quando ha approvato la Spazzacorrotti - ha sottolineato -. Però venirci a dire che la riforma Cartabia ha risolto tutto quanto non è molto onesto».

Il limite di quella riforma era, infatti, la necessità di tenere insieme tutte le posizioni, compresa quella del M5S, indisponibile a smantellare la Spazzacorrotti. E proprio per tale motivo è stato introdotto l’istituto dell’improcedibilità, che però consente di consumare il tempo di prescrizione nel primo grado di giudizio, producendo comunque, specie per alcuni reati, processi lunghi. L’obiettivo è, invece, quello di garantire la ragionevole durata del processo. E se ciò è possibile trovando un’intesa con la maggioranza «non è un problema», ha evidenziato Costa, perché è «quello che abbiamo scritto nel programma».

«Misureremo la maggioranza su questo - ha aggiunto Costa -, poi se il Pd vuole votare contro la riforma Orlando è libero di farlo. Magari lo stesso Orlando voterà contro se stesso. Tutto è possibile quando si è alleati con i 5 Stelle». L’intesa sulla prescrizione è però solo il primo passo. L’intento del Terzo Polo è, infatti, fare la differenza sui temi della giustizia e mettere in pratica la linea dichiarata dal ministro Carlo Nordio. Un obiettivo non semplice da raggiungere, anche perché oltre ai magistrati, secondo Costa, «si metterà contro anche una parte della maggioranza, che mi pare che viva con un certo fastidio le sue posizioni».

La convergenza del governo sul tema della prescrizione, però, «dimostra che siamo un'opposizione capace di incidere nella vita del Paese e che agiamo con credibilità ed affidabilità. Ripristinare una colonna del nostro sistema penale abbattuta dai 5 Stelle era un impegno assunto con gli elettori. Anche in questa legislatura continuiamo ad essere un punto di riferimento sulla giustizia. Ma ciò non vuol dire fare da stampella al governo, come dimostra il voto contrario alla fiducia e al dl Rave».

Un concetto confermato con forza dal presidente di Azione Matteo Richetti. «Siamo in una fase di piena opposizione e di contrasto di merito di un decreto Rave che fa schifo e che è sbagliato su tutti i temi che affronta - ha affermato -. Se il governo apre una discussione sulle riforme istituzionali, non può esistere una opposizione che si sfila dal partecipare a quel dialogo, il che non vuol dire votarle insieme, condividerle preventivamente. Se c'è un tavolo di dialogo nel merito sulle riforme, spero ovviamente che tutte le opposizioni ci saranno».

L'unico “giustificato” nelle polemiche, secondo Richetti, sarebbe il leader del M5S Giuseppe Conte, secondo cui «si sta andando verso un sistema della giustizia che distingue cittadini di serie A e cittadini di serie B». «Comprendo che gli stiamo smontando un giochino fatto dal peggior ministro della giustizia negli ultimi anni - ha commentato Richetti ma la giustizia di seria A e di serie B forse c'è oggi, rispetto a chi un appello se lo può permettere e chi no. Si ripristina un principio costituzionale».

Mentre al Pd si è rivolto anche il deputato di Azione Roberto Giachetti. «È in corso il congresso del Pd e la giustizia sarebbe un tema per dare corpo a un dibattito che, fino ad oggi, è stato tutto fatto di figurine - ha evidenziato -. La giustizia sarà certamente un tema che caratterizzerà questa legislatura».