La norma transitoria non ci sarà, anzi sì, anzi, ci stiamo pensando. È caos attorno alla nuova prescrizione, dopo il blitz dei 26 presidenti di Corte d’Appello, che hanno scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio chiedendo di poter introdurre in maniera soft la nuova normativa, in base alla quale «il corso della prescrizione rimane sospeso, in seguito alla sentenza di condanna di primo grado, per un tempo non superiore a due anni e, in seguito alla sentenza di appello che conferma la condanna di primo grado, per un tempo non superiore a un anno».

La riforma dovrebbe essere votata il 12 alla Camera, ma i tempi rischiano di allungarsi. Non solo per via della legge Finanziaria, che incombe sui lavori dei deputati e che potrebbe comunque rallentare l’iter, ma anche per via del pressing dei magistrati, secondo cui è necessario diluire la riforma per rendere possibili tutti i calcoli necessari. Che, come sostiene Repubblica, sarebbero «assai complessi anche perché tutto avviene ancora “a mano”».

Da via Arenula, per il momento, non trapela alcuna certezza: «Se ne sta discutendo - fanno sapere fonti qualificate -, ma non è stata presa alcuna decisione». E qualora la decisione andasse nel senso auspicato dalle toghe, ha twittato Enrico Costa, deputato di Azione e relatore della proposta, si tratterebbe di «un boicottaggio bello e buono», al punto da indurlo a lasciare l’incarico. Anche perché, spiega al Dubbio il deputato, non è necessario alcun calcolo complesso, né alcun lavoro aggiuntivo per far partire la riforma.

«Normalmente si chiede di dilatare i tempi di entrata in vigore di una norma quando questa richieda una forte riorganizzazione - sottolinea -. Ora stiamo passando dalla improcedibilità, che è una mannaia inderogabile, a un sistema che ti dà 24 mesi di tempo per celebrare l'appello. Ed è lo stesso tempo che viene dato ordinariamente prima dell’improcedibilità. Insomma, ci sono due anni per celebrare i processi e addirittura si hanno tempi di prescrizione più lunghi rispetto alla situazione attuale. Non vedo l’esigenza di riorganizzarsi».

Quale sarebbe, dunque, la ratio di questa iniziativa? Per Costa tutto ha il sapore dell’ingerenza e non si tratterebbe nemmeno del primo caso. «A me cominciano un po’ a stufare questi tentativi di condizionamento del legislatore - aggiunge ancora Costa -. Se io domani scrivessi una lettera a un presidente di Corte d'appello prima di una sentenza, dicendo che secondo me l’imputato andrebbe assolto, cosa mi direbbero? Chiaramente verrei accusato di interferire con il processo e di minare l’autonomia, l'indipendenza della magistratura. Ma l'indipendenza e l'autonomia del Parlamento non esistono rispetto all'ordine giudiziario?».

Il tentennamento del ministro Nordio, d’altronde, non sorprende Costa, data la presenza massiccia di magistrati a via Arenula e l’utilizzo costante delle toghe nelle Commissioni deputate a scrivere le riforme che riguardano la magistratura stessa. Una situazione che rende difficile ipotizzare una reale tensione tra governo e ordine giudiziario. «Non esiste nessuna guerra - continua Costa -. Nordio poteva rendere il ministero molto più leggero, invece non solo ha riempito il legislativo di toghe, ma ha fatto un disegno di legge sui fuori ruolo facendolo scrivere agli stessi fuori ruolo. Quando la magistratura si oppone a una norma, come il fascicolo del magistrato così come lo avevo scritto io, si mobilita. Avete visto le barricate sulla riforma del Csm di Nordio? No. Mentre hanno scioperato contro la riforma Cartabia, perché erano terrorizzati che la delega venisse esercitata in modo rigoroso. Qui il problema non si è posto: se la sono scritta da soli, in una commissione con 18 magistrati e tre avvocati. Siamo tornati alle valutazioni a campione».

Ma la verità è che la prescrizione, secondo Costa, non era una priorità del governo. Ed è per questo che quella sul piatto è frutto di un compromesso. «Però se mettono la norma transitoria, con la riserva mentale che prima di farla entrare in vigore si possa anestetizzare o rimodulare, non ci sto. Non voglio farle fare la fine della separazione delle carriere», aggiunge il deputato. Convinto, dunque, la riforma delle riforme non si farà mai. «Finiranno per chiedere l’audizione di chi passa per strada pur di allungare il brodo», conclude. Secondo Repubblica, la possibilità di concedere una norma transitoria ai magistrati avrebbe contrapposto il viceministro forzista Francesco Paolo Sisto al Guardasigilli. Con un’intera mobilitazione di Forza Italia alla Camera, negata, però, da Pietro Pittalis, vicepresidente della Commissione Giustizia.

«Da parte nostra rimane ferma la volontà di andare avanti - spiega al Dubbio -, ma non ho sentore di alcune “guerra” tra il mio partito e le altre forze di governo. Non so chi stia montando questa cosa, ma se ci fosse stata lo avrei detto». Insomma, al ministero pare che sul punto ci sia perfetta armonia. Mentre è secco anche il no del capogruppo Tommaso Calderone: «Forza Italia è assolutamente contraria alla norma transitoria - spiega - e per quanto mi riguarda è già tanto che non sia stato varato il ritorno secco all’ex Cirielli, alla prescrizione sostanziale. Sia la riforma Bonafede sia quella Cartabia erano inaccettabili. Come diceva Carnelutti, subire un processo penale è una pena, subirlo per tutta la vita è una doppia pena. Bisogna accorciarli i processi, non allungare la prescrizione. Anche perché con l’innalzamento delle pene i termini prescrizionali vanno alle stelle. Quindi la norma transitoria non ha alcun senso».