Il Partito Democratico getta il cuore oltre l’ostacolo e presenta oggi la sua proposta di legge per modificare la legge sulla prescrizione targata Alfonso Bonafede. Il testo, blindato, è stato redatto dall’ex Guardasigilli Andrea Orlando e dal responsabile Giustizia, Walter Verini e punta ad arginare - se non proprio ad archiviare - lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado.

La norma, approvata durante il governo gialloverde nonostante le perplessità degli stessi leghisti ( e in particolare dell’allora ministra Giulia Bongiorno, che la aveva vincolata all’approvazione della riforma del processo penale per ridurre la durata dei processi), da allora è baluardo del ministro Bonafede su cui il Movimento 5 Stelle si è sempre detto irremovibile. A pochi giorni dalla sua entrata in vigore, nel primo giorno del 2020, i nuovi alleati di maggioranza hanno scelto di giocare in pressing su Bonafede.

Del testo trapela poco o nulla, se non che la proposta «rappresenta la posizione del Pd per evitare le conseguenze negative dell’entrata in vigore della legge voluta del precedente Governo» e che l’auspicio sia che l’iter «possa al più presto chiudersi con una sintesi ragionevole, da portare al confronto di Governo e Parlamento», dicono Walter Verini, responsabile Giustizia del partito, Alfredo Bazoli, capogruppo in Commissione alla Camera e Franco Mirabelli, capogruppo in Commissione al Senato.

Nella rosa delle ipotesi per la proposta del Pd, c’è l’allungamento la sospensione della prescrizione dopo il processo di primo grado, portando l’attuale sospensione di 18 mesi prevista dalla riforma Orlando a due o tre anni. In alternativa, il ripristino della prescrizione per gli assolti in primo grado, che dunque avrebbero un tempo certo di conclusione del giudizio. Infine, una parte dei dem si è teorizzata anche la possibilità di introdurre la cosiddetta prescrizione processuale, ovvero una durata fissa per i diversi gradi di giudizio.

Tutte soluzioni che, però, non avevano mai trovato alcuno spiraglio di apertura da parte dei pentastellati. Oggi, inoltre, i dem presenteranno anche le loro proposte di riforma della Giustizia, in particolare per ridurre i tempi dei processi, sulle quali Bonafede si è detto pronto all’ascolto. Intanto, rimane fissato per il 7 gennaio il vertice di maggioranza con il ministro Bonafede proprio sulla prescrizione.

Per quel giorno, però, i grillini potrebbero trovarsi irrimediabilmente isolati rispetto ai dem e ai renziani. Questi ultimi, infatti, hanno preso parte in delegazione alla maratona oratoria dell’Unione camere penali italiane contro la legge Bonafede, norma definita «inutile» e dannosa, e hanno sempre lasciato intendere di essere pronti a fare le barricate contro la sua entrata in vigore, anche disertando il vertice.

Non solo, durante i voti notturni sulla manovra di Bilancio, Italia Viva ha dato ulteriore prova di fare sul serio, votando a favore dell'ordine del giorno del forzista Enrico Costa contro la prescrizione, di fatto spaccando la maggioranza. Proprio Costa, firmatario di una proposta di legge che abroga la norma per la quale i termini per gli emendamenti scadono l’ 8 gennaio, ha commentato come «Se solo il Pd avesse votato le nostre proposte sulla prescrizione, oltre a Fioramonti ci sarebbe oggi un altro ministro dimissionario: Bonafede.

Invece, a guardare le spalle al Guardasigilli ci hanno pensato Zingaretti e compagni, che hanno predicato bene, ma razzolato male. Noi continueremo la nostra battaglia, e siamo convinti che a gennaio possano esserci sorprese che portino Bonafede a seguire Fioramonti». E, se la proposta di legge del Pd fosse ritenuta troppo morbida, proprio il testo di Forza Italia potrebbe diventare il grimaldello per scardinare la prescrizione targata 5 Stelle. La norma, infatti, è ormai difesa dai soli grillini mentre, pur con diversa intensità, tutte le altre forze parlamentari di maggioranza e opposizione sono contrarie.