È ormai questione di giorni per la decisione sull'annosa vicenda del Pergocrema calcio circa la mancata distribuzione dei “fondi mutualistici” (una stretta di liquidità che condusse la società al fallimento nel giro di poco più di un mese, ndr) e della registrazione dei marchi sportivi per i quali fu condannato dalla giustizia sportiva l'allora presidente della Lega Pro Mario Macalli.

La Corte d'Appello civile di Roma è stata chiamata ad esprimersi sul risarcimento per oltre 6milioni di euro che il Pergocrema, società poi cancellata dal Registro Imprese e a cui è subentrato l'ex presidente e socio unico Sergio Briganti, ha richiesto nei confronti di Macalli, della Lega Pro e della Figc riguardo proprio la mancata erogazione di tali fondi.

I giudici dovranno esprimersi anche sulla "approssimazione gestoria” in cui è precipitata la Lega Pro negli anni della gestione Macalli, deceduto nel corso del giudizio, e come già ebbe modo di relazionare nel 2015 il sub commissario Belardino Feliziani, nel periodo di commissariamento della Lega Pro in cui l’allora numero uno era stato squalificato per la questione della registrazione dei marchi del Pergocrema. Appena depositata la sua relazione, Feliziani si dimise dall'incarico a causa dei contrasti insorti con i consulenti esterni della Lega Pro e con il commissario federale e attuale presidente aggiunto della Corte dei Conti Tommaso Miele.

Nella relazione Feliziani - già revisore dei conti della Figc tra il 1996 e il 2013 e capo degli affari economici e della segreteria generale di Italia 90 dal 1985 al 1991 - ebbe modo di rilevare "le indubbie carenze di carattere procedurale ed organizzativo", tra cui quelle di "aver delegato funzioni esiziali come la direzione dell'area amministrativa e legale a professionisti esterni, senza assicurarsi di istituire una adeguata struttura interna, e a condizioni economiche difformi, penalizzanti (...) In una parola, la Lega Pro difetta di programmazione, direzione e controllo. Si è ripiegata su sé stessa, diventando autoreferenziale e consumando risorse importanti". Feliziani segnalò anche problematiche nella gestione e distribuzione dei fondi mutualistici derivanti dai diritti televisivi, previsti dalla legge Melandri, e dalle transazioni intercorse tra Coni e Figc (anche per conto della Lega Pro) che avrebbero dovuto essere tempestivamente trasferite alle società che - come il Pergocrema - sono fallite a causa della mancanza di liquidità e per il ritardo nell'erogazione dei contributi.

La relazione del sub commissario aveva anche evidenziato "che periodicamente parte di detti contributi rimane nella disponibilità economica della Lega medesima" e che "la liceità delle delibere del Cd della Lega Pro con riferimento alla perdita di ogni diritto alla mutualità da parte delle società fallite e delle inattive per liquidazione anche se erogata in tranche, appare quindi dubbia, in specie se la società risulta creditrice della porzione maturata ma non ancora erogata". Ancora nel 2015 risultavano importi per centinaia di migliaia di euro derivanti dai contributi per diritti televisivi destinati alle società e ancora non riversatigli.

Nelle conclusioni, Feliziani consigliava “di valutare la destinazione di euro 2.456.089,08 riveniente dalla transazione Coni-Figc del 2008 non trasferita alle società”.

“Avevamo due ruoli differenti”, dichiara oggi Feliziani a proposito di Miele, “lui politico e io tecnico, voci che si sono incontrate sostanzialmente solo con atti scritti”. “Rimasi meravigliato, dopo le mie dimissioni, che Miele abbia stralciato dal fondo rischi un milione di euro riducendo così le perdite che avevo rideterminato, ignorando del tutto la querelle giudiziaria tra la controllata immobiliare con l’appaltatore dei lavori alla sede di Firenze che di fatto stava producendo un esproprio coattivo”, aggiunge Feliziani, ricordando che il danno era stato “quantificato in 2,8 milioni e illustrato dettagliatamente nella relazione”. “Si tratta di fondi - ha proseguito - che la nuova governance della Lega, succeduta al commissariamento, ha ritenuto di accantonare sempre a fondo rischi e poi liquidare provvedendo anche a una svalutazione del costo della partecipazione. Questione che poi fu dibattuta in sede penale dove Macalli fu chiamato a rispondere per falso in bilancio prima che il processo si estinguesse con la sua morte".

"Le motivazioni di quella improvvida operazione erano chiare e ora, anche per rispetto al defunto Macalli, non intendo commentare oltre”, ha quindi aggiunto Feliziani.