«Preferisco concentrarmi sul processo che avremo a breve. Conta solo quello, che sia fatta giustizia per la dolce Giulia. A me quello interessa». Mentre gli spezzoni del verbale di Filippo Turetta tappezzano ogni angolo della rete, Gino Cecchetin è l’unico a resistere all’onda mediatica: per loro, per la famiglia – dice il papà di Giulia attraverso le dichiarazioni del legale Stefano Tigani all’Ansa – conta solo il processo. Che si aprirà a metà luglio con l’udienza preliminare fissata dal gup di Venezia. 

Quel giorno in aula Gino Cecchettin ci sarà, fa sapere lui stesso. Ma fino ad allora preferisce chiudere occhi e orecchie di fronte al processo che si celebra fuori dal tribunale. «Ignoro chi ci ha inflitto questo grande dolore», avrebbe ripetuto dopo il racconto di quella terribile notte trasmesso in tv. Uno show del dolore al quale il papà di Giulia risponde con dignità e compostezza. «A me gli scoop non interessano, mi interessa solo l'accertamento della verità». 

Gli ultimi momenti di vita della 22enne di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato l’11 novembre 2023 sono contenuti nell’interrogatorio reso da Turetta nel carcere di Verona dopo l’arresto in Germania. Una cronaca angosciante di quella notte contenuta nel verbale del primo dicembre rivelato in esclusiva venerdì sera dal programma “Quarto Grado”.

Davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni, il giovane ricostruisce la serata trascorsa a fare shopping e la cena in un centro commerciale a Marghera, quindi il viaggio di ritorno con l'auto che si ferma in un parcheggio a 150 metri dalla casa di Giulia. Racconta nel dettaglio il suo stato d’animo, la paura e il tentativo di fuga di Giulia, determinata ad essere libera. Il rifiuto, il litigio, la brutale aggressione. L'autopsia restituisce 75 coltellate e una morte per shock emorragico provocato dal colpo alla testa e dalle coltellate. La procura gli contesta l'omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo, e i reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d'armi.

Un delitto che aveva sconvolto l’opinione pubblica, pronta di nuovo ad indignarsi davanti a un orrore che riemerge. E che ora Gino Cecchettin non ha voluto guardare né commentare. Intervistato da Serena Bortone alla presentazione del suo libro “Cara Giulia, quello che ho imparato da mia figlia”, ha spiegato che presenzierà alla prima udienza, anche per rispetto delle istituzioni giudiziarie, sebbene intenda tenersi il più possibile lontano dal processo. Ha parlato della famiglia di Turetta, dimostrando empatia, e tenendosi ben lontano dal giudicare l’operato dei genitori, al più riconoscendo che anche loro stiano vivendo a loro modo una tragedia.

Durante l'incontro si è soffermato sulla necessità di badare ai piccoli momenti e ai dettagli, sul vero significato del ''vivere, qui e ora'', su quanto ''l'economia della vita'' non sia sempre il modo di vivere più corretto, e anzi che sia meglio molto spesso ''un balletto, un gioco, una smorfia'', come insegnatogli stesso da Giulia. E riassumendo in un solo termine il messaggio più importante a lei riconducibile ''Amate, non odiate. Anzi, amate e basta''.