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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia
Si è tenuto due giorni fa un tavolo istituzionale fra il ministro Carlo Nordio e una delegazione della giunta esecutiva dell’Anm. Un segnale di apertura e distensione dopo le polemiche dei giorni scorsi, scatenatesi con il varo del primo ddl Giustizia e le successive critiche avanzate dalle toghe. Al confronto hanno partecipato, per via Arenula, il capo di Gabinetto Alberto Rizzo e la vicecapo vicaria Giusy Bartolozzi, e per l’Associazione magistrati il presidente Giuseppe Santalucia, la vice Alessandra Maddalena, il segretario generale Salvatore Casciaro e i componenti Cecilia Bernardo, Aldo Morgigni ed Emilia Di Palma. «Si è trattato di un incontro franco e cordiale – hanno affermato, in una nota congiunta, ministro e “sindacato” dei giudici - che ha toccato i temi dell’efficienza del sistema giudiziario. Il ministro ha assicurato che ogni intervento futuro si muoverà nel pieno rispetto dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura, e nel quadro delle garanzie costituzionali».
Di tregua si può effettivamente parlare: l’apertura del tavolo era stata richiesta dall’Anm dopo l’assemblea generale degli iscritti di inizio giugno, scandita dalle tensioni con il guardasigilli che aveva poi accusato le toghe di interferenza in relazione, appunto, al primo pacchetto di riforme approvato in Consiglio dei ministri. «L’incontro dovrebbe essere la prova che al di là delle parole non c’era l’intenzione di escludere dall’interlocuzione l’Anm», ha osservato al riguardo Santalucia. Si può parlare allora di un segnale distensivo? «Sì, ma nella chiarezza delle posizioni reciproche. Noi abbiamo rimarcato la nostra contrarietà rispetto ad alcune riforme, ma le nostre preoccupazioni più forti sono sulle modifiche all’architettura costituzionale», ha dichiarato il leader della magistratura associata. «Il ministro ha tenuto ad assicurare che è un difensore dell’indipendenza della magistratura, ci ha ricordato che quelle riforme costituzionali sono nel programma di governo, ma non sono oggi una priorità. E dunque ci confronteremo quando arriveranno», ha proseguito Santalucia.
In realtà i botta e risposta a distanza che abbiamo letto sui giornali non avrebbero compromesso né interrotto l’interlocuzione tra i due organi, osservano fonti ministeriali. Rientrerebbe tutto nella fisiologica dialettica del confronto tra le parti. Anche nel pieno del conflitto mediatico ci sono stati, in realtà, scambi tra gli uffici del ministero e quelli del “sindacato”: per il guardasigilli è importante intercettare, rassicurano da Via Arenula, i bisogni degli uffici giudiziari, che sono infiniti e continui.
L’obiettivo rimane sempre quello di portare avanti una strategia unitaria per trovare soluzioni adeguate ad accompagnare i magistrati in queste fasi di cambiamento, che chiedono formazione e disponibilità dei necessari strumenti. A tal proposito durante l’incontro si è parlato di due aspetti in particolare: la telematizzazione dei processi in ambito civile e la questione del mutamento del giudice, con la possibilità che il nuovo debba rivedere le prove dichiarative tramite videoregistrazione, come previsto dalla riforma Cartabia.
Nordio ha parlato all’Anm delle «prossime azioni amministrative, che avranno come priorità l’efficienza del servizio giustizia», ha riferito sempre il presidente Santalucia, che ha concluso: «Abbiamo grossi problemi con i processi telematici, gli applicativi informatici, la carenza di personale amministrativo e di nmagistrati. Il ministro ci ha assicurato un impegno sul fronte informatico e anche per una stabilizzazione degli addetti all’Ufficio del processo e per nuove assunzioni di personale. Tra gli obiettivi di immediato periodo c’è la velocizzazione del concorso in magistratura, a partire dal prossimo, con la digitalizzazione massiccia anche per la formazione dell’elaborato scritto e della correzione».