«Io uscirò da questo processo, come è ovvio, con la fedina pulita, cosa che vi dico da cinque anni. Non sono sicuro che la stessa cosa avverrà per il pm Luca Turco. Staremo a vedere. Noi siamo innocenti, il pm non lo so». Matteo Renzi non ha risparmiato il solito show davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze, dove oggi si è svolta una nuova udienza preliminare del processo sulla Fondazione Open, nel cui ambito la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di 11 imputati con l'accusa di presunti finanziamenti illeciti ai partiti, tra i quali Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Alberto Bianchi. Un’udienza che ha segnato un punto in favore delle difese, con la decisione del gup Sara Farini di disporre l’inutilizzabilità di tutte le intercettazioni dell’avvocato Bianchi e il no al sequestro chiesto nuovamente dal pm Turco al materiale già dissequestrato a Carrai. La giudice ha anche dichiarato inutilizzabile quel materiale, anche se contenuto in altri atti giudiziari, comprese le informative. Tutto il contenuto di quei documenti, dunque, nella sostanza, non potrà essere utilizzato. «Sono molto, molto soddisfatto del risultato», commenta al Dubbio il legale di Carrai, Massimo Dinoia. Che ricorda la motivazione della sentenza con la quale la Cassazione aveva fatto a pezzi l’indagine, sottolineando come qualificare la fondazione Open come un’articolazione politica sia stato un errore.

«Anche oggi un altro pezzo di inchiesta viene espulso dal processo», ha dichiarato Renzi all’uscita del Tribunale, dove le parti si incontreranno nuovamente il 22 settembre, in attesa della decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Senato, per il quale la Consulta si riunirà il 6 giugno. Sui conti della Fondazione Open, secondo le accuse della procura formulate dai pubblici ministeri Luca Turco e Antonino Nastasi, sarebbero transitati 3,5 milioni di euro violando la legge sul finanziamento ai partiti. Prima di entrare in aula Renzi ha ricordato la decisione della Suprema Corte che nei mesi scorsi ha annullato il sequestro effettuato nei confronti di Carrai, disponendone la restituzione e la distruzione delle copie acquisite dagli inquirenti, materiale poi comunque inviato al Copasir. Da qui gli esposti dello stesso Carrai a Genova, dove il gip ha ordinato ulteriori indagini per verificare l’azione del pm Turco. I giudici della Cassazione erano però entrati pesantemente nel merito delle accuse: «Il tribunale del Riesame di Firenze, nel qualificare la Fondazione Open», della quale Carrai era componente del consiglio direttivo, «quale “articolazione politico-organizzativa del Partito democratico” in ragione della funzione servente dalla stessa svolta in favore della corrente renziana», affermavano gli ermellini, non ha «rispettato» i principi già affermati in precedenza dalla Cassazione, e, soprattutto, non ha «considerato compiutamente la disciplina dettata per le fondazioni politiche» dal dl 149/2013 «nel testo vigente all’epoca dei fatti», senza precisare «sotto quale profilo la concreta attività della Fondazione abbia esorbitato “l'ordinaria attività di una fondazione politica” e l'ambito dell'agire lecito» sancito dalle norme.

«Questa inchiesta - ha sottolineato Renzi - è stata disintegrata dalla Cassazione e in un Paese normale qualcuno dovrebbe scusarsi, invece qui si va avanti. Ormai sono cinque anni che siamo dietro a questa vicenda, torno ogni volta da bravo cittadino a difendermi nel merito ma dopo cinque anni posso dire che siamo alla fine. Entro breve ci sarà come minimo la prescrizione». Dichiarazioni, le sue, anticipate oggi in un editoriale pubblicato sul Riformista, del quale è da poco direttore. «Lo scandalo Open non è quello degli organizzatori della Leopolda - ha evidenziato - ma quello di una indagine così assurda da aver visto cinque sentenze di annullamento della Cassazione ancora prima dell'udienza preliminare. Cinque! Credo sia un record». Una inchiesta «nata da un pregiudizio ideologico che sarà ricordato come uno dei tanti flop, più grave di altri per la straordinaria eco mediatica iniziale, anche se da quando la Cassazione ha demolito l'indagine dei pm nessuno ne parla più».