Prosegue domani il processo a carico dei presunti assassini di Saman Habbas, la 18enne pakistana uccisa nel 2021 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, per essersi opposta alle nozze imposte dai genitori. Davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia comparirà il fratello minore di Saman, Alì Haider. La testimonianza è stata rinviata a domani (sarà chiamato a dire se vorrà avvalersi della facoltà di non rispondere o se invece vorrà rispondere con le garanzie riconosciute all’indagato in un procedimento connesso), dopo che tutte le sue dichiarazioni testimoniali, precedentemente rese, sono state definite inutilizzabili dalla Corte d’Assise. I giudici hanno rilevato che il giovane doveva essere indagato e non ascoltato come semplice testimone. Una situazione paradossale emersa a questo punto del processo, ma che doveva essere verificata già nel corso delle indagini. La presenza in aula di Alì Haider si innesta nel processo che vede imputati i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, considerati dall’accusa i mandanti dell'omicidio della giovane donna. Nel processo compaiono anche lo zio di Saman, Danish Hasnain, e i cugini Noumanoulaq Noumanoulaq e Ikram Ijaz, ritenuti invece gli esecutori materiali dell’omicidio.

A sollevare la questione relativa alla posizione processuale di Alì Haider sono stati i difensori di Hasnain e Noumanoulaq. La Corte d’Assise ha condiviso i rilievi mossi in merito alle «anomalie che hanno connotato la fase intercorsa tra il momento in cui, in seguito alla perquisizione del 5 maggio 2021, Alì Haider veniva iscritto nel registro degli indagati e quella dell’incidente probatorio», svoltosi davanti al Gip di Reggio Emilia il 18 giugno 2021. I giudici si soffermano su tre date, risalenti al maggio 2021, in cui Haider è stato sentito per sommarie informazioni. Per la precisione si tratta del 12 maggio, del 15 maggio e del 21 maggio. Haider venne ascoltato come persona informata sui fatti, «sebbene formalmente iscritto in relazione ad un’ipotesi di reato originata dal medesimo fatto storico», vale a dire la scomparsa della sorella, che è stato giuridicamente qualificato in maniera diversa, «mantenendo però carattere evidentemente connesso» a quello del 2021 – identificato con il numero r.g.n.r. 2318 -, all’interno del quale è stato escusso. L’ordinanza della Corte d’Assise evidenzia la violazione da parte della polizia giudiziaria del comma 1-bis dell’articolo 351 del codice di procedura penale sulle altre informazioni sommarie. Di qui «l’inutilizzabilità erga omnes dei verbali di sommarie informazioni del 12, 15 e 21 maggio 2021».

Gli avvocati Barbara Iannuccelli del Foro di Bologna e Claudio Falleti del Foro di Alessandria assistono come parte civile Saqib Ayub, fidanzato di Saman Habbas. «Vedremo - dice al Dubbio l'avvocata Iannuccelli – se il fratello di Saman manterrà fermo il suo proposito di dire la verità in qualunque veste sia a chiamato oppure se si avvarrà della facoltà di non rispondere. È cambiato lo scenario. Quello che era un testimone oculare importante nell’omicidio di Saman ora non lo è più. Spero vivamente che si arrivi a fare giustizia per la giovane Saman. Tutti i suoi familiari sono alla sbarra. Credo che mai come in questo momento sia utile parlare della storia della giovane pachistana, perché nessuno lo fa». Barbara Iannuccelli si sofferma anche sulla recente ordinanza della Corte d’Assise: «I giudici si esprimono in maniera chiara. Provo un grande dispiacere per come sono andate le cose, ma continuo ad avere tanta fiducia nella giustizia e nel grande lavoro fino ad oggi svolto. Spero che anche il fratello di Saman mantenga fermo il proposito di fare giustizia per la sorella».