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IL RAPPORTO “VELENOSO”
Lo aveva annunciato al Dubbio e ora lo ha fatto. Il deputato di Azione Enrico Costa ha presentato una interrogazione a risposta scritta al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a quello della Giustizia Carlo Nordio. «Il 18 ottobre scorso l'Ocse - si ricorda nell’atto di sindacato ispettivo - ha pubblicato sul proprio sito il “Phase 4 Report – Italy”, che ha la finalità di valutare il grado di applicazione da parte del nostro Paese della Convenzione sul contrasto alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle transazioni commerciali internazionali». Poi la polemica: «All'interno del rapporto – che dovrebbe limitarsi a certificare il corretto adempimento di impegni internazionali da parte dell'Italia – si rinvengono considerazioni e passaggi piuttosto sorprendenti; dal documento emergerebbe una preoccupazione per il fatto che i processi in Italia sui casi di corruzione internazionale abbiano prodotto un alto numero di sentenze di assoluzione e che ciò avvenga perché, anziché prendere in esame contemporaneamente la totalità delle prove indiziarie, ciascuna di queste viene esaminata solo singolarmente, e perché la legge italiana richiede una prova solida dell'accordo corruttivo». Per il responsabile giustizia di Azione, «il rapporto dell'Ocse, lungi dal costituire un documento di mera valutazione tecnica, assume i contorni di un vero e proprio giudizio sull'operato della magistratura italiana, e sottintende una impostazione che considera l'assoluzione un fallimento della macchina processuale, piuttosto che uno dei possibili esiti della stessa; operando in tal senso, gli esaminatori del gruppo anticorruzione dell'Ocse mettono in discussione il lavoro dei giudici italiani, oltre che gli “standard di prova” richiesti dalla nostra legislazione». Costa poi aggiunge: «Secondo quanto riportato dal giornale Il Dubbio il 20 ottobre, al rapporto si aggiunge una inusuale lettera a titolo personale scritta dal presidente del gruppo di lavoro Drago Kos di forte critica dell'operato di un singolo magistrato in uno specifico processo». In tale contesto, conclude il deputato, «stupisce il silenzio dell’Anm che si è limitata ad osservare che “il gruppo fa le sue critiche, più o meno fondate, ma non si pone un problema di lesione dell'indipendenza”». Quindi chiede ai due ministri se «siano a conoscenza dei contenuti del rapporto di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di tutelare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura italiana a fronte delle ingerenze denunciate in premessa».