PHOTO
GIOVANNI TOTI POLITICO
Nuova misura cautelare, sempre agli arresti domiciliari, per il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. La notizia è arrivata poco prima che partisse il corteo del Pd e 5Stelle per chiedere le dimissioni dello stesso Toti. Insomma, una coincidenza davvero insolita che non mancherà di sollevare dubbi e polemiche.
Secondo l’accusa Toti, già ai domiciliari dal 7 maggio per corruzione, con l’accusa di violazione alla legge sul finanziamento di partiti in relazione a 50mila euro che sarebbero stati versati da Esselunga alla tv genovese Primocanale per le elezioni comunali del 2022 poi vinte dall’attuale sindaco. Secondo la procura di Genova, gran parte di quei fondi furono utilizzati per pagare spot elettorali del comitato Toti per Bucci, il candidato poi eletto primo cittadino. Il provvedimento, notificato ieri nella casa di Ameglia, non prolunga gli arresti domiciliari per il governatore che scadrebbero a inizio novembre.
A questo punto Toti dovrà affrontare un nuovo interrogatorio di garanzia, sempre davanti al gip Paola Faggioni, entro dieci giorni. Se la vecchia ordinanza gli consenti gli incontri politici, questa nuova misura potrebbe mettere a rischio i confronti a partire dall’incontro in programma domani con il leader della Lega Matteo Salvini.
Nel frattempo il Comitato di Presidenza del Csm ha autorizzato l’apertura di una pratica sulla vicenda giudiziaria riguardante lo stesso Toti. Gli atti sono stati trasmessi alla Prima Commissione e al procuratore generale della Cassazione per la valutazione di un «eventuale provvedimento disciplinare». È quanto si legge in una nota delle consigliere laiche di centrodestra del Csm Claudia Eccher e Isabella Bertolini, le quali, nei giorni scorsi, avevano presentato una richiesta di aprire una pratica sui giudici del tribunale del Riesame di Genova, che hanno rigettato l’istanza di revoca degli arresti domiciliari pervToti. Con la richiesta di apertura della pratica, si legge ancora nella nota, le due consigliere laiche «hanno sempre sottolineato che l’obiettivo non è mai stato quello di censurare l’attività giurisdizionale dei magistrati, ma di valutarne il comportamento in relazione ai richiami etici e alle considerazioni ironiche, che scadono nell’irrisione dell’indagato, contenuti nell’ordinanza del tribunale del Riesame».
Toti, come è noto, era stato già arrestato il 7 maggio scorso per corruzione ed era finito ai domiciliari ad Ameglia, nella sua villetta. Pochi giorni fa il governatore aveva diffuso una lunga lettera - pubblicata anche dal Dubbio - nella quale, per la prima volta, avanzava l’ipotesi delle dimissioni da governatore che, con molta probabilità, gli garantirebbero la libertà finora sempre negata dal riesame- «È chiaro - aveva affermato il governatore - che oggi per me la poltrona di presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto mosso sul mio operato».
Ma la presidenza di una Regione, aveva specificato «è un patrimonio collettivo. Di chi l’ha votata, di chi l’ha sostenuta, di coloro che si sono spesi per una avventura politica. Ho sperato, e spero ancora, che giustizia e politica possano rispettare i propri ruoli e le proprie prerogative. Che, mentre i pm legittimamente indagano, la politica, con le sue regole, i suoi riti, le sue aule, possa fare le proprie considerazioni per il bene comune - scriveva Toti -. Sembrano regole astratte, ma si chiamano Democrazia. Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del mio movimento politico, gli alleati, e tutti coloro che potrò vedere per parlare di futuro. E le scelte che faremo saranno prima di tutto per il bene della Liguria a cui oggi tutta l’Italia dovrebbe guardare con grande attenzione».
Nessun rischio di inquinare le prove, spiegava Toti, per cui via libera alla penna. Con la quale sottolinea come la sua «proposta politica» sia stata trasformata in un «reality show, all’insaputa dei partecipanti». Con intercettazioni telefoniche, ambientali, pedinamenti durati quattro anni, anni in cui la sua vita personale e politica è stata passata al setaccio. «Da tutta questa enciclopedica opera di controllo emerge una ipotesi di reato che ancora mi stupisce. Emerge che il Comitato politico Giovanni Toti Liguria, che ha sostenuto le campagne elettorali di molti in Liguria, riceveva finanziamenti da soggetti privati. Soldi tracciati, regolari, iscritti dove la legge prevede, in entrata e in uscita. Emerge anche che mi sono interessato ad alcune pratiche che ritenevo importanti. Là dove era legittimo, si è fatto. Dove non lo era, non si è fatto. Quindi, soldi regolari, pratiche regolari. E allora quale è l’accusa? L’accusa è di essermene occupato: dal buon esito di quelle situazioni, se legalmente possibile, a mio avviso, dipendevano posti di lavoro e ricchezza per il territorio. Credo che ogni amministratore faccia lo stesso, quotidianamente».
Ma oggi la nuova tegola. La nuova accusa tirata come un coniglio dal cilindro dai magistrati che allontana l’ipotesi di una via d’uscita.